In Pericle il nero Mordini trasferisce l'ambientazione del romanzo di Ferrandino da Napoli a Bruxelles. Al cinema.
di Roy Menarini
Un tempo, all'epoca d'oro della commedia nazionale, il personaggio dell'italiano all'estero svolgeva sostanzialmente due ruoli: la conferma dei nostri stereotipi in luoghi lontani, e la messa a prova dell'identità tricolore nei confronti di costumi, stili di vita e comportamenti a noi sconosciuti. Film come Riusciranno i nostri eroi..., Fumo di Londra, Il gaucho attuavano dunque questo doppio registro di distanziazione e conferma - per non parlare del cinema sulla nostra migrazione, capitanato da Pane e cioccolata. Di tutto questo si è ricordato anche Checco Zalone con il suo recente Quo vado?, costruito evidentemente su questa tradizione.
Se usciamo dal territorio della commedia, l'estero è quasi sempre luogo di malaffare o pericolo. In questi anni ce lo hanno insegnato Una vita tranquilla, Anime nere, Alaska, Gomorra - la serie, La prima luce e altri film, spesso diversi tra di loro ma pur sempre centrati su questo ossessivo confronto tra radici italiane, spesso meridionali, e sistemi sociali eteronomi.
Fa una certa impressione, in Pericle il nero, che Stefano Mordini abbia spostato l'ambientazione del romanzo di Giuseppe Ferrandino da Napoli a Bruxelles, perché emerge inevitabile una eco delle cronache provenienti dal Belgio, dipinto dai media come un paese culturalmente fallito, covo di terroristi e di utopie finite a ramengo, di camorra e 'ndrangheta in trasferta, ma pur sempre capitale dell'Europa presunta unita.
Non sappiamo se Pericle il nero abbia anche questa ambizione metaforica, di farsi cioè portatore di una visione del Continente tutt'altro che ecumenica e ottimista. Certo è che ambientare parte della trama a Calais - luogo dell'imbarco per quella Gran Bretagna in bilico sull'uscita dall'Unione, oltre che posto terribile dove i migranti affamati e assetati cercano di sfuggire alla loro condizione - non sembra un caso, anche perché lo scalo sembra diventare un limite invalicabile invece che un sito di transito per l'altrove.