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Addio Ettore Scola, grande maestro del cinema italiano

Cantore di un'Italia povera ma bella, il regista si è spento ieri a Roma all'età di 84 anni. Nella sua lunga carriera firmò capolavori come C'eravamo tanti amati e Una giornata particolare.
di Fabio Secchi Frau

Ettore Scola 10 maggio 1931, Trevico (Italia) - 19 Gennaio 2016, Roma (Italia).
mercoledì 20 gennaio 2016 - News

Tante idee, allusioni e simbolismi nel viaggio di Scola nella sua (e nella nostra) Italia. Il tutto raccontato con un'emozione costante. I film di Ettore Scola sono capitoli di un grande romanzo che ha per tema il lato buffo dell'esistenza. Certi elementi caratteristici - il mondo estraneo e bizzarro con le sue regole e quindi avventuroso, il sopravvivere in maniera erronea che vale molto di più della ricerca del senso della vita o di sé stessi - ritornano in maniera estremizzata. Inutile ogni decifrazione, lo sguardo di questo regista italiano, in fondo, non è uno sguardo così alieno come si potrebbe ipotizzare. È uno sguardo che amalgama e conosce bene l'Italia, dalle sue rivoluzioni economiche a tutte le conseguenze che poi ne scaturirono, fino alle contraddizione, ma soprattutto al senso di riscatto e di adattamento che investe i suoi personaggi. Il cinema di Ettore Scola ha un suo rigore e una sua particolare delicatezza. Ha un sottotesto di raro fascino e i suoi personaggi non sono mai vaghi, ma spigolosi, ben delineati, a volte anche malinconici, tuttavia sempre spontanei. Chi non si è sentito scavare dalla commozione guardando Una giornata particolare? E chi non ha riso guardando il perfetto e scorretto Brutti, sporchi e cattivi?

Sempre attento agli sguardi dei suoi personaggi che imbastiscono il perimetro del film, maestro della perfetta e accurata costruzione del climax, il cinema di Ettore Scola è sempre stato un'operazione di nostalgia umana e cinematografica, capace però di strizzare sempre l'occhio alla modernità e alle nuove tecnologie.
Fabio Secchi Frau

Padre dell'attrice, sceneggiatrice e produttrice Gioia Scola e della sceneggiatrice Silvia, sin da giovane è dotato di una particolare ironia che lo porterà a collaborare, mentre ancora frequentava giurisprudenza all'Università di Roma, con il giornale umoristico "Marc'Aurelio" come disegnatore. Dalla metà degli anni Cinquanta, comincia a scrivere sceneggiature - molto spesso con Ruggero Maccari - per alcuni dei più popolari registi italiani: Mattoli, Steno, Zampa, Loy, Bonnard, Bolognini, Giorgio Bianchi, Luciano Salce, arrivando a firmare i copioni del capolavoro Il sorpasso (1962) e de I mostri (1963) di Dino Risi, oltre a tantissimi film di Antonio Pietrangeli. Uno in particolare: Io la conoscevo bene (1965) gli farà vincere il Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura.


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