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Tokyo Film Festival sempre più autonomo e innamorato del cinema italiano

Giunge alla conclusione la 31° edizione del Festival di Tokyo. Tutti i premi.
di Emanuele Sacchi

domenica 4 novembre 2018 - Tokyo Film Festival

Si è concluso sabato 3 novembre il Tokyo International Film Festival, sui passi tonitruanti di Godzilla nella sua ultima incarnazione "cosmica", l'anime Godzilla: The Planet Eater. Un'edizione, la 31esima, che ha attirato un pubblico di circa 62.000 unità e un totale di 155.000 persone contando i vari eventi associati alla manifestazione. Una crescita anche rispetto all'anno precedente, che testimonia come il TIFF si stia svincolando dal ruolo di veicolo del cinema occidentale in Estremo Oriente per incarnare un ruolo di manifestazione guida per il cinema asiatico, in alternativa e in parte in competizione con il festival coreano che si tiene a Busan.

Per l'Italia è stata un'edizione speciale, visto che la giuria presieduta dal regista filippino Brillante Mendoza ha conferito ben due premi a Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis, quelli per la migliore regia e migliore attrice (Pina Turco). Abbiamo scritto più volte in questi giorni sul significato di questo film e sull'importanza del suo successo globale, tanto a Roma, dove si è aggiudicato il premio del pubblico, che a Tokyo, dove ha entusiasmato i giurati.
Emanuele Sacchi

Il pubblico di Tokyo ha invece preferito Another World di Junji Sakamoto, toccante ritratto di amicizia e rimpianti in una cittadina di provincia. Sorprendente l'attribuzione del primo premio, il Tokyo Grand Prix del valore di 50 mila dollari: se lo aggiudica Amanda di Mikhaël Hers, film francese transitato a Venezia nella sezione Orizzonti, che ha anche vinto il premio per la migliore sceneggiatura. È il racconto dell'elaborazione di un lutto improvviso e inatteso, che colpisce in maniera devastante il fratello e la figlia piccola rimasta orfana, trasformando irreversibilmente le loro vite in una Parigi squassata dal dolore in seguito agli attacchi dei terroristi. Un mélo semplice e intenso, attento a non scegliere mai soluzioni eccessive. Protagonista il Vincent Lacoste già apprezzato in Plaire, aimer et courir vite di Christophe Honoré, in competizione quest'anno a Cannes, che però cede il passo a Jesper Christensen per il premio come miglior attore. Christensen, già visto in Casino Royale, interpreta un anziano fattore rimasto vedovo in Before the Frost (For Frosten), uno spigoloso studio della vita agraria nella Danimarca rurale con il testardo protagonista insidiato da una coppia di ricchi e minacciosi possidenti svedesi. Una visione cruda e pessimista, guidata da una camera a mano che segue da vicino ogni mossa del personaggio di Christensen. Il film si aggiudica anche il Premio speciale della giuria, in sostanza il secondo premio per importanza dopo il Tokyo Grand Prix. Il cinema asiatico si consola con le sezioni dedicate in maniera esclusiva al continente, quali Asian Future, dove ha vinto come miglior film A First Farewell dell'esordiente Lina Wang e come Spirit of Asia Award il cinese Wushu Orphan di Huang Huang. La sezione tutta nipponica Japanese Cinema Splash ha invece visto primeggiare Katsumi Nojiri con il suo Lying To Mom. Chissà quale di questi titoli vedremo al prossimo Far East Film Festival di Udine. Intanto, sul sipario che cala, ancora un pensiero al caloroso apprezzamento ricevuto dal cinema italiano all'altro capo del mondo.


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