Qualcuno lo definisce cinema da festival. Ma che significa? Da un lato l'insieme di film d'autore che si vedono soprattutto nelle manifestazioni internazionali ma hanno poi limitata distribuzione nelle sale, forse per uno scarso (quanto presunto) appeal commerciale. Per alcuni (sorprendentemente per alcuni "critici cinematografici") cinema da festival ha una accezione negativa. Arnaud Desplechin, classe 1960, ne è uno dei principali alfieri. Realizza infatti opere molto contese da Cannes, Venezia, Berlino, Locarno; amatissime dai cinefili che li frequentano, ma praticamente sconosciute al di là dei confini francesi. Il fatto che il suo penultimo film Racconto di Natale (2008) sia uno dei migliori del decennio non l'ha reso più popolare. Forse però con Jimmy P. (sottotitolo: Psicoterapia di un indiano delle pianure), dal 20 marzo nelle sale italiane e in streaming on demand sulle maggiori piattaforme digitali, le cose potranno cambiare, perché a interpretarlo è una star internazionale come Benicio Del Toro, in uno dei ruoli più complessi e belli della sua carriera. Quello di un nativo americano, Jimmy Picard, reduce della Seconda guerra mondiale, affetto da sindrome post traumatica e in cura dal dottor Devereux (Mathieu Amalric), psicologo e antropologo ungherese che ha cambiato nome per sfuggire alla persecuzione antiebraica dei nazisti.

Un confronto quasi alla pari, dove è ovviamente anche il medico a mettere sul piatto disfunzionalità e sradicamenti propri. Il cinema di Desplechin, del resto, persino quando i toni sembrano colloquiali e leggeri, per qualcuno vagamente truffautiani (in questo caso Il ragazzo selvaggio pare il modello più prossimo), non fa sconti ai suoi personaggi. Né buoni né cattivi, perché la vita non è manichea come una sceneggiatura o un libro, e dove il malessere psicologico o fisico apre inedite possibilità di interpretazione del mondo, partendo da quello intimo e familiare. La sorprendente opera prima del regista, La vie des morts (1991), vista appunto solo ai festival, racconta ad esempio di una famiglia riunita al capezzale di un ragazzo che ha tentato il suicidio, gesto estremo che mette in moto meccanismi implacabili. Un film di soli 54 minuti che getta le fondamenta per quel capolavoro di scrittura che è Racconto di Natale.

Gruppo di famiglia in un interno. Con un presupposto agghiacciante: Henri (ancora Amalric, grandissimo) viene messo al mondo dai genitori Catherine Deneuve e Jean-Paul Roussillon affinché possa donare midollo osseo al fratello malato. Siccome non è compatibile, e il fratello maggiore muore, diventa il reietto della famiglia. Fino a una cena di Natale, quando la madre annuncia a tutti di avere lo stesso implacabile male del figlio scomparso, ma in questo caso Henri la potrebbe salvare. Oltre Chabrol, Desplechin con Racconto di Natale intreccia il rimosso al rimorso, individuale e collettivo, facendo leva sulle performance di un cast straordinario. Secondo tema caro all'autore quello delle vite parallele. Personaggi distanti ma con un denominatore comune. Nel caso di Jimmy P., Picard e Devereux si incontrano in un momento preciso della loro vita. In I re e la regina (2004), altro interessante titolo di Desplechin, si sfiorano occasionalmente, per poi proseguire il loro percorso esistenziale (simile), Emmanuelle Devos, gallerista con figlio a carico indecisa se sposare un uomo che non ama ma che le assicurerebbe sicurezza, e Amalric, musicista pazzo. Anche in I re e la regina è il passato, con il suo drammatico fardello, a presentare il conto ai personaggi.


Su MYmovies.it Jimmy P. sarà mostrato giovedì alle 21.30 al pubblico esclusivo di MYMOVIESLIVE! e sarà disponibile on demand direttamente dal sito ufficiale www.mymovies.it/jimmyp/.