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Dennis Hopper, nemico scontroso

E' scomparso un uomo di cinema importante.
di Pino Farinotti

Motociclista
Dennis Hopper (Dennis Lee Hopper) 17 maggio 1936, Dodge City (Kansas - USA) - 29 Maggio 2010, Venice (Florida - USA). Interpreta Billy nel film di Dennis Hopper Easy Rider.

lunedì 31 maggio 2010 - Focus

Motociclista

Quando si cerca di connotare un personaggio con una sola immagine, può essere arbitrario ma ci si può anche riuscire. John Wayne lo inquadri a cavallo, magari con la stella di sceriffo, Marlon Brando è stretto nel suo "chiodo" di pelle nel Selvaggio, James Dean guarda il Texas seduto dal sedile di una macchina, col suo Statson a tesa larga. Naturalmente ciascuno di questi tre personaggi rappresenta molto di più, ridurli in un'unica istantanea è arbitrario, appunto. A maggior ragione è riduttivo contenere Hopper in sella alla sua Harley Davidson in Easy Rider. Era il 1969 quando Dennis firmò quel film che subito divenne il manifesto che sappiamo: ribellione, controcultura, viaggio. Che i due motociclisti (l'altro era Peter Fonda) vengano uccisi da un violento ottuso, venne subito assunto come significato di una società violenta e ottusa che voleva sopprimere ciò che non capiva e di cui aveva paura. C'era già stato "Berkeley", ed era l'anno di Woodstock. Hopper metteva quel suggello, marcava quel fotogramma a fuoco nella grafica del novecento. Ma aveva già fatto molto prima e avrebbe fatto molto dopo.

James

Era alla Warner e la produzione lo mise a fianco di James Dean. Hopper era un supporto omologo e minore. Dean aveva 24 anni, mostro di talento e giovinezza, Dennis riusciva ad essere più giovane di lui di cinque anni. E subito ribelle. Lo è in Gioventù bruciata, proprio a fronte di Dean, e lo è ne Il gigante, ancora accanto al lui. Nel Gigante è il figlio di Rock Hudson padrone del più grande ranch dello Stato. Il padre lo vorrebbe degno erede, ma il bambino strilla come un ossesso quando lo mettono su un cavallo ed è attratto da uno stetoscopio. Farà il medico e lascerà il ranch senza eredi. In Sfida all'O.K. Corral Dennis è il fratello minore della famiglia Dalton, tutti criminali. Lo sceriffo Lancaster fa la predica al ragazzino, ma lui rimane fedele alla sua natura di ribelle, in quel caso cattivo ed estremo. E ci lascia la pelle. Il resto, sempre nel contenitore ribellione, si chiama esperimento, eccesso, maledizione. E' il grande maledetto del cinema prima che arrivino i modelli di Tarantino, ma questi almeno sono grotteschi. Hopper invece fa sul serio. Firma thriller duri e morbosi, come Ore contate, dov'è un killer che perseguita la povera Jodie Foster che è stata testimone involontaria di un assassinio.

Odiarsi

Davvero Hopper non ha mai provato interesse per ruoli eroici. Amava odiarsi e farsi odiare. Fra i caratteri "memoria del cinema" non si può non citare il personaggio di Ripley, il cattivo incantatore de L'amico americano, diretto da Wenders, tratto dal romanzo di Patricia Highsmith. E poi l'orrido giornalista che si accompagna al famigerato Brando-Kurtz in Apocalypse Now. David Lynch, suo grande amico, gli ha offerto un assist irresistibile in Velluto blu, dove Hopper è lo psicopatico che minaccia Isabella Rossellini. Politicamente è stato un repubblicano. Dunque ancora una volta ribelle rispetto al suo mondo, se è vero che gran parte del cinema è "istituzionalmente" democratica. Nel privato è stato curioso e intelligente. Artista totale, sapeva disegnare e fotografare, ha collezionato opere importanti prima che fossero importanti: acquistò un Warhol nel '61, all'inizio. Warhol, un altro "matto" come lui.

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