Venice, Los Angeles. Giracchiare su una bicicletta, sbafare il caffè ogni mattina nello stesso locale, perdere tempo nel proprio negozio di sgabelli (rigorosamente) a tre gambe, parlare, discutere, quasi convivere con l'amico Dennis. Quello che fa Chip, quarantenne piuttosto fascinoso, è sostanzialmente questo. Poi ci sono gli altri. E le altre. Le persone che, da ex alcolista pulito da quasi dieci anni, segue nel programma di recupero e le donne che, in un modo o nell'altro, rimangono tassativamente colpite da lui. Dal suo aspetto artificiosamente sdrucito magari, dalla capacità di "risolvere i problemi" e di dire la cosa giusta al momento giusto, forse da quel punto di vista aperto sulle relazioni che poi finisce con lo stancare.

È un trascinarsi d'altri tempi quello di Chip, qualcosa che ha a che fare con una versione piuttosto stilosa della filosofia hippy, mancanza di cellulare compresa.

Con un grande senso di colpa a carico, Chip sta per essere sfrattato dal suo negozio e come se non bastasse va ad innamorarsi della ragazza su cui ha puntato gli occhi il suo migliore amico. Ma nulla sembra turbarlo, apparentemente.

Flaked, otto episodi che si guardano davvero come un film di quattro ore, non cerca l'empatia facile con lo spettatore, scavando a fondo in un personaggio così integrato nell'ambiente in cui si muove da finire con l'assomigliare ai locali, alle stradine pedonali, al kombucha che beve in quantità.

All'esterno di una quietezza contagiante, dentro incapace di fare fede a qualsiasi decisione, a costo di compromettere ogni cosa, Chip è un uomo fragile, mostrato nelle sue contraddizioni più dolorose: vorrebbe dire "no", ma dice "sì" e viceversa, spesso se la passa con un "forse".

"Sembra una comunità online che però esiste nella vita vera" dirà Topher, il geniaccio del computer a cui Chip farà da sponsor nel programma di recupero, riferendosi a Venice: appartamenti, mansarde spacciate per monolocali, magazzini, una casa straricca, soltanto in lontananza la spiaggia con le palme. Un posto reale, ma chiuso, in cui girare a vuoto. Del resto, Chip è un esperto in questo. Non fa altro e non vuole fare altro. Anche creatore con Mark Chappell, Will Arnett azzecca il ruolo di una vita, quasi scrivendoselo addosso.

Ma Flaked non è una confessione, né il resoconto biografico di un personaggio in caduta libera, soprattutto è una storia sull'importanza dei sentimenti e sul peso delle nostre azioni. Nel legame con l'amico Dennis, spesso, Chip trova uno specchio in cui guardare le proprie bugie e i sotterfugi in cui, malgrado se stesso, si trova invischiato.

Ritratto intimo di un uomo in stallo e di un'amicizia vera che non può essere annientata dalle rivalità amorosa, la nuova serie Netflix mescola la commedia al dramma, senza inclinare a grandi squilibri, restituendo un'instabilità diffusa che appartiene anche agli altri personaggi.

Prima di tutto a Dennis, insicuro per vocazione, così come a sua madre, interpretata da una strabordante Kirstie Alley, all'amico fattone Cooler, di una mitezza e di un candore che sfiorano la stupidità, o all'ex moglie di Chip, cui dà volto e corpo una ritrovata Heather Graham. Tra le produzioni seriali più attese dell'anno, la serie di Arnett vanta registi con una cifra ben precisa. Wally Pfister, cinematographer di larga fama e autore di Transcendence, dirige quattro episodi, aprendo e chiudendo il cerchio, nel mezzo si alternano la coppia Josh Gordon & Will Speck, al lavoro insieme anche in Blades of Glory - Due pattini per la gloria, e Tom DiCillo, suoi i cult Johnny Suede e Si gira a Manhattan.