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Rassegna stampa di Catherine Deneuve

Catherine Deneuve (Catherine Dorleac) è un'attrice francese, è nata il 22 ottobre 1943 a Parigi (Francia). Oggi al cinema con il film La moglie del presidente distribuito in 99 sale cinematografiche. Catherine Deneuve ha oggi 80 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.

REDAZIONE MYMOVIES
MYmovies.it

L'immagine un po' snob e algida di Catherine Deneuve, così come ci è giunta dal grande schermo, non corrisponde del tutto a verità. In realtà una certa indipendenza di spirito trapela dalla sua biografia (due figli avuti da due relazioni fuori dal matrimonio, in anni in cui questo faceva scandalo) e da una scorsa alla sua corposa, variegata filmografia. Lanciata nel cinema (non ha mai recitato in teatro, per paura del palcoscenico) da Roger Vadim nel '63 con Il vizio e la virtù, la Deneuve ha vissuto un periodo d'oro negli anni 60, lavorando con Jacques Demy (Le parapluies de Cherbourg è la commedia musicale spesso citata a confronto con Dancer in the Dark), Roman Poìanski (Repulsion), Luis Bunuel (in quello che forse è il suo ruolo più noto, Bella di giorno) , François Truffaut (La mia droga si chiama Julie), ancora con Bunuel (Tristano). Negli anni 70 partecipa alle produzioni più svariate, con Ferreni (La cagna, Non toccare la donna bianca), Bolognini (Farti di gente perbene), Lelouch (Chissà se lo farei ancora, A noi due), Risi (Anima persa), Sergio Citti Viasotto). Dell'80 è il ruolo che la riafferma, L'ultimo metrò di Truffaut (durante la lavorazione del quale la Deneuve non smentì una relazione con il regista). Negli anni successivi compare nello statunitense Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott e nel corale Speriamo che sia femmina di Monicelli. Per Indocina di Régis Wargnier ottiene la sua prima e unica nomination all'Oscar, cui segue una serie di collaborazioni francesi, con Agnès Varda, André Techiné, Raul Ruiz, Philip Garnel, Leo Carax. Di recente si è distinta per un'ironica interpretazione in 8 donne e un mistero di François Ozon, insieme ad un cast di tutte stelle francesi. L'ultimo film a oggi interpretato, Un film parlato di Manoel de Olivcina (con cui ha lavorato anche in Ritorno a casa), è passato in concorso alla Mostra di Venezia del 2003.

JOAN DUPONT
The New York Times

IT was late at the dimly lighted Chacha, a club here that specializes in wrap parties and other movie-world festivities. Sitting apart from revelers decked out in various combinations of distressed jeans and sequins was a woman in a sober tweed suit. "I'm sorry," said the woman — Catherine Deneuve — "but this is our only chance to meet."
She had just returned from a shoot in Belgium and was preparing for another one elsewhere in France, but she paused to discuss her new role, a significant break from the glamorous parts of her past. Ms. Deneuve, the legendary and perhaps most ethereal beauty of France, has come down to earth in this film, "The Girl on the Train"; she plays a sad widow, one of the least seductive roles in her long career. It will open in New York on Friday and was directed by André Téchiné, a significant lure for Ms. Deneuve.
The filmmaker and the actress have been allies since she starred in his "Hôtel des Amériques" (1981) as a moody young woman mourning a dead lover. Since then the two have made six movies together (including this one) in which she has played various members of mysteriously unhappy families. The two share a complicity she calls fraternal. Mr. Téchiné describes her as "his cinema sister."

DAVE KEHR
The New York Times

These days, all it takes to be labeled a diva is to release a couple of pop albums in a row and exhibit some bad behavior in public. But at least two extraordinary examples of the genuine article continue to walk the earth: Sophia Loren, 73, and Catherine Deneuve, 64. This week Lionsgate Entertainment honors these two near-mythological figures of the European cinema with boxed sets of seldom-seen films.
Although their careers overlap — Ms. Loren’s first film dates from 1950, Ms. Deneuve’s from 1957 — they represent two very different traditions. Both have regularly crossed the Alps, Ms. Loren to appear in French-language films and Ms. Deneuve in Italian ones, but they seem to belong to sovereign territories of their own, which barely have diplomatic relations.

