Carnage |
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Un film di Roman Polanski.
Con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly
Titolo originale Carnage.
Drammatico,
durata 79 min.
- Francia, Germania, Polonia, Spagna 2011.
- Medusa
uscita venerdì 16 settembre 2011.
MYMONETRO
Carnage
valutazione media:
3,68
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La mediocrità scampata di Polanskidi Olivia ZilioliFeedback: 203 | altri commenti e recensioni di Olivia Zilioli |
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martedì 27 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il nostro Polanski tributa di nuova grazia (e pubblico) il nobile teatro portandolo sul grande schermo. Carnage, sintetizzando, non è che la trasposizione della riuscita pièce teatrale di Jasmina Reza (Il Dio del Massacro) ove una semplice controversia infantile viene sdipanata da una società matura (rappresentata dagli attenti genitori) in un interno newyorkese. Non volendo sintetizzare, questo frizzante monoscena di 85 minuti ha in versione cinematografica una ricchezza nuova, aggraziata di particolari (difficilmente afferrabili in teatro). Una monografia di Bacon funge da rivelatore dell'inclinazione non così esilarante (come di istinto appaiono i brillanti dialoghi) dell'intera opera. Così come Bacon (“desidero distorcere l'oggetto ben oltre il suo aspetto quotidiano ma, nella distorsione, riportarlo ad una delineazione del suo aspetto, più profondo”) Polanski deforma i protagonisti al fine di smascherarne la vera essenza. Quattro personaggi (la borghese, l'impegnata, il mediocre, l'arrivista) impegnati ad essere a turno vittima o carnefice, giudice o incriminato, fino ad un epilogo che riassume i quesiti fondamentali dell'intera opera: la Beckettiana incomunicabilità, la solitudine (“la verità è che ogni uomo è solo”), l'inadeguatezza (“allora essere buona rende debole?”), l'indifferenza (“Darfur? … io credo nel Dio del Massacro”). Quattro caratteri sociali sì sviscerati (il vomito sul tavolo non è un espediente comico) da rientrare a pieno titolo nella metafora finale (si veda ultimo primo piano) in cui la società moderna non è che un criceto abbandonato sulla strada “spaventato dalla città ma pure incapace di sopravvivere nella giungla, suo habitat naturale”.
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