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Fuga, il magnifico film d'esordio di Pablo Larraìn è in programma a Porretta Cinema 2020

Per la sezione La prima volta di..., il festival presenta l'opera prima del regista di Tony Manero e Post Mortem. ACQUISTA UN ACCREDITO »
di Marzia Gandolfi

lunedì 30 novembre 2020 - mymovieslive

Dittature e dittatori non si prestano volentieri alla finzione cinematografica. Per ingoiare la pillola servono registi di levatura come Chaplin (Il grande dittatore), Syberberg (Hitler - Un film dalla Germania) o Bellocchio (Vincere). Pablo Larraín è della stessa tempra.

Nato il 19 agosto 1976 a Santiago del Cile, l'autore è abbastanza vecchio per aver conosciuto gli ultimi fuochi del regime del generale Pinochet, e talmente geniale per far passare sullo schermo il suo soffio morboso e la sua ignominiosa mediocrità. Ma non tutti gradiscono. Esumare i fantasmi in Cile è sempre rischioso perché l'odio tra oppositori e sostenitori del regime di Pinochet è lontano dall'essere spento. Per gli uni è un fascista noto, per gli altri il salvatore della patria minacciata dal comunismo e il fautore del liberalismo economico.

Larraín ha consacrato una trilogia alla questione: Tony Manero, storia di un uomo ossessionato da John Travolta che diviene un serial killer nel Cile imbavagliato del 1979; Post Mortem, parabola di un modesto impiegato dell'obitorio municipale che trarrà profitto dagli omicidi commessi durante il sanguinario colpo di stato dell'11 settembre 1973; No, l'impegno di un giovane pubblicitario nel referendum del 1988 che permetterà il ritorno della democrazia.

Fuga, opera prima di Pablo Larraín che precede di due anni Tony Manero, non appartiene alla trilogia ma come ogni altro lavoro dell'autore mette in scena un universo kafkiano dove pallidi subalterni si accaniscono a seppellire anche l'ultima speranza. Quella speranza in Fuga si chiama Eliseo Montalbán. Giovane compositore cileno, ha creato la partitura perfetta che affonda in un fatto tragico della sua infanzia: l'omicidio della sorella maggiore, stuprata e assassinata alla tastiera del suo pianoforte.

"Rapsodia macabra" è il tentativo di evadere il trauma, di metterlo in note, di sublimare un atto di violenza feroce. Ma una sorta di maledizione incombe sulla composizione che resta incompiuta e lo conduce alla follia e alla clinica psichiatrica, in cui il padre decide di dimenticarlo. Anni dopo Ricardo Coppa, musicista mediocre, recupera alcune pagine del suo spartito e prova a ricomporre la creazione di Montalbán senza mai venirne a capo.

Seguendo l'immagine della forma musicale del titolo, Larraín espone il tema principale, la follia di Eliseo Montalbán, e poi lo riprende nel suo disegno originale con la voce di un controsoggetto (Ricardo Coppa). L'elaborazione contrappuntistica della fugaopera una trasfigurazione estetica che rivela lo spirito ordinario del fascismo e della sua miseria morale.


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