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Vizio di forma e il 1969

Il regista Paul Thomas Anderson e il protagonista Joaquin Phoenix raccontano i retroscena del film.
di Gabriele Niola

In foto Reese Whiterspoon e Joaquin Phoenix in una scena del film.
Joaquin Phoenix (Joaquin Raphael Phoenix) (49 anni) 28 ottobre 1974, San Juan (Portorico - USA) - Scorpione. Interpreta larry Doc Sportello nel film di Paul Thomas Anderson Vizio di forma.

martedì 27 gennaio 2015 - Incontri

Quando si parla di noir al cinema la tradizione in materia è così grande che non si può fare a meno di pensare a tutto quello che è venuto prima, a quanto un regista o un attore si siano appoggiati alla vasta filmografia in materia, quanto si citi e quanto sia pura ispirazione. Per Vizio di forma "non c'era da guardare vecchi film o altro, tutto era nel libro, il tono è così unico che serviva solo quello" ha raccontato Joaquin Phoenix che nel film è Doc Sportello, un investigatore privato hippie nel 1969, un'era in cui la cultura hippie stava tramontando per lasciare spazio a quella della paranoia.
Ambientato subito dopo la strage di Charles Manson, il nuovo film di Paul Thomas Anderson tratto dall'omonimo libro di Thomas Pynchon, racconta di un'indagine che scoperchia altre possibili indagini, di un caso che ne contiene infiniti altri e di un detective continuamente fatto di marijuana che vive in una realtà allucinante. Il tono è davvero particolare. "Con Paul Thomas Anderson non si lavora come con gli altri" spiega uno sgualcitissimo e un po' stufo Joaquin Phoenix "lui comincia a tirare fuori dischi, libri e riferimenti a quel periodo è come se nel suo ufficio ricreasse quegli anni per spiegarti il tono che vuole raggiungere. Insomma non c'è una vera scienza dietro la maniera in cui ho interpretato il personaggio, sono solo fortunato se è venuto bene" (ride).
Alla seconda collaborazione insieme dopo The master il regista e l'attore si intendono benissimo, non lavorano di imitazione nè di ricalco, non si impongono nulla ma ognuno si affida all'altro per dare vita ad un personaggio, Doc Sportello, presente in ogni singola scena del film.
"Con gli attori mi relaziono come ad ogni altro comparto del film" è la versione di Paul Thomas Anderson "giriamo molto e poi al montaggio cerco di levare tutto quello che è venuto male (ed è davvero tanto, credetemi). Per fortuna se la sceneggiatura è buona alla fine il film riesce bene, se non lo fosse ogni cosa suonerebbe fasulla".
Vizio di forma è il primo film tratto da un libro di Pynchon, autore sfuggente e dalla prosa difficilissima da "tradurre" per il grande schermo. Lo stesso Anderson aveva cercato in precedenza di adattare altri libri dell'autore senza riuscire mai a trovare una chiave per rendere i film comprensibili. Quando nel 2009 è arrivata alle orecchie della produzione la notizia che stava per uscire un nuovo libro dell'autore hanno chiesto di poterlo leggere in anticipo e, trovandolo il più semplice e lineare dei suoi parti, hanno subito scelto di provare a farne un film.
"Nella storia di Vizio di forma ci sono molte idee comuni alle storie di Pynchon" spiega Anderson "in primis il fatto che, a furia di investigare, si può andare avanti quasi all'infinito ad inseguire una soluzione non facendo altro che scoprire nuovi misteri diversi da quello che si cerca di risolvere, oppure la presenza di una grande cospirazione a reggere tutto o ancora l'esistenza di una forza maligna che lavora senza che nessuno lo sappia. Questa volta tutto è ambientato anche in un periodo cruciale che mi piaceva molto poter ricostruire, almeno un paio di frasi del libro infatti fanno riferimento ad una certa innocenza persa dal paese in quegli anni, come se quello fosse stato l'ultimo momento in cui era ok essere sentimentale, cosa che oggi non è più possibile. Credo che Charlie Manson abbia rovinato per sempre quell'attitudine".
Benchè abbia toni da commedia e un tono generalmente divertito (si ride molto) il film ha un fortissima componente malinconica che passa, per la gran parte, dall'interpretazione superba di Joaquin Phoenix. L'attore apre e chiude il film alla ricerca di un amor perduto e nonostante prenda botte in testa, regali gag da film comico e giri strafatto per gran parte della storia, è anche capace di coprire ogni momento con una dolente decadenza non comuni.
Sulla questione Joaquin Phoenix non esita a schermirsi: "Non ho fatto nulla consciamente per rendere la melanconia ma è vero che nel libro ce n'è tantissima. Io ho cercato di non prendere troppe decisioni consciamente sulle espressioni perchè altrimenti sembra che tu voglia vendere qualcosa al pubblico, invece i momenti più profondi arrivano quando non te l'aspetti e non li cerchi. Credo che se si attribuisce a me la riuscita di questo tono è perchè alla fine quel che vedi è la mia faccia, quando in realtà tutto ciò che mi sta intorno gioca un ruolo fondamentale nel rendere quell'emozione, dagli armadi fino alle luci".
La maniera in cui Paul Thomas Anderson ama girare, cioè facendo diversi ciak con diversi stili, diversi toni o modi di interpretare ogni scena dà un andamento molto peculiare ai suoi film, forse Vizio di forma è quello che ne risente più di tutti assieme a Ubriaco d'amore. A tratti incredibilmente serio e in altri molto giocoso si presenta come un'impresa superiore alle forze di ognuno di quelli che ci ha lavorato.
"Alle volte è capitato che facessi 12 ciak per una scena" spiega sempre Joaquin Phoenix "ognuno diverso e con molte variazioni. Dopo mesi poi Paul assieme al montatore ne seleziona uno. Per questo non mi prendo responsabilità di quel che vedi, perchè è uno sforzo mio, del regista e del montatore. Tutti quei diversi elementi e pezzi del personaggio fanno sì che ti appaia molto complesso ma non so davvero quanto ne sia responsabile io davvero. Mi piacerebbe dire che sono un genio e faccio grandi cose ma non è vero".
Dopo Il petroliere e The master in Vizio di forma Paul Thomas Anderson collabora di nuovo con Jonny Greenwood (il chitarrista dei Radiohead) per le musiche. La colonna sonora mescola canzoni dell'epoca con uno score fatto di struggenti violini che sembrano usciti da un melodramma degli anni '50, una scelta dissonante ma incredibile e molto riuscita. Alla musica originale poi, come sempre, Anderson ha affiancato anche canzoni non originali e in particolare Neil Young, il cui look, il modo di essere e l'immaginario sono stati un punto di riferimento per tutto il film.
"Ho avuto la fortuna di poter vedere Paul e Jonny discutere della musica e poi di sentirla prima che fosse finita" dice Joaquin Phoenix "e la trovo davvero straordinaria. Fantastica. Mentre a Neil Young un po' ci siamo ispirati anche per il look di Doc Sportello".
Gli fa eco lo stesso Anderson: "In effetti quel che si sente nel film, e Neil Young è un buon esempio, è più o meno quello che mi piace ascoltare nella mia vita. Incluso Jonny Greenwood".

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