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ONDA&FUORIONDA

Eterna Karenina.
di Pino Farinotti

In foto Vittoria Puccini in una scena di Anna Karenina.
Vittoria Puccini (42 anni) 18 novembre 1981, Firenze (Italia) - Scorpione. Interpreta Anna Karénina nel film di Christian Duguay Anna Karenina.

domenica 8 dicembre 2013 - Focus

L'ennesima edizione, televisiva, di Anna Karenina si presta a una lettura importante e articolata. La fiction programmata su Rai Uno, prodotta dalla Lux Vide di Berbanei, sta ottenendo un grande successo di pubblico. Ci sono dati precisi: ogni puntata si guadagna quasi 6 milioni di telespettatori per una share di circa il 20%. E, rigorosamente, stravince la serata del lunedì, travolgendo antagonisti sugli altri canali come Il Gladiatore, Made in sud, Report, Piazza pulita, Quinta colonna. Dunque imponendosi a un film classico e spettacolare anche se all'ennesimo passaggio, al "comico trash", all'informazione polemica, e alle stucchevoli tavole politiche di cui gli utenti non ne possono più. Lo trovo un magnifico segnale. Per molte ragioni. La fiction è di qualità alta. Il regista è Christian Duguay, Anna è Vittoria Puccini, Wronskij è Santiago Cabrera, Alesej Karenin è Benjamin Sadler: scelte pensate e riuscite. Quando affronti un classico del genere hai due vie aperte, o aderisci completamente al testo originale oppure cerchi di adattarlo al contemporaneo, ed è l'opzione più difficile. Devi lavorare su codici sorpassati, la morale per esempio e sulla personalità femminile di oltre un secolo fa. Non è semplice, e poi se intendi spingerti ancora più avanti, cercando di omologare le epoche, allora il percorso è ancora più complesso. Il dolore attonito individuale di Anna può essere quello delle donne in questo momento storico, senza sicurezze e con la paura di un destino non amico. "Questa" Anna Karenina ci prova. Il successo, ribadisco, è incoraggiante, perché deriva da qualcosa di qualità alta e nobile, ma comprensibile a tutti.

Sortilegio
Anna Karenina non è un titolo, non è un nome, è un sortilegio, un patrimonio di incanto comune a tutti noi. Voglio portare un dato interessante, anomalo ed esclusivo. Qualche anno fa i russi affrontarono un compito impossibile, redigere una classifica dei maestri, di quegli autori, eroi, che con le loro opere hanno cambiato il mondo. Ne scelsero sette - sì, sette pilastri dell'incanto -. Sono Dante (La Commedia), Shakespeare (Amleto), Cervantes (Don Chisciotte), Goethe (Il "Werter"), Hugo (I miserabili), Tolstoj (Anna Karenina) e Joyce (Ulisse). L'obiezione può essere "sono russi, e ...un americano no?" E, all'istante non si può non rilevare una mancanza impossibile: alludo a quel greco che una trentina di secoli fa aveva già raccontato tutti i sentimenti e tutte le azioni. Obiezioni dunque potrebbero essere infinite, ma certo i nomi fatti... si sono meritati la classifica. Dunque la "Karenina".
Anna è il personaggio femminile forse più rappresentato dal cinema, e uno dei ruoli più ambiti dalle attrici in tutte le epoche e in tutti i Paesi. Sono decine le riduzioni cinematografiche del romanzo che Lev Tolstoj scrisse fra il 1873 e il '77.
Nella Russia pre-rivoluzione Anna fa parte del gran mondo zarista, è sposata, ha un figlio. È donna perfetta, per carisma, fascino e sensibilità, è il riferimento di tanti, amici e parenti. Vita serena, se non felice. Ma incontra un aitante ufficiale, il conte Vronskij. La passione esplode, tutto viene sorpassato, convenzioni, opinione comune, morale. Anna lascia marito e figlio. Vive con Vronskij, ma viene emarginata da tutto. Il rapporto si incrina, l'amante abbandona la donna. Anna si fa travolgere dal treno. Grande romanzo e storia irresistibile per il cinema. Sembrerebbe una storia d'amore intensa, magari convenzionale: una donna innamorata di un altro tradisce il marito. Ma il romanzo, attraverso i suoi modelli, e sono molti ad agire intorno al nucleo centrale della storia, contiene tutto, letteralmente. Affronta, e risolve tutti i temi "umani": non solo l'amore e il sesso, ma la gelosia e l'ipocrisia, la fede, la famiglia, il cambiamento e l'evoluzione coi relativi rischi e pericoli, la vita dei ricchi e dei poveri. Insomma, il sociale tutto. Che "Karenina" fosse un'opera diversa, alta, magicamente anomala se ne accorsero quasi subito tutti. A cominciare dai colleghi di Tolstoj già accreditati, e di età diverse, come Dostoevskij e Nabokov, che definirono il romanzo, "opera perfetta, assoluta del 19° secolo." E sappiamo quanto sia difficile essere... profeti in patria.

Muto
Il cinema ha toccato il romanzo di Tolstoj a partire dal 1914, col "muto". Alcune memorie sono doverose. Oltre alle due performance della Garbo, la prima "muta", merita una citazione l'edizione del '48 con Vivien Leigh, un assoluto per appeal e talento, ma incapace di competere, in quel ruolo, con la grande svedese. Va citata anche Tatiana Samojlova, una russa autentica, nel film del 1957. E poi, era moderna, l'inglese Jacqueline Bisset e la francese Sophie Marceau. E va ricordato anche uno sceneggiato italiano, del 1974, con una credibile Lea Massari.
E non si può non ricordare la Karenina più recente, dello scorso anno, nel film firmato da Joe Wright con Keira Knightley nella parte dell'eroina.
Per concludere, il ripristino di un assunto che mi sta a cuore: quando il cinema si affida alla grande letteratura è sempre un bella notizia. Se poi è a scapito dei programmi detti sopra, la notizia è... trionfale.

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