La scuola serale

Teddy Walker non è mai riuscito a prendere il diploma. La sua vita da adulto però non sembra essere così male: lavora in un ristorante, ha una ragazza a cui ha chiesto di sposarlo ed ostenta più soldi di quanti in realtà ne abbia con la complicità del suo miglior amico. Tutto cambia quando il suo locale viene incidentalmente distrutto ed è costretto a trovarsi una nuova occupazione. Diplomarsi diventa quindi necessario e Teddy si iscriverà ad una scuola serale dove tutti i suoi compagni di classe sembrano più disperati e strambi di lui e la loro insegnante determinata a farli rigare dritti. Raggiungere l'obbiettivo non sarà però un'impresa semplice ed il preside della scuola farà di tutto per ostacolare loro il percorso.

Kevin Hart è la mente dietro il soggetto del film nonché assoluto protagonista. L'attore diventato celebre grazie alle commedie dell'amico Judd Apatow (40 anni Vergine) e agli spettacoli di stand-up comedy, qui dimostra l'innata capacità di gestire da solo un lungometraggio, intercettando un tipo di argomentazioni molto attuale.

Gli attori che gli fanno da spalla sanno comunque tenere bene i suoi tempi comici e ben si adattano ad una comicità a volte ai limiti del politicamente corretto.

Proprio questa disinvoltura nel fare ironia su tematiche "scottanti" (la più gettonata è quella, ovviamente, del colore della pelle) rende il film sostanzialmente piacevole ad una visione superficiale, soprattutto per un pubblico americano più vicino a un certo tipo di umorismo. È meno efficace invece se si è alla ricerca di un qualcosa leggermente più elaborato.

La scrittura del film si ferma infatti ad un livello base, quasi se ne volesse ricavare un cortometraggio. Alcune scene si soffermano sempre sullo stesso soggetto, ricalcando gli esempi di una comicità un po' più lenta rispetto al classico susseguirsi di gag (non a caso uno degli sceneggiatori compare tra i creatori di Cattivi Vicini), che in questo contesto riesce solo nell'obbiettivo di disinnescare il ritmo attoriale di Hart. La pluralità di voci, rappresentate da tutti i membri dell'intera classe, distrae da questa mancanza di struttura, ma non riesce a togliere del tutto la sensazione che a volte ci si trovi di fronte ad un'ostentazione fuori tempo massimo per la risata. C'è sempre quella battuta di troppo che fa perdere il ritmo. 