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Venezia: vincitori e vinti

Ange Lee si aggiudica il Leone d'oro assegnato da una giuria che, cercando di accontentare tutti, è andata anche contro il regolamento della Mostra.
di Alessandro Regoli

Il Leone d'Oro guarda a Oriente

domenica 9 settembre 2007 - News

Il Leone d'Oro guarda a Oriente
Ancora una volta, per il terzo anno consecutivo, il Leone d'Oro volge il suo sguardo a Oriente (sono undici i leoni assegnati a registi asiatici dal 1989 a oggi). Se nel 2005 era andato ad Ang Lee per la commovente storia dei cowboy-gay di Brokeback Mountain e nel 2006 a Jia Zhang-Ke per Still Life, la 65° edizione del Festival di Venezia vede trionfare per la seconda volta il regista taiwanese, da oltre vent'anni residente negli Stati Uniti che, con Lust, Caution, racconta la storia di Wang Jiazhi, una ragazza della resitenza che, nella Hong Kong degli anni '40, deve sedurre un potente politico che collabora con gli invasori giapponesi per poterlo uccidere. Una storia di intrighi e complotti sullo sfondo della seconda guerra mondiale su cui finisce per prendere il sopravvento il germe della passione e della lussuria. Il film di Ang Lee si è anche aggiudicato il premio Osella per il miglior contributo tecnico per la fotografia di Rodrigo Prieto.

Un passo indietro: i pronostici della vigilia
Mai come quest'anno la Mostra sembra essersi decisa al fotofinish. I pronostici della vigilia per il Leone d'Oro erano equamente divisi tra In the Valley of Elah di Paul Haggis, La Graine et le Mulet di Abdellatif Kechiche e Lust, Caution di Ang Lee. A questi si era aggiunta all'ultimo istante la candidatura di 12 di Nikita Mikhalkov, thriller psicologico e film di denuncia del dramma ceceno. A far da guastatore il Redacted di Brian De Palma, duro atto d'accusa nei confronti del sistema informativo americano.
A contendersi la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile erano George Clooney nella parte dell'avvocato Michael Clayton, Casey Affleck nel ruolo del traditore in L'assassinio di Jesse James, e Tommy Lee Jones, veterano del Vietnam in In the Valley of Elah.
Per la miglior interpretazione femminile i favoriti erano l'esordiente Tang Wei di Lust, Caution e Kierston Wareing di In questo mondo libero di Ken Loach. Sullo sfondo la candidatura di Cate Blanchett nel ruolo dell'androgino Jude, uno dei sei personaggi (e forse il più riuscito) che, in Io non sono qui interpreta il Bob Dylan degli anni '60, il Bob Dylan cinico che abbandona il folk per imbracciare la chitarra elettrica nel famoso concerto inglese che ormai ha fatto storia.

Un premio per (quasi) tutti
La giuria, composta da sette registi (Catherine Breillat, Jane Campion, Emanuele Crialese, Alejandro González Iñárritu, Ferzan Ozpetek, Paul Verhoeven e il presidente Zhang Yimou), ha assegnato i premi cercando di accontentare tutti i principali candidati della vigilia.
Ormai sfumato il Leone più ambito, Mikhalkov si è aggiudicato il Leone d'oro per il complesso dell'opera mentre l'interpretazione dei dodici attori, i giurati che devono decidere del futuro di un giovane ceceno, non è stata presa in considerazione nemmeno per una menzione speciale.
Il Leone d'Argento per la Miglior Regia è andato a Brian de Palma mentre, un po' a sorpresa il Premio speciale della Giuria è andato ex aequo a La Graine et le Mulet (anche questo un premio che sa di risarcimento per il Leone d'oro mancato) e a Io non sono qui di Todd Haynes.
Difficile da comprendere il premio assegnato a Brad Pitt come miglior attore per L'assassinio di Jesse James mentre Cate Blanchett si è aggiudicata la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile convincendo tutti. Da ricordare anche Hafsia Herzi, la giovane attrice emergente di La Graine et le Mulet che ha vinto il Premio Mastroianni.
A restare fuori dai giochi In the Valley of Elah, dato tra i possibili vincitori di un premio importante (Leone d'Oro, Coppa Volpi maschile), George Clooney per il quale si ipotizzava un premio per il miglior attore e i film italiani che in questa edizione hanno fatto più notizia per le performance erotiche di Elio Germano e per le dichiarazioni di Fanny Ardant che per la qualità delle opere presentate.

Regole fatte per essere infrante
Il regolamento della Mostra prevede che i premi per i lungometraggi vengano assegnati senza possibilità di ex aequo e che ai film premiati con il Leone d'Oro, il Leone d'Argento o il Premio Speciale della Giuria non possa essere assegnata la Coppa Volpi (maschile e femminile) né il Premio Mastroianni, ma eventualmente solo una delle due Oselle.
Regole fatte per essere infrante visto che la giuria ha attribuito il Premio speciale della Giuria ex aequo a La Graine et le Mulet e Io non sono qui e Cate Blanchett, interprete del film di Todd Haynes, si è aggiudicata la Coppa Volpi Femminile e ad Hafsia Herzi è andato il Premio Mastroianni per la sua interpretazione in La Graine et le Mulet.
Una triplice violazione del regolamento giustificata da Marco Müller che in conferenza stampa ha dichiarato: "La giuria ci ha comunicato che dopo una lunghissima discussione non riusciva a trovare l'accordo sul Gran Premio della Giuria e ci ha chiesto una deroga sull'ex-aequo e sulla cumulabilità tra il Gran Premio stesso, Coppa Volpi e Coppa Mastroianni. A questo punto ho chiesto al presidente della Biennale, Davide Croff, di convocare un cda che ha approvato le tre deroghe richieste dalla giuria".

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