L'attore compie settant'anni.
di Pino Farinotti
Da Tex a Ringo
Gregory Peck, Randolph Scott, Robert Mitchum, George Montgomery. Cosa c'entrano con Giuliano Gemma? C'entrano, solo che il rapporto è capovolto. I divi detti sopra sono stati gli ispiratori, nei vari decenni, di Tex Willer, Gemma gli ha dato corpo e volto al cinema (Tex e il signore degli abissi). Ho voluto cominciare col massimo ed eterno eroe dei fumetti, con qualcosa che fa parte di una mitologia consolidata, per introdurre un attore, un personaggio che ha frequentato, per lo più, un versante bello e ingenuo, pulito e avventuroso, del cinema.
Gemma è quasi sempre stato considerato un esemplare estetico da metter lì, un protagonista da favola cinematografica, ma niente di serio. Giovanissimo, ha impostato il suo personaggio su due attitudini che certamente possedeva: l'appeal e la fisicità. Stuntman, ottimo atleta, fisico armonioso, volto magnifico. Ma soprattutto, dopo le prime, brevi apparizioni, eravamo alla fine degli anni cinquanta, ha messo a fuoco il modello che più gli apparteneva, e lo seduceva: l'eroe. Sono tali tutti i personaggi dei suoi inizi. Duccio Tessari lo vuole protagonista, per la prima volta, in Arrivano i Titani (1962), un "peplum" magnificamente anarchico. Tessari sarà per Gemma il primo riferimento, ciò che Fellini è stato per Mastroianni e Monicelli per Gassman. L'eroe è Krios, il più giovane dei Titani, che ha l'incarico di punire Cadmo, il tiranno che si crede divino. Poco dopo Gemma è Erik il vichingo, il navigatore che... scoprì l'America mezzo millennio prima di Colombo. Altro che eroe, dunque. Gemma guarda da sempre a un esempio "artistico" strepitoso, Burt Lancaster. Lo ha visto, ragazzino, in un film irresistibile, La leggenda dell'arciere di fuoco, dove Lancaster, volteggiando (lui, non lo stuntman) fra alberi e mura di castelli, fa Dardo, una sorta di Robin Hood che protegge il popolo lombardo dal tiranno Barbarossa. Nel 1971, Gemma diventerà proprio Robin Hood nell' Arciere di fuoco, imponendo il titolo al regista Ferroni, che non ne era entusiasta. Robin Hood, dunque l'eroe degli eroi. Appunto. Ma c'è di più: sul set del Gattopardo, Gemma, nei panni di un generale garibaldino (ma guarda, un altro eroe) aveva incontrato proprio Burt Lancaster, l'attore-atleta che sapeva rappresentare alla perfezione anche un principe siciliano dell'epoca dei Mille. Quando Sergio Leone irrompe coi suoi western, ecco che Duccio Tessari si inserisce in quello spazio, con canoni diversi da quelli del maestro, ma di qualità. Il suo testimone non può essere che Giuliano, nel ruolo di Ringo. E Ringo diventa un sortilegio del cinema, un richiamo indispensabile a definire lo spaghetti western. Il ritorno di Ringo, con Gemma che fa un reduce della guerra civile, è un grande film anche fuori dal contesto del genere. Ringo, eroe del west. Anche se il richiamo arriva da lontano, dal western vero, da John Wayne che faceva appunto Ringo, in Ombre Rosse di John Ford. Eravamo nel 1939. Dunque un'altra parentela nobile per Gemma: dopo Lancaster, Wayne.
Gemma si toglie un'altra soddisfazione delle sue. Quando era tempo ha fatto il militare con un ragazzo, coetaneo, che vagamente gli assomigliava ed era, è innegabile, un atleta migliore di lui. Era Nino Benvenuti, che sarebbe diventato.... sappiamo. Giuliano riesce a convincere Nino a fare l'attore. Il pugile si presta nel modo giusto: l'ironia, il prendersi in giro. Il direttore è ancora una volta Tessari che ha subito un problema tecnico, di ripresa. Il fatto è che Nino sa come si tirano i pugni sul ring, ma non sul set. Il suo braccio è talmente veloce che la macchina non riesce a riprenderlo. E allora è Giuliano che media. Sì, insegna al campione del mondo a boxare. Insomma ecco un altro capitolo della sua vocazione: come toccare le leggende.
Il declino dell'eroe nell'epoca della militanza
Ma qualcosa sta accedendo, purtroppo. Il cinema sta cambiando. Comincia quella lunga stagione in cui un tipo come Gemma non funziona più, tanto meno funzionerà l'eroe. Nel nuovo cinema prevalente, guai se fai vedere qualcosa di bello, di nobile e di epico. Devi mostrare un sociale più triste del dovuto, devi illustrare un paese molto peggiore di quanto non sia nella realtà. Soprattutto il cinema deve vedersela con la politica e la militanza, che ne prendono possesso e che producono un allontanamento progressivo da parte del grande pubblico. Così negli anni belli della forma fisica che poteva sposarsi alle possibilità espressive Gemma viene emarginato. Lui come altri, un Franco Nero per esempio, un altro attore pieno di appeal (e di bravura) che ha dovuto diventare il recordman mondiale in lingue, emigrato in una trentina di Paesi per lavorare. Nel nuovo corso i caratteri dominanti saranno i Silvio Orlando, a proposito di appeal e fisicità. Ma certo Gemma non scompare, anzi cerca di adeguarsi, di salvare il salvabile, diciamo così. Deve cambiare attitudine e pelle. E si impegna per farlo. Gemma non è un virtuoso della recitazione, ma cerca di evolversi. Insomma, ricomincia da capo. Rinuncia al doppiatore, quel Pino Locchi (Curtis, Bronson, Connery fra gli altri) capace di portare agli attori, non solo a Gemma, un'addizione di bravura davvero decisiva, e lavora sulla voce. Ed eccolo in ruoli diversi, complessi. E dimostra di essere migliore di quanto il movimento del cinema lo ritenesse. Monicelli lo impiega in Speriamo che sia femmina nel ruolo di un amministrativo insignificante e gretto, ma tutti gli uomini lo sono in quel film. Performance corretta di Gemma, ma da non riconoscerlo. Altre due menzioni: la parte ne Il deserto dei Tartari, dal romanzo di Buzzati, dove interpreta il dolente maggiore Mathis, personaggio complesso e dolente, gli porta un riconoscimento ufficiale e importante, il David di Donatello. E infine ricordiamolo nel Prefetto di Ferro, nei panni del famoso prefetto Mori che, su ordine di Mussolini, venne inviato in Sicilia a combattere la Mafia. Un ultimo eroe. Il resto sono... titoli di coda, come la televisione e i "camei", e come le sue passioni che continua ad alimentare, lo sport e la scultura. L'eroe Gemma non ha avuto vita lunga, l'attore invece continuerà, oltre i suoi settant'anni di vita e cinquanta di cinema.