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ONDA&FUORIONDA

Grace: ignorato dai Grimaldi. E non sarebbe piaciuto alla principessa.
di Pino Farinotti

In foto Nicole Kidman in una scena di Grace di Monaco.
Nicole Kidman (Nicole Mary Kidman) (56 anni) 20 giugno 1967, Honolulu (Hawaii - USA) - Gemelli. Interpreta Grace Kelly nel film di Olivier Dahan Grace di Monaco.

domenica 25 maggio 2014 - Focus

Olivier Dahan e Arash Amel sono regista e sceneggiatore - Amel anche produttore- di Grace di Monaco. Come scrittore non mi è difficile ricostruire il loro progetto, attribuire i concetti. L'idea non è complessa: racconti la storia della diva diventata principessa, già figlia di famiglia di Filadelfia di altissimo censo, attrice consacrata da un Oscar e 25 anni, prediletta dal maestro massimo del cinema del mondo, dotata di bellezza e classe infinite, scelta da un principe, spesso vestito di azzurro, per farne la sua principessa: allora devi stare molto attento ai cliché, non devi essere banale, devi evitare la favola e l'apologia, devi scovare qualcosa che il grande pubblico non sa, conscio che, in quella lunga storia, tutte le informazioni sono già state date. Partendo da una base di favoloso, storico, spettacolo: quel matrimonio avvenuto il 18 aprile 1956, il matrimonio del secolo. Gli autori hanno deciso che molte cose andavano corrette, altre accentuate, altre rilette e magari capovolte. E poi gli errori. Ma questo è il male minore. Il cinema può permettersi qualsiasi errore, si chiamano licenze. Tarantino ha fatto morire Hitler in un teatro. Gli serviva per il film. E così nel gioco divertente della ricerca degli errori è emerso che Alfred Hitchcock un certo giorno del 1963, eluse la sorveglianza di palazzo, severa si suppone, per portare personalmente il copione di Marnie all'attrice che aveva utilizzato già due volte (Delitto perfetto e La finestra sul cortile). E' notorio che il copione fu spedito. Ma il peccato di verità, in questo caso, è davvero veniale. La tesi degli autori è che la principessa-attrice, rimandò a lungo la decisione, si era innamorata della storia e voleva interpretarla. Il "sì" o il "no" divennero un vero caso sentimentale e diplomatico. I politici, i funzionari, le eminenze grigie di Monaco ritenevano che una principessa che torna a fare l'attrice fosse una caduta di stile che avrebbe avuto ripercussioni sull'immagine e sul prestigio del Principato. Quando Grace, pubblicamente, col sorriso più doloroso della sua vita disse "no", la Storia cambiò, meglio si ri-assestò. Poi c'è la vicenda della principessa Antoinette, sorella di Ranieri. Secondo il film Antoinette avrebbe tramato, alle spalle del fratello, nientemeno che un golpe, accordandosi con un ministro francese, portando informazioni segrete utili a favorire le mire di De Gaulle, che intendeva ridimensionare, se non proprio annettersi il Principato. In cambio la "golpista" avrebbe ottenuto il trono a scapito del fratello. Nel film si assiste a una vera resa dei conti, con Grace, implacabile e cattiva che minaccia e ricatta la cognata e di fatto la espelle dal "reame". E' presumibile che l'altezza reale Antoinette, se non fosse morta nel 2011, si sarebbe molto arrabbiata. Anche perché non andò così. Ranieri ebbe sempre un ottimo rapporto con la sorella. Tanto che dopo la morte di Grace fu lei ad affiancare il fratello in molte manifestazioni ufficiali. Ed è ... dilatato anche il ruolo che attribuisce alla "princesse" l'organizzazione di quella cena della Croce rossa che indusse De Gaulle, letteralmente sedotto dal fascino di Grace, a recedere dal suo progetto di "annessione". Ma tutto questo, come detto sopra, "ci sta". Tornando a ciò che andava corretto e riletto, gli autori mostrano Grace come un corpo estraneo all'interno del palazzo e delle consuetudini. I membri della corte la ignorano e la criticano, persino la servitù le mostra antipatia, e la dama personale la corregge continuamente: quando Grace raccoglie un giocattolo del figlio, l'assistente le dice, perentoria, che un'altezza reale non si deve mai chinare. Anche il marito è quasi sempre ostile, pronto a rinfacciarle l'inadeguatezza nelle situazioni di alta etichetta. Ranieri si redime, parzialmente, assestando un ceffone a un funzionario francese che ha definito "muratore di Filadelfia", il padre imprenditore di Grace. Credibile è la figura del religioso, confidente dei reali. E' vecchio e saggio, e filosofo, troppo. Una parte davvero lunga del film si disperde su pensieri e astrazioni sul ruolo di Grace: la favola non favola, la vita a quelle altezze che non è vita, l'identità smarrita che va ritrovata, il doppio ruolo della famiglia. Noioso. La Kidman, si sa, è bella e diva, ci sono momenti in cui il trucco e l'inquadratura l'avvicinano davvero a alla principessa. Ma non è Grace. E' vero che nessuna potrebbe esserlo, anche perché... nessuna lo è stata.

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