Il ballo di fine anno
L'immagine di Carrie in piedi sotto lo scroscio di sangue è entrata con prepotenza nella storia del cinema offrendo un'alternativa gore al classico ballo di fine anno tanto in voga negli Stati Uniti. Quel film, tratto da un racconto di Stephen King e ispirato vagamente a L'esorcista, ispirò a sua volta generazioni di cineasti. Quattro anni dopo l'uscita dell'opera di Brian De Palma, Paul Lynch prese in prestito l'ambientazione di Carrie - Lo sguardo di Satana per realizzare Non entrate in quella casa, al quale fece seguito una serie di tre film, tutti trascurabili, che ruotavano intorno al ballo di fine anno (Prom Night II: il ritorno di Bruce Pittman, Prom Night III: l'ultimo bacio di Ron Oliver e Peter R. Simpson e Prom Night IV: Deliver Us from Evil di Clay Borris). A quasi trent'anni di distanza dalla messa in scena di Non entrate in quella casa, il testimone passa dalle mani del regista inglese a quelle di Nelson McCormick, autore del remake. Prima che venisse coinvolto McCormick (noto più in ambiti televisivi che cinematografici per aver diretto qualche episodio di Alias, CSI: Las Vegas, Cold Case - Omicidi irrisolti, E.R.- Medici in prima linea, Nip/Tuck e Prison Break), i produttori Marc Forby e Neal H. Moritz avevano già deciso di realizzare un film ispirato al thriller di Lynch che potesse coinvolgere un pubblico moderno e più sofisticato. La sceneggiatura doveva concentrarsi sulla tensione e l'elemento slasher doveva avere un ruolo marginale rispetto alla suspense. "Il cinema post-Saw si è spinto al limite massimo per quanto riguarda l'esibizione della violenza" ha dichiarato Forby. "Noi volevamo invece tornare al thriller classici della vecchia scuola".

Il realismo come metodo per incitare alla paura
Sono stato molto influenzato dai popcorn-horror come Halloween e Venerdì 13, ma quello che mi spaventa veramente sono i film che sembrano realistici. In pellicole come Un tranquillo weekend di paura e Ore 10: Calma piatta, il terrore è più profondo perché le situazioni sono veramente reali ed è su queste sensazioni che volevo basare il mio film. Nel prepararmi alla regia di Che la fine abbia inizio ho visto il documentario The World's Best Prom che mostra quanto la città (Racine, nel Wisconsin, NdR) era coinvolta nel ballo. Segue gli studenti al loro ultimo anno e quello che succede prima di arrivare al ballo e prosegue anche dopo la loro magica notte. Ho voluto che gli attori del mio film lo vedessero perché si rinfrescassero la memoria sul ballo. È un rito di passaggio e un cambiamento di età, che per molti ragazzi assume una grande importanza. Volevo riportarli a quel momento.

Il ballo di fine anno, ovvero la morte della giovinezza
Una delle cose migliori di questa sceneggiatura, è il mix di generi, perché è un film poliziesco intrecciato a un horror giovanile. C'è un poliziotto che ha una seconda possibilità di portare davanti alla giustizia un assassino, che a sua volta è un uomo ossessionato, spinto alla follia da una studentessa che deve assolutamente possedere, fino al punto di uccidere chiunque si metta in mezzo tra loro. L'assassino si immagina un rapporto che in realtà non esiste. C'è qualcosa di molto umano in questo. Forse non a questi livelli estremi, ma tutti noi abbiamo desiderato molto qualcosa e abbiamo avuto un'ossessione, quindi possiamo identificarci con questa persona ad un certo livello. Non è semplicemente una macchina per uccidere che cerca di portare a termine il maggior numero di omicidi possibile. Infine c'è questa ragazza che sta vivendo la notte più magica della sua vita, quella del ballo studentesco, un evento che è sinonimo della fine della giovinezza, anzi, mi spingerò oltre, a livello metaforico rappresenta la morte stessa della giovinezza.