LIETTA TORNABUONI
La Stampa

Alla crociera che sta al centro di Un film parlato, il lavoro più recente e molto bello del novantaseienne maestro del cinema portoghese Manoel de Oliveira, partecipano tre donne famose, non più giovani, emblematiche della civiltà mediterranea. Stefania Sandrelli, ex modella, rappresenta il gusto estetico, il piacere di vivere dell’Italia. Irene Papas, cantante e insegnante di canto, anche interprete di una stupenda canzone, simboleggia la vocazione perle arti delta Grecia E Catherine Deneuve, donna d’affari, esprime il talento per i commerci e i soldi della Francia.

BRUNO FORNARA
Film TV

Eppure tanti grandi autori l'hanno scelta perché hanno scorto, dietro questa identità cosi marcata, un'altra persona. Un'altra donna Catherine Deneuve è stata, per tanti registi, la doppiezza in persona.
Non è una: è due. Bunuel, Polanski e Truffaut hanno considerato la sua altera lontananza come una maschera. Quel suo charme rarefatto doveva celare un'ossessione, una carica erotica insoddisfatta e inespressa. Una dualità hitchcockiana (talmente forte da diventare un cliché). Il cinema non poteva non inseguire quel suo lato nascosto, cercare il fuoco sotto la cenere. Di più: sotto il ghiaccio.
C'è un'altra caratteristica che fa di Catherine Deneuve la Deneuve. Anche quando, in un film, ne scorgiamo il volto nascosto, lei resta pur sempre una donna lontana e fredda. È lei ed è un'altra. È lei che si guarda essere un'altra. Esercizio che le riesce grazie alla capacità di controllare in ogni momento quel gioco dell'istinto e del caso che è la recitazione. Ha detto in un'intervista che da piccola era timida e odiava le feste mascherate, si deprimeva a mettersi un vestito che la facesse diventare un'altra. Questo non accettare mascheramenti l'ha portata a essere un'attrice che entra senza maschere in una storia e in un personaggio, un'attrice che in ogni storia porta la donna che è. La Deneuve dà sempre l'impressione di interpretare un personaggio senza mai adattarvisi del tutto. Come se continuasse a osservarsi mentre ci sta dentro. Catherine Deneuve è sempre donna e attrice. Oui, elle est Catherine Deneuve. Un recente sondaggio della rivista francese “Studio”, in occasione del salone parigino del prêt-à-porter, ha decretato che è ancora lei l'attrice più affascinante e più amata. Lei, che è sugli schermi dal 1956, quando, ragazzina tredicenne, interpreta Les collégiennes di André Hunebelle. Usa il cognome della madre attrice (il cognome del padre, l'attore Maurice Dorléac, passa alla sorella maggiore Françoise, attrice anch'essa, morta in un incidente d'auto nel 1967). Il primo che vede in Catherine una doppia personalità cinematografica (sadiana!) è l'allora suo compagno Roger Vadim che, in Il vizio e la virtù (1963), ne fa Juliette, promessa sposa di un partigiano, finita in un castello-bordello per SS nel Tirolo. Ma è Jacques Demy a incoronarla grande attrice in due favole, cantate e danzate, malinconiche e realistiche, Les parapluies de Cherbourg e Les demoiselles de Rochefort, dove recita a fianco della sorella. Così bella e così dolce in Demy, il Polanski di Repulsion la trasforma in un'assassina psicopatica e sessuofoba, affondata nell'oscurità della mente e di un appartamento dalle cui pareti vede uscire mani che la accarezzano laidamente. È pronta per Luis Bunuel: prima, in Bella di giorno (1967), è una moglie frigida e insoddisfatta, borghese e cattolica, che si prostituisce in una casa d'appuntamenti dalle due alle cinque di ogni pomeriggio; poi, in Tristana subisce l'amputazione di una gamba e si vendica elegantemente del morboso tutore. Truffaut ne fa una donna fatale in La mia droga si chiama Julie, e nell'Ultimo metrò, melodramma di vita e di teatro sotto l'occupazione tedesca, le ridà lo stesso nome, Marion, e le fa ripetere con Depardieu il duetto finale del film precedente: tanto la ammira.

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