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Il resto della notte e dell'Italia

Esce mercoledì il secondo lungometraggio di Francesco Munzi, racconto di formazione e ritratto di un'epoca.
di Marzia Gandolfi

L'integrazione impossibile

lunedì 9 giugno 2008 - Incontri

L'integrazione impossibile
Ancora una volta Francesco Munzi, giunto al suo secondo lungometraggio, costruisce un film che aspira a una difficile, forse impossibile integrazione. Da una parte la borghesia alta con le nevrosi e le piscine e dall'altra gli "altri" col desiderio e la fame delle promesse dell'occidente. Gli assediati e gli assedianti di nuovo a confronto in un dialogo muto che passa attraverso un atto di violenza, "rubando", insieme ai gioielli, l'innocenza e la vita. Lasciata Ostia per Torino, Munzi mette in scena e indaga nella loro complessa interiorità la vita di tre famiglie, destinate a incontrarsi e a condividere, durante una rapina in villa, il medesimo tragico destino. Il resto della notte è pure un racconto di formazione e il ritratto di un'epoca, uno sguardo acuto gettato sul presente della nostra Italia, attraverso il traumatico incontro/scontro con il diverso. Prossimo a Saimir (l'adolescente albanese dell'esordio), Victor (adolescente rumeno nel secondo lungometraggio) è la voce da un altro mondo sofferente e smarrito, più appello che minaccia all'adolescenza protetta di Anna, figlia di un industriale e di un mondo distratto e illusoriamente autarchico. Per la seconda volta il regista romano, memore della lezione neorealista, adotta (nell'epilogo) lo sguardo di un ragazzino che guarda questo mondo con la misura di chi osserva la realtà senza giudicarla, preferendo al fervore del moralista o all'astensione del qualunquista, l'espressione forte di un punto di vista. Il punto di vista su un mondo senza rete, affollato di lingue sconosciute e corpi ammassati nelle palazzine ghetto tra le tangenziali.

Cronaca e finzione
Il mio film si ispira a uno dei tanti casi di cronaca nera che avvengono nel nostro paese: una rapina in una villa e un solido intreccio narrativo per raccontare e incrociare le vite dei rapitori e quelle delle loro vittime, nelle giornate precedenti al crimine. L'idea che poi ho realizzato è stata quella di creare dei personaggi lontanissimi per carattere, attitudine e ceto e intraprendere con loro un viaggio metaforico nella contemporaneità del nostro paese. Il resto della notte non è un film a tesi e non vorrei in alcun modo che venisse fatto oggetto di strumentalizzazioni politiche. Quando ho scritto il film non si parlava ancora di "questione rumena", il caso ha voluto che proprio durante la presentazione a Cannes del mio lavoro, emergesse con prepotenza sui media il problema sicurezza. In nessun modo ho cavalcato la cronaca, al contrario e purtroppo l'ho anticipata.

L'altra Italia
Il mio film non mancherà di spiazzare tanto la destra che la sinistra, perché restituisce la complessità della realtà italiana, che la politica, per ragioni fisiologiche, tende sempre a semplificare. Il mio secondo lungometraggio è abitato innanzitutto da persone e non da numeri, e quando ti avvicini così tanto a un essere umano, le cose cambiano e si complicano. Il film non ha certo l'ambizione di essere un trattato sociologico o di raccontare la vita della comunità rumena in Italia. Gli stranieri sono una grandissima risorsa culturale per questo paese e non era certo mia intenzione o intenzione del film, screditarli. Ero piuttosto interessato a muovermi nella zona d'ombra, dove si aggirano e sopravvivono gli emarginati che anelano ad un futuro migliore ma si dimenano senza obiettivi precisi, diventando aggressivi e pericolosi per sé stessi e per gli altri.

Una giovane speranza
Nel mio film nessuno è innocente, nessuno è indenne dalla corruzione morale, nessuno si salva. Se con Saimir avevo costruito un personaggio eroico capace di tirarsi fuori con grande volontà dalle difficoltà economiche e sociali in cui era cresciuto, nel Resto della notte mi muovo in una dimensione decisamente più complessa e ambigua, che esploderà nella tragedia finale. Soltanto Victor, il fratellino minore di uno dei rapinatori, prenderà coscienza di sé e del mondo, del bene e del male, attraverso il dolore della perdita. La morte del fratello è il punto da cui ripartire da capo e in maniera diversa. In Victor risiede tutta la speranza del domani.

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