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L'Isis e la cultura: il grande horror

ONDA&FUORIONDA di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto una scena di Diplomacy.
André Dussollier (78 anni) 17 febbraio 1946, Annecy (Francia) - Acquario. Interpreta Il Console Raoul Nordling nel film di Volker Schlöndorff Diplomacy - Una notte per salvare Parigi.

lunedì 16 marzo 2015 - Focus

Giorno dopo giorno assistiamo, sul piccolo schermo, a un film terribile: la devastazione del cuore archeologico di Paesi che hanno formato la cultura di tutti, da migliaia di anni prima di Cristo. La distruzione di quei siti da parte dell'Isis è dolorosa in modo intollerabile. Non intendo analizzare la fenomenologia dell'ignoranza, della violenza, della politica e della propaganda che appartiene a gente che non sa neppure cosa voglia dire la Ninive assira, o la Mesopotamia, o la fortezza di Sargon, o la città di Hatra fondata dai Seleucidi. Nomi che tutti abbiamo dentro dai tempi della scuola, e che molti hanno continuato a coltivare e ad approfondire. Non si tratta neppure di occidente o di oriente, di islam o di cristianità, si tratta di un patrimonio che sembra messo lì come parte della terra, dopo il big bang, come la valle del Cashmere o le cascate del Niagara, l'Uluru australiano, la roccia orizzontale di Troltunga, l'Antelope Canyon in Arizona. E altri sacri siti terrestri. Niente di sacro per questi musulmani anomali e confusi nella loro crudeltà, con una punto fermo, cancellare, distruggere la cultura e la libera espressione, che deriva, nei secoli, dai rapporti fra le civiltà. I cives romani, e poi i cristiani, nelle epoche, percorrevano la terra, viaggiavano lungo la via della seta, si inchinavano davanti ai Buddha di Bamiyan e tutti, cristiani e musulmani e fedeli di ogni religione, indugiavano nell'incanto delle statue assire di Nimrud. Uniti dalla coscienza di un'eredità storica comune. Tornando allo schermo, quello grande, colgo l'occasione per dichiarare la mia avversione per l'horror in genere. Un segnale efficace lo mando dal Dizionario Farinotti, dove attribuisco un giudizio "men che minimo" alla serie horror di Saw l'enigmista, primatista di violenza, cattivo gusto, richiamo agli istinti reconditi peggiori. Ma di fiction trattasi. È niente rispetto all'orrore della distruzione di quel patrimonio.

Unesco
Irina Bokova, direttrice generale dell'Unesco ha lanciato, fra gli altri, questo appello: "Quando la cultura è sotto attacco, occorre proporre ancora più strumenti culturali, spiegando, per esempio, l'importanza del patrimonio assiro, ricordando che è un'eredità comune. Mi rivolgo a intellettuali, giornalisti, professori, scienziati: tutti dobbiamo mobilitarci per difendere un patrimonio che è dell'intera umanità". Da parte mia aderisco all'istante, coi mezzi di cui dispongo. Certo c'è un horror maggiore, quello trasmesso ad ogni ora della giornata dai media -ma quando staccheranno la spina! per non essere complici e correi dei nuovi barbari- che riguarda le decapitazioni, i roghi, i bambini boia, e altro, ma vorrei chiudere subito l'argomento, per non diventare a mia volta complice di quella propaganda orrenda.
Il concetto è dunque "barbarie", in un'epoca, il ventunesimo secolo, che avrebbe dovuto prendere atto delle lezioni millenarie della Storia. Io sono fra quelli che non credono che la radice sia semplicemente quella religiosa, credo più alla politica, al suo peso nettamente prevalente. Certo non dico niente di nuovo. Ma lasciano attoniti la violenza sulla cultura e, peggio, sugli esseri umani. Ancora il cinema mi permette una digressione, che mi sembra importante e corretta. Il richiamo non è improprio. Il film è Diplomacy, di Volker Schlöndorff. La vicenda è nota, nella notte fra il 24 e 25 agosto del 1944 Parigi avrebbe dovuto saltare per ordine del Führer, che voleva provare agli odiati francesi e... all'odiato mondo, che la guerra non era finita. Si discute sulla topografia delle esplosioni. Sono state minate le due torri di Notre Dame, le basi della Torre Eiffel, il Louvre, l'Arc de Trionphe, Montmartre e Montparnasse, l'Opera, e i ponti sulla Senna secondo una strategia di allagamento e distruzione. Parigi non esisterà più, i parigini moriranno a milioni. Sappiamo che tutto questo non è accaduto, ma solo l'ipotesi applicata a quei nomi toglieva il fiato. Fu Raoul Nordling, console svedese in Parigi, a convincere il generale Dietrich von Choltitz, a rinunciare all'immane distruzione. Disobbedendo, a rischio della vita, al Führer. Anche allora c'era un'anomalia, quella nazista, campi, genocidi e tutto il resto, difficile da comprendere, a metà del ventesimo secolo, in Europa. E poi, ancora in Europa, a fine secolo, ci sono stati i Balcani. Adesso l'estremismo assassino, barbaro del califfato. Choltitz era un nobile tedesco, con cultura e sentimento trasversali ed ecumenici, gli stessi che appartenevano ai viaggiatori di cui ho scritto sopra. Furono quelli a farlo recedere. Ma questi sono guerrieri ignoranti. E noi ad assistere, seduti e impotenti, davanti allo schermo.

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