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Fiction su Felice Maniero, il criminale eroe del Brenta

Il gradimento del "cattivo". Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

In foto i protagonisti della mini serie Faccia d'Angelo di Andrea Porporati.
Elio Germano (43 anni) 25 settembre 1980, Roma (Italia) - Bilancia. Interpreta Felice Maniero nel film di Andrea Porporati Faccia d'angelo.

lunedì 12 marzo 2012 - Focus

Stanno per essere programmate, su Sky, due puntate dal titolo Faccia d'Angelo la fiction che si ispira al celebre Felice Maniero, il cosiddetto boss del Brenta.
Maniero agì per anni in quella zona, rapinò, uccise, venne arrestato, evase più volte, ripreso venne richiuso in una carcere di massima sicurezza. Nel frattempo aveva fatto la bella vita, auto di lusso, ville, belle donne eccetera. A metà degli anni Novanta divenne collaboratore di giustizia. Adesso vive in una località segreta secondo il programma di protezione dei "collaboratori".
Che Maniero diventi un protagonista del cinema è più che naturale. Il percorso dei "cattivi", siano banditi, gangster, mafiosi, terroristi eccetera è segnato, presenta quella che ormai è un'ortodossia. Compiono le loro azioni, diventano popolari, diventano esempi di trasgressione e poi eroi dei film. Le citazioni di getto sono facili, fanno parte della memoria popolare, una memoria certo consolidata dalla memoria del cinema. Parlo di gente come Billy the Kid, Jesse James, assassini ragazzi, magari per buone ragioni: il primo difendeva la mamma, l'altro era stato tradito. E poi Dilliger e Capone: decine di film a raccontarli. E noi non siamo da meno. Tutti abbiamo trovato, sui libri di scuola, Stefano Pelloni, più noto come il Passatore, al quale si era dedicato persino Giovanni Pascoli, con quel verso "re della strada re della foresta". Nel '47 il regista Coletti ne fece un film con Rossano Brazzi. Abbiamo il celebre bandito Giuliano, anni quaranta/cinquanta: soggetto di connessioni fra mafia e stato. Salendo, e siamo nel contemporaneo: Renatino leader della Magliana, e ancora Riina, il terrorista Segio, Vallanzasca e adesso Maniero.

Canonico
Il percorso canonico vuole che i protagonisti, quelli veri, non gli attori, non siano soddisfatti della rappresentazione, un altro passo è la difesa da parte degli autori o produttori. La difesa rispetto al solito nodo: è proprio necessario dare tanta visibilità a dei criminali? A suo tempo Michele Placido, regista di Vallanzasca disse del suo protagonista: "... un fiore del male che ha una sua poetica"; "....è stato una sorta di Robin Hood"; "... questo antieroe può farci riflettere sulla decadenza della società..."; "... nessun perdono per lui: però il male va raccontato e noi abbiamo il dovere di raccontare il male della società."
È il solito pronunciamento sull'esempio orribile a fin di bene, un invito a ... un'emulazione al contrario. Andrea Scrosati, fra i produttori della minifiction su Maniero ha dichiarato: "Nessuno potrà sostenere che beatifica un criminale o inneggia alla violenza." Naturalmente. Il fatto è che il "cattivo" è affascinante, quasi irresistibile. E nella nostra epoca fa più audience del buono. Basta andare al cinema o accendere il televisore. Precedentemente, nel mio libro Storie di cinema, ho affrontato l'aspetto dell'eroe, del controeroe, dell'avventura, della realtà e della fiction, e della morale.
Ne produco alcuni stralci:

"... Che il cinema, e non solo, subisca lo charme del cattivo, dell'antagonista, sta nelle regole. È uno charme accreditato, che viene da lontano. Il primo motore, la prima definizione può essere il cosiddetto fascino di Satana. Ha radici antiche, appunto, nella tragedia greca che ha creato precedenti imprescindibili, duemilacinquecento anni fa. Poi risalendo c'è stato un altro grande motore, il romanzo gotico che determinava un'evoluzione importante, estetica naturalmente ma anche sociale e morale, il tutto su una piattaforma di qualità letteraria, riconosciuta, garante, storicizzata. Una corrente prevalente fa risalire il gotico, e tutto ciò che ne consegue, a un trattato del 1757 dello scrittore (e politico) inglese Edmund Burke che rivedeva il concetto classico del sublime, codificato nel terzo secolo dal filosofo greco Longino, di fatto capovolgendolo: detto in sintesi non è il bello che davvero ci affascina, ma l'orrendo. Con tutte le evoluzioni che potevano derivarne. A cominciare dal concetto dell'eroe, che perde fascino e diventa banale: è molto più interessante l'antagonista, il cattivo, l'antieroe. Due capisaldi decisivi letterari, figli del nuovo sublime sono Frankenstein di Mary Shelley, del 1817, e Dracula di Bram Stoker, del 1897. Tutta "roba da cinema", sappiamo..."

Aggiungo, in quella chiave storica, che mr. Hyde ha molte più possibilità del dr. Jekyll. Basta ricordare la trasformazione horror, rappresentata ciclicamente dal cinema secondo l'evoluzione degli effetti speciali.

Attore
A Felice Maniero, nella fiction, ha dato corpo e volto Elio Germano, un ottimo attore. Per Vallanzasca si era prestato Kim Rossi Stuart, bravo e di grande appeal, per Segio, Scamarcio, vero idolo dei giovani. E qui si innesca un altro aspetto, importante. I modelli detti sopra ti fanno stare comunque, in automatico, dalla parte dei protagonisti, buoni o cattivi che siano. L'"esempio" orrendo: hai voglia di incoraggiare a non imitarlo, diventa indicazione strisciante, quasi irresistibile.
Su La prima linea, il film su Segio appunto, e della sua compagna Ronconi (nel film Giovanna Mezzogiorno), focalizzavo il concetto.

"...E così Segio e Ronconi attraverso gli alter ego Scamarcio e Mezzogiorno hanno grande visibilità, diventano eroi della visibilità, che ai giorni nostri significa eroi tout court, sappiamo. Insomma trionfano, e le loro vittime, e le vittime di altri come loro, devono assistere. La figlia di uno degli uccisi ha detto che non andrà a vedere il film, ma sa che molti ci andranno e vedranno le sequenze su suo padre..."

"...Ma il punto è un altro. Il cinema ha dunque il diritto di raccontare tutte le storie, anche quella dei terroristi di Prima linea. Un diritto che si estende ai protagonisti Scamarcio-finto-Segio e Mezzogiorno-finta-Ronconi. Che il leader terrorista vero sia in libertà può persino essere dolorosamente accettabile, com'è accettabile una giustizia clemente. Ma noi abbiamo il diritto di dimenticare il vero Sergio e la vera Susanna, che abbiamo visto tante volte ripresi, affiatati e sorridenti, dentro la loro gabbia in tribunale mentre si dibatteva delle persone da loro uccise. Il terrorista si è detto scontento, ha dichiarato che il film non lo rappresenta come dovrebbe perché non chiarisce le motivazioni e la filosofia di quelle azioni rivoluzionarie. Insomma Segio chiede altro spazio e un'altra piattaforma, che, peraltro, gli vengono offerti. Scamarcio e Mezzogiorno hanno fatto il loro lavoro, ci sarà chi andrà a vederli, ed è auspicabile che ci vadano in pochi e senza entusiasmo. Ma Segio e Ronconi ... ignoriamoli. Del tutto..."

Questi concetti sono esattamente trasferibili all'ultima fiction. Dunque anche a faccia d'angelo Felice Maniero – il criminale, non l'attore- ... non diamo tanta importanza.

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