Uberto Pasolini racconta il film premiato per la migliore regia nella sezione Orizzonti all'ultima Mostra del Cinema di Venezia.
di Chiara Renda
È un "film sulla vita, sul valore della vita degli altri e sull'importanza dell'aprire la propria vita agli altri" Still Life, secondo lungometraggio del regista romano Uberto Pasolini, già premiato a Venezia nel 2008 per il suo Machan. Attivo da anni come produttore, Pasolini racconta in questa intervista in esclusiva la sua seconda opera da regista, soffermandosi sull'interpretazione del protagonista Eddie Marsan, "interprete che non pensa a se stesso come attore, ma mette in primo piano la storia e il film" e sulla sua personale teoria della necessità di una grammatica cinematografica vicina alla vita di tutti i giorni, e capace di "entrare nell'animo dello spettatore in modo più consistente e duraturo".
Il protagonista di Still Life è un "personaggio immaginato e vero nello stesso tempo", un solitario impiegato del Comune incaricato di trovare il parente più prossimo di coloro che sono morti in solitudine. Quando il reparto verrà ridimensionato a causa della crisi economica, John, che ama il suo lavoro, dedicherà tutti i suoi sforzi al suo ultimo caso, che lo porterà a compiere un viaggio liberatorio e gli permetterà di iniziare ad aprirsi alla vita.
Premiato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia per la miglior regia nella sezione Orizzonti, Still Life è distribuito nei cinema da Bim dal 12 dicembre.