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XX secolo. L'invenzione più bella, una rassegna di 200 capolavori a Roma

Dal 24 ottobre al 4 giugno i film dei più grandi del cinema, da John Ford a Marco Ferreri, da Marlene Dietrich a Stanley Kubrick. Per ripercorrere i grandi momenti che hanno segnato la storia di questa arte, dell’arte più importante del Novecento.
di Giovanni Bogani

lunedì 17 ottobre 2022 - Focus

Il cinema al cinema. Si può fare. Perché è lì che è nato, perché è lì che sta bene. Nella pancia buia della sala. Ed è bello, dentro una sala cinematografica, ripercorrere i grandi momenti che hanno segnato la storia di questa arte, dell’arte più importante del Novecento.

Parte il 24 ottobre una rassegna da brividi, per gli amanti del cinema. A Roma e a Firenze, con duecento titoli scelti fra quelli che hanno cambiato, per sempre, il nostro modo di guardare. A Roma al Quattro Fontane, a Firenze a La Compagnia, potremo avere il nostro cineclub. Come, a Parigi, hanno la Cinémathèque française, quelle poltroncine strette e scomode dove Wim Wenders passava giorni interi a cibarsi di tutti i film possibili. Lo sguardo di un regista nasceva lì, nell’atto di divorare, di amare, di farsi invadere dalle immagini di tutti i film.

La rassegna XX secolo: l’invenzione più bella. Il grande cinema sul grande schermo prende vita, per il secondo anno, grazie al Centro sperimentale di cinematografia / Cineteca nazionale, con la collaborazione di MYmovies, di Circuito cinema e della Direzione generale cinema del Ministero dei beni culturali. Il curatore è Cesare Petrillo, che anni fa creò – insieme a Vieri Razzini – quel grande esempio di distribuzione indipendente che è Teodora Film.

Che cosa vedremo, nella prima parte della rassegna, da fine ottobre a metà dicembre? Il cinema geometrico, implacabile, simmetrico e potente di Stanley Kubrick. Il cinema rabbioso, surreale, carnale di Marco Ferreri. E il cinema fluido, vivace, umanissimo di Jean Renoir; quello modesto, semplice e purissimo di Yasujirô Ozu; il cinema spumeggiante, allusivo, elegante di Ernst Lubitsch. Vedremo i film di uno che, di sé, diceva, “Sono John Ford e faccio western”: ma, in realtà, faceva cinema, puro e possente, che palpitava in ogni inquadratura. Un capitolo della rassegna è dedicato ad un’attrice, anche lei a suo modo “autrice” dei film ai quali ha dato il suo segno inconfondibile: Marlene Dietrich. Il curatore della rassegna, Cesare Petrillo, annuncia nella seconda parte del programma un’altra grande protagonista femminile: “Dedicheremo grande spazio a una cineasta forte e potente: Susanne Bier, l’unica donna al mondo che abbia vinto un Oscar, un Golden Globe, un Emmy e un European Film Award”.
 

Se il titolo della rassegna non fosse “XX secolo”, andrebbe benissimo anche “La grande bouffe”, La grande abbuffata, come il film di Marco Ferreri. Viene voglia di cibarsi di film da mattina a sera.

Si comincia il 24 ottobre con tre capolavori: uno ritrovato, uno nascosto e uno celebrato. Killer’s Kiss è uno dei primi film di Stanley Kubrick, girato in modo quasi clandestino, a bassissimo budget, con risultati eccezionali. Viaggio a Tokyo di Yasujirô Ozu è il film più importante del regista giapponese, punto di riferimento determinante per Wim Wenders – che a Ozu ha dedicato il film/omaggio, Tokyo-ga. Ozu ha girato per tutta la vita con la stessa focale, un leggero teleobiettivo che stringe sui volti, ha collocato la macchina da presa sempre nella stessa posizione, bassa, quella di un uomo seduto sul tatami, il tappeto di stuoie giapponese. Una assoluta semplicità zen: un’intensità e un’armonia che emergono in ogni inquadratura.

Il terzo film di una prima giornata già eccezionale è Barry Lyndon di Stanley Kubrick. Girato nel 1975,ambientato nel Settecento, con Kubrick che ha studiato per mesi i quadri di Constable, Hogarth, Turner, dei vedutisti inglesi: e che ha riprodotto la purezza di quelle immagini nelle sue inquadrature, svelate poco a poco da instancabili, infiniti, inesauribili zoom all’indietro. Nella sua ossessione per la verosimiglianza, Kubrick volle girare gli interni esclusivamente servendosi del lume di candela, facendosi costruire obiettivi speciali dalla Zeiss, con un’apertura di diaframma impensabile per l’epoca, usata solo per le imprese spaziali. Il risultato è pittura in movimento, e un punto di riferimento per ogni film di ambientazione storica girato negli anni a venire.


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