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E Alberto Sordi spiegò il referendum meglio di tutti

Una vita difficile, del 1961, diretto da Dino Risi, racconta il 2 giugno 1946.
di Pino Farinotti

Alberto Sordi 15 giugno 1920, Roma (Italia) - 24 Febbraio 2003, Roma (Italia). Interpreta Silvio Magnozzi nel film di Dino Risi Una vita difficile.
sabato 2 giugno 2018 - Focus

Il cinema si è applicato a tutti gli scenari, tutti i momenti storici: i personaggi, le guerre, le rivoluzioni e gli eroi, i buoni e i cattivi, l'arco lungo e completo della vicenda umana, dalla storia antica ai giorni nostri. Certo, il cinema ricorre alle licenze, legittimamente, e non si fa problemi ad essere manicheo, ma sappiamo che la verità assoluta non la racconta nessuno, forse perché non esiste. C'è lo strumento potente del documentario, ma poi devi vedere qual è la fonte. Le narrazioni della stessa vicenda, vista da punti cardinali diversi, magari da est e da ovest, possono mostrare "verità" diverse, accettate secondo convenienza. Ma dove il cinema prevale, ed è imbattibile è nell'applicare un modello, una storia privata, al contesto storico. L'avventura di Rossella O'Hara, giusto un esempio, spiega la guerra civile americana con maggiore efficacia di tutte le rappresentazioni della saggistica. Ne fa una sintesi umana. Questa premessa per arrivare a oggi, a settant'anni dal quel 2 giugno del 1946, quando il popolo votò il referendum e l'Italia divenne una repubblica. È una delle date fondamentali della storia moderna del Paese.

Una vita difficile, del 1961, diretto da Dino Risi, scritto da Rodolfo Sonego, ti spiega quell'evento meglio di tutti i testi, i documenti e i servizi. È una piccola parabola individuale che si fa sintesi della vita di quei giorni, a Roma, dovunque.
Pino Farinotti

Silvio (Alberto Sordi) è un ex partigiano comunista che ha combattuto nella zona del lago di Como, dove ha conosciuto Elena (Lea Massari) e se l'è portata a Roma, dove lavora in un piccolo giornale finanziato da una cooperativa. La vita è, appunto, difficile, ci sono giorni in cui si salta il pasto. È la sera del referendum, la città è in fibrillazione, la gente si è riversata nelle piazze, dove si discute, si polemizza con passione. Arrivano le prime notizie, quelli che adesso chiamiamo exit poll: "bene", secondo Silvio, le città rosse come Firenze e Bologna, incerto il sud. Elena è in attesa che il compagno riesca a cavare una cena in una trattoria, e viene salutata da un signore elegante, amico di famiglia, un marchese. Silvio non è riuscito nel suo intento, Elena gli presenta il marchese, che invita i due a cena nel palazzo, presso i principi Rustichelli. L'invito ha una ragione precisa, i principi sarebbero in tredici a tavola e... proprio non va.


In foto una scena tratta da Una vita difficile di Dino Risi.
In foto una scena tratta da Una vita difficile di Dino Risi.
In foto una scena tratta da Una vita difficile di Dino Risi.

Va detto che Una vita difficile è uno dei più grandi film italiani in assoluto, una perla di quella stagione d'oro della Commedia.

Risi descrive l'ambiente di quella nobiltà come nessuno.
Pino Farinotti

A questo punto, alla narrazione, non serve altro che il copia-incolla, a raccontare sono Risi e Sonego. La principessa novantenne, quasi morente, ma autoritaria, è capotavola e scruta i nuovi arrivati, si rende conto che non fanno parte del suo mondo e non approva. Gli altri sono figli, nipoti e pronipoti, non può mancare un generale che racconta, commuovendosi, di un suo incontro, a Pinerolo col re Vittorio Emanuele che salutò il suo reparto in partenza per l'Africa.
La principessa dice: "Sono tanto in ansia per lui", poi domanda, guardando fisso Silvio: "Perché tanta gente vuole male al re?" Silvio risponde: "Perché molti lo accusano di essere andato al sud, perché non è andato al nord a combattere coi partigiani?" Il generale ribatte: "Lei ha detto andato, ma con la mano ha fatto segno scappato. I Savoia non scappano" Elena, prudente, cerca di mediare: "Ma che faceva, combatteva a settant'anni, piccolo, un po' malato." Un giovane nipote irrompe: " I partigiani... canaglie che non hanno fatto altro che confusione". Qualcuno applaude. Nel frattempo viene servita la cena, un ricchissimo pasticcio. La principessa si serve un'unica oliva. Elena riempie il piatto di Silvio, e il proprio, fino all'orlo. Ma ecco il momento dell'annuncio, della radio. "Leggiamo il comunicato ufficiale del referendum popolare fra monarchia e repubblica." È calato il silenzio: "Monarchia voti 10 milioni 709 mila 423." I nobili esultano. "Repubblica voti 12 milioni 718 mila 019. Da oggi l'Italia è repubblicana. " Nell'ambiente cala la morte. Dopo qualche momento di sconcerto tutti si alzano. Il marchese che ha fatto l'invito parla al telefono: "Non piangere papà, non tutto è perduto". La stanza, e la tavola sono vuote, ma Elena e Silvio, felici e affamati, cominciano a mangiare. Mentre la radio, trasmette, a tutto volume, l'inno di Mameli. Il referendum del 2 giugno del quarantasei era questo. Meglio di così non poteva essere raccontato.


RECENSIONE

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