Advertisement
ONDA&FUORIONDA

Leopardi: finalmente a Venezia.
di Pino Farinotti

In foto Elio Germano in una scena di Il giovane favoloso di Mario Martone.
Elio Germano (44 anni) 25 settembre 1980, Roma (Italia) - Bilancia. Interpreta Giacomo Leopardi nel film di Mario Martone Il giovane favoloso.

domenica 17 agosto 2014 - Focus

Con questo pezzo intendo portarmi avanti, per così dire. Scrivo di Venezia. Di cinema e di letteratura, una chimica alla quale non resisto. Alla Mostra della laguna saranno presentati due film, Pasolini, di Abel Ferrara, e Il giovane favoloso, di Mario Martone. Il "giovane" è Giacomo Leopardi. Vedrò i film a suo tempo, adesso mi interessa il concetto generale, preventivo. Pasolini: mi stupisce che il cinema non se ne sia occupato prima, forse perché sono molte le immagini, delle teche, dei documentari, dei servizi, che lo riguardano. Pasolini era uno spirito complesso, omosessuale, irrequieto, certo "maledetto", sembrava un predestinato e morì ucciso. Ed era, certo, un grande artista. Insomma un personaggio talmente perfetto per la fiction da essere quasi...banale. Lo tralascio.
Giacomo Leopardi è una pietra preziosa. La sua vicenda è nelle mani migliori, quelle di Mario Martone, autore intelligente, completo e superdotato. Uno di quelli - pochi - che giustificano l'esistenza del cinema italiano. L'attore protagonista è Elio Germano, altre "mani sicure". In chiave "fiction" il poeta magnifico di Recanati sembrerebbe del tutto inadatto, niente di clamoroso, tragico, violento, scandaloso, nella sua vita. Certo ha vissuto e qualcosa gli è successo, ma la sua storia deriva dalla qualità dal sentimento, dalla grazia, dall'aver cercato e trovato qualcosa di esclusivo. Insomma dall'essere un poeta per il mondo. Una definizione accredita lo indica come uno degli eroi maggiori della nostra letteratura. E lo sappiamo tutti credo, una volta messa da parte la fase scolastica - quando "dovevamo" studiarlo - che ci ha lasciato un pregiudizio che più tardi abbiamo scardinato. Ho ri-studiato Leopardi da adulto e ho compreso la ragione di quella definizione. Questo pezzo nasce anche da una casualità. Ho visto, qualche tempo fa, sul piccolo schermo, Bright Star, di Jane Campion. E' la storia di John Keats, poeta inglese. Sappiamo che Leopardi fu infelice e morì giovane, Keats forse fu ancora più infelice e morì più giovane. I due erano quasi coetanei: nato nel 1795 il londinese e nel 1798 il recanatese. Keats morì di tubercolosi a Roma, a 26 anni. Leopardi di idropisia e asma a Macerata, a 39 anni. Dunque Keats e Leopardi: come spesso accade, il tempo lega e collega come un filo invisibile ma fortissimo anche pensieri e sentimenti lontani, se i protagonisti sono anime e poeti della stessa altezza. Vale per la letteratura come per la musica, vale per le arti figurative, in tutte le epoche. Non credo di essere intellettualmente scorretto se dico che le loro intelligenze non erano lontane. Keats viveva un romanticismo violento e dolente. Leopardi era un romantico toccato da un'attenzione all'illuminismo. Detto in sintesi febbrili, certo. Pensavo, se hanno fatto un film su Keats devono farlo anche su Leopardi. Ed è arrivato Martone. Il poeta ha studiato, scritto, sofferto moltissimo. Era un giovane prodigio, con un padre letterato, incombente, persino troppo attento alla formazione del figlio. Per anni l'orizzonte di Giacomo fu la biblioteca di casa. Finalmente, in compagnia dell'amico Antonio Ranieri spezzò quel cerchio, andò a Milano, poi a Bologna, poi a Firenze. Non solo scrisse, ma visse e agì, in anni in cui in Italia e in Europa, c'erano movimenti e rivolte. Naturalmente si innamorò, senza grande fortuna. E' la materia del racconto di Martone. In chiave di schermo, piccolo, su Leopardi ho una memoria ...fastidiosa. Enrico Brignano lesse "L'Infinito" in romanesco, dissacrandolo, deridendolo: non è difficile con un testo scritto duecento anni fa, se applichi i codici ...alla Brignano. Ma se il testo è di Leopardi ti torna indietro come un boomerang. Da allora Brignano lo tollero -per tre secondi- solo nella pubblicità del caffè. Lì ci sta benissimo. Una voce popolare dice, dell'"Infinito": "è la più bella poesia del mondo". Forse è vero. Eccola.

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati