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5x1: Vin Diesel, il travestimento dell'intellettuale

Da attore di action movie, l'americano nasconde un'attitudine nascosta.
di Stefano Cocci

Un intellettuale sotto le spoglie del duro
Vin Diesel (Mark Vincent) (56 anni) 18 luglio 1967, New York City (New York - USA) - Cancro. Interpreta Dominic Toretto nel film di Justin Lin Fast & Furious - Solo parti originali.

martedì 14 aprile 2009 - Celebrities

Un intellettuale sotto le spoglie del duro
A vederlo nei panni di Dom Toretto, Riddick o Xander Cage si rischia di farsi un'idea sbagliata di Vin Diesel, ovvero di essere di fronte all'ennesimo energumeno del cinema d'oggi, uno Steven Seagal senza capelli o un Van Damme con meno competenze nelle arti marziali. In effetti è così, ma non è così del tutto così. Ha una faccia fatta apposta per il cinema d'azione e, del resto, proprio al cinema d'azione è appartenuta la sua carriera ma, al di là della pelata e i muscoli c'è di più. Non ci riferiamo all'attitudine ad appassionare il pubblico femminile – del resto ha avuto una bambina dalla modella Paloma Jimenez, una che non passa certo inosservata e se non ci credete digitate il suo nome su Google - mentre all'epoca del primo Fast&Furious usciva con Michelle Rodriguez. La verità che nessuno dirà mai è che Vin Diesel è un intellettuale, proveniente da due mondi posti quasi agli antipodi. La sua famiglia è per metà afroamericana, per l'altra metà italoamericana. La svolta nella sua carriera arriva con Multifacial, un cortometraggio da lui diretto, costato solo 3 mila dollari, che gli aprì addirittura le porte del Festival di Cannes. I progetti successivi non furono un successo – Strays fu sostanzialmente ignorato – ma Steven Spielberg lo notò e lo volle per impersonare il soldato Caparzo in Salvate il soldato Ryan. Da allora, forse, la carriera di Diesel non ha seguito i binari che lui si augurava, restando sostanzialmente intrappolato nel clichè del duro e dell'attore di azione, con la sola eccezione di Sidney Lumet, che lo volle in Prova a incastrarmi. Oggi, mentre sta per arrivare nelle sale un altro capitolo della saga che lo ha lanciato con Fast&Furious – Solo parti originali, sappiate che Vin l'intellettuale sta cercando di portare a termine un suo ambizioso progetto: un film su Annibale, sì, proprio il conquistatore cartaginese che calò in Italia con gli elefanti e spaventò gli invitti – almeno fino al 217 A.C. - romani.

Pitch black
Lo chiamano B-movie ma probabilmente ha dato il la ad una delle saghe fantascientifiche del millennio. Diesel ha già dichiarato che tornerà volentieri nei panni di Riddick, dopo The Chronicles of Riddick, il successo planetario e l'apprezzamento anche della critica. È la riscoperta dell'horror coniugato con il linguaggio della fantascienza e lo sfruttamento del classico deviante sociale che finisce con il diventare l'unica carta utile alla sopravvivenza. Nel secondo capitolo si innestano tutta una serie di stili e concetti derivativi che hanno indebolito la forza della prima puntata.

Salvate il soldato Ryan
Fu scelto proprio da Steven Spielberg, uno dei monumenti della regia del XX e del XXI secolo, dopo aver visto il suo cortometraggio Multifacial. Insomma, sembra una investitura. Però qui capitò una cosa strana: preso dentro il personaggio del corpulento soldato Caparzo, Diesel, sostanzialmente, non riuscì più a liberarsene. Da allora solo ruoli da duro, macho, sportivo ed eroe, niente più macchina da presa, sceneggiature e montaggio. Sarà, chissà se il tempo riuscirà a regalarci un Vin Diesel impegnato...

Fast & furious
Sotto molti aspetti, il primo capitolo di Fast & Furious ha favorito una riscoperta. Gli anni Settanta avevano caricato l'automobile di tanti significati: pellicole come Christine la macchina infernale o Duel, avevano, in un certo senso, travalicato il concetto di macchina e consegnato quell'ammasso di gomma e ferro alle cronache dantesche o bibliche. Simbolo satanico e del male in senso assoluto, l'automobile aveva perso quel canone di bellezza tecnologica e status symbol che molti le attribuiscono. Furono Rob Cohen e Vin Diesel a restituirle pochi concetti ma chiarissimi: velocità, distruzione, belle donne. Semplice e cristallino. Il risultato al box office fu eccellente. Tanto bastò per regalarci dei sequel francamente dimenticabili e la faccia mono - espressione di Paul Walker. Insomma, non tutte le ciambelle riescono col buco.

xXx
È il film che fece scoprire al pubblico americano Asia Argento. Dagli USA ancora non ce l'hanno perdonata. Un affronto, però, secondo solo al film di Rob Cohen, qui ancora una volta insieme al suo attore feticcio, il nostro Vin Diesel. Fin dalla premessa la pellicola appare risibile: uno spericolato atleta, audace specialista di sport estremi, è ingaggiato dalla CIA per una missione a Praga. Nel disastro geopolitico post – Guerra Fredda c'è proprio spazio per tutto... e tutti. Il film ebbe un successo planetario che purtroppo aprì la strada a dei sequel imbarazzanti.

Prova a incastrarmi Una firma eccelsa del cinema a stelle e strisce prende di petto uno dei casi giudiziari degli Stati Uniti: il processo per mafia più lungo della storia. Per far ciò, Lumet non sceglie uno dei volti classici della mala a stelle e strisce, un Al Pacino o Bob De Niro, scelte ovvie, ma la butta sulla provocazione e si affida a Vin Diesel, cercando di colmare con la rocciosità del personaggio e la voce cavernosa le comprensibili carenze dal punto di vista recitativo. Ne esce fuori una storia fuori dai canoni alla Lumet, in cui le sfumature tragicomiche ci portano subito a fare il tifo per i cattivi.

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