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Lui è tornato, e Hitler imitò Zalone

Il film di David Wnendt racconta del führer reclutato come comico. Noi abbiamo Zalone che usa lo stesso registro. Anzi, l'ha usato prima.
di Pino Farinotti

Lui è tornato

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Oliver Masucci (55 anni) 6 dicembre 1968, Stoccarda (Germania) - Sagittario. Interpreta Adolf Hitler nel film di David Wnendt Lui è tornato.
lunedì 2 maggio 2016 - Focus

"Lui è tornato" è un romanzo di Timur Vermes, diventato film per la regia di David Wnendt. È una storia, divertente ma anche allarmante, magari pericolosa. Racconta di Adolf Hitler che si ritrova ai giorni nostri, nella "sua" Germania, ne prende atto e decide di... tornare all'antico, ai suoi tempi. E i tedeschi gli credono e lo seguono. Sintesi estrema che naturalmente va articolata. "Lui" si sveglia lacero e maleodorante in un giardino dismesso di Berlino. Non capisce cosa sia successo.

Hitler entra in uno spazio vasto, la porta di Brandeburgo, la gente lo crede un artista di strada, gli si fa intorno, si diverte, fa un selfie con lui.
Pino Farinotti

Incontra individui e comincia a capire, per cominciare il momento: è il 23 ottobre del 2014. E dunque eccola la sua Germania, a 69 anni dal 1945. C'è un giornalista televisivo che fiuta lo scoop e porta "Hitler" in redazione. E tutti vengono sedotti dalla personalità travolgente e dalla dialettica ancora più travolgente. Gli disegnano addosso un programma che batte tutti i record di audience. Il comico-führer porta i suoi argomenti, che sono gli stessi di "allora", che sembrerebbero purgati dal grottesco, satirico e surreale... sembrerebbero. E dunque ecco che il linguaggio, la proposta, le battute, non fanno prigionieri. "Lui" è rapidissimo nel capire le situazioni e rivolgerle a proprio favore. Fa zapping e si ritrova solo programmi di cucina, poi vede Angela Merkel. E non si capacita: "Incredibile, il Reich è in mano ai cuochi e a una donna goffa e senza carisma".


In foto una scena di Lui è tornato.
In foto una scena di Lui è tornato.
In foto una scena di Lui è tornato.
Hitler è sempre presente?

Invitato ai talk è abilissimo nel tenore delle risposte, secondo la situazione: "Perché porto i baffetti così, invece che a manubrio come il kaiser Guglielmo? Perché dovevo farli entrare in una maschera antigas". E una considerazione: "Ah, se Goebbels avesse potuto disporre della televisione e di internet!". E poi la visione del mondo e delle genti. Il dominio della razza ariana, gli ebrei, gli odiati polacchi, i nemici eterni inglesi e francesi. E poi gli immigrati, i clandestini: tutti da rimandare ai loro paesi, o magari da internare nei lager, che andrebbero ripristinati. Il comico diventa l'idolo del Paese.

Non ci sarebbe niente di male nel sorridere di battute e di memorie macabre e terribili. Di finzione, di comicità trattasi. Ma è proprio così?
Pino Farinotti

Gli autori insinuano che dopotutto nella coscienza, e nel recondito profondo dei tedeschi, Hitler è sempre presente. Quando il giornalista smaschera il comico e scopre che trattasi del vero führer, gli spara, ma l'altro ormai è invulnerabile. "Ti sei mai chiesto perché il popolo mi segue? Perché in fondo siete tutti come me... abbiamo gli stessi valori. Faccio parte di te". Sopra ho scritto "storia pericolosa". Da non sottovalutare. I pronunciamenti del film non sembrano rimanere lì, immobili. Quando gli autori lavoravano sul testo, Norbert Hofer, leader austriaco del Partito della libertà, estrema destra, xenofobo, non aveva ancora raccolto il 35% delle preferenze, ponendosi come serio candidato per il ruolo di presidente. Significa, e uso un'altra sintesi, magari paradossale, ma non del tutto, che a Hofer e ai suoi elettori è pervenuto un riflesso delle idee di "lui".


In foto una scena di Cado dalle nubi (2009).
In foto una scena di Che bella giornata (2011).
In foto una scena di Quo Vado? (2016).
Fantasmi del passato, comici del presente

Ma c'è di più, quel libro e quel film hanno scovato vecchi fantasmi tedeschi che possono essere estesi allo stato delle nostre democrazie. Hofer in questi giorni ha dichiarato che la barriera che ha chiuso il Brennero è indispensabile per fermare i clandestini. È un'affermazione non tanto lontana da quella del forse-führer. E qualche segnale, finora sbiadito per fortuna, arriva da oltreoceano. E c'è un altro rifermento, (quasi) divertente. Lo si deve allo stesso Vermes che ha dettato un contrappasso interessante: "In Germania il führer redivivo viene reclutato come comico. In Italia un comico diventa un politico con gradimento del 25%". L'uno e l'altro sono segnali su cui riflettere.

Noi abbiamo Checco Zalone, che, secondo costumi nostri, contesti e cultura diversi naturalmente, usa il registro di "lui". Anzi l'ha usato prima. Checco debella i terroristi facendoli correre in bagno con la dissenteria, sfotte le coppie gay, dissacra la politica nostrana col pretesto del posto fisso. Ma si fa perdonare il politicamente scorretto con la franchigia del grottesco e... degli incassi.
Pino Farinotti

Può farlo perché agisce in un Paese liquido, debole, e dalle identità sfuocate o perdute. Ma su da quelle parti è diverso: quelli sono luterani duri, non ridono, al massimo sorridono, e vanno in fondo. E quando ci si mettono prevalgono, sfidano e sono imbattibili, e sono estremi: gente, di lingua tedesca, che ha inventato la psicoanalisi, intuito la relatività, dominato la grande musica e reinventato le arti nella Repubblica di Weimar. "Estremi" significa che hanno anche inventato... Hitler. La Storia insegna, è un dogma. Lui è tornato dovrebbe insegnare che... la storia insegna.


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