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Tutto Moretti in dvd

L'autore che raccontando se stesso ha raccontato il paese.
di Pino Farinotti

Il caimano
Nanni Moretti (Giovanni Moretti) (71 anni) 19 agosto 1953, Brunico (Italia) - Leone.

lunedì 12 gennaio 2009 - Focus

Il caimano
La Warner edita La messa è finita e, all'interno di un cofanetto, Il caimano. E così Nanni Moretti è rappresentato attraverso tutti i suoi titoli fondamentali. Ho più volte detto, e scritto, che Nanni Moretti è forse l'unica prova dell'esistenza in vita del cinema italiano. Anch'io, come molti, ho rilevato un salto di qualità del nostro cinema coi due recenti titoli, riconosciuti a Cannes, Gomorra e Il divo. Tuttavia niente da beatificare, due bei segnali, ecco tutto. E dico che Gomorra probabilmente vincerà l'Oscar. Trattasi infatti di storia ben attrezzata in quel senso: un'Italia rappresentata secondo codici graditi in California e dovunque, camorra, famiglie, violenza, Napoli, mafia eccetera, si sa. Una sorta di Oscar "etnico" dunque. Ci sarebbe da augurarsi che non arrivasse. Tornando a Moretti: fa film da 33 anni, da quando era un ragazzino. Finita l'epoca dei giganti, il nostro cinema ha prodotto autori (non farò nomi) che esordivano sempre, titolo dopo titolo, in cerca di un'identità che quasi mai riusciva a comporsi. Di tanto in tanto ecco qualche discreta individualità, qualche titolo capace di affermarsi. Ma anche in quei casi il profilo era discreto, magari buono, mai alto. I giganti continuavano ad essere altri, lontani.
Moretti ha trovato subito un'identità che ha naturalmente rivisto rispetto alla maturità, alla cultura e a ciò che accadeva nel paese. La formula è semplice, ed appartiene a pochissimi autori del cinema, non solo italiano. Nanni ha sempre detto cose importanti con leggerezza colta: ridi e sorridi per i suoi film, ti racconta e ti spiega e stai dalla sua parte, perché, generalmente, stare dalla sua parte significa non deprimersi e sperare che comunque, le cose miglioreranno, e comunque, in tanto stupido, ingiusto e grottesco che c'è in giro, puoi sempre concentrarti su qualcuno che ti sta intorno, che ti passa una piccola formula quotidiana di sopravvivenza, e ti puoi sempre difendere con l'ironia e, dopotutto, domani sarà un altro giorno. Alcuni stralci dei suoi film sono nella memoria popolare: la ragazza di Ecce Bombo che "fa cose, vede gente". E Nanni, sempre più spazientito, non riesce proprio a farle dire di cosa viva. Oppure la battuta, citatissima, di Nanni, nel film Aprile, che assistendo al dibattito televisivo fra Berlusconi e D'Alema, stravolto dice: "Di' qualcosa, D'Alema rispondi. Non ti far mettere in mezzo sulla giustizia proprio da Berlusconi! D'Alema, di' una cosa di sinistra, di' una cosa anche non di sinistra, ma di' qualcosa."

Sinistra
Nel tempo il regista-attore ha evoluto poetica e racconto attraverso uno sguardo sociale mai generico o massimalista, ma giocato sulle vicende personali e sempre garantite da una naturale ironia e umanità. Moretti, uomo di sinistra: ma di quella vera e solidale, quella morale, quella che "i privilegi ti fanno star male". La sinistra dei partiti, delle coalizioni, degli ulivi eccetera, non è la sua, perché è lontana dagli aggettivi scritti sopra. E di tanto in tanto l'artista, motivatissimo, usciva dal cinema per essere più diretto. Due suoi interventi sono ormai storici: quando nel febbraio del 2002 dal palco di piazza Navona attaccò Rutelli e D'Alema, accusandoli di inadeguatezza e incapacità e quando, ancora a Navona, nel luglio del 2008 se la prese con la Guzzanti e Grillo che avevano stravolto lo spirito della manifestazione, ostaggi delle loro battute aggressive e fuori luogo, senza misura, senza stile, solo per strappare una risata a basso costo. Due "navone" dunque contro categorie diverse, i politici e i giullari.
Ma un prezzo, Moretti, alla politica lo ha pur dovuto pagare. Nel 2006, i politici citati sopra insistettero perché Moretti facesse un film "elettorale", imponendogli una militanza che non era la sua. Nanni accettò malvolentieri e diresse Il caimano. Ma in qualche modo prendeva le distanze, dichiarando, in due sequenze: "vogliono che faccia un film di sinistra, non ne ho voglia", e ancora "non voglio fare un film su Berlusconi, sto preparando una commedia". Era una excusatio esplicita e plateale che comunque non riuscì a esorcizzare l'iniziativa. Infatti il segmento privato, non politico del film è alla Moretti, ma l'ingerenza politica era troppo pesante, con quel finale di Moretti (che fa Berlusconi) che si allontana in macchina mentre dietro, sullo sfondo, si vedono gli spari e le esplosioni della guerra civile. Metafore e misure davvero troppo anomale e lontane da quelle solite. Ma il miglior Moretti è forse quello de La stanza del figlio. Dove il regista affronta il tema del dolore – la morte del figlio, appunto - con toni perfetti, gestendo equilibri sentimentali difficili, e facendo leva sul quel dolore anomalo ed estremo per una riflessione sui rapporti e sul destino. E certamente non è casuale l'attribuzione della Palma d'oro a quel titolo. Un film che avvicinava l'autore a... quei giganti.

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