Advertisement
Michelle Bonev: 'Il mio film è la mia difesa'

Processo alla regista e interprete del contestato film Goodbye Mama.
di Ilaria Ravarino

Goodbye mama è diretto, prodotto, sceneggiato e interpretato da Michelle Bonev (in foto), artista bulgara con cittadinanza italiana.
Michelle Bonev (Dragomira Boneva) (52 anni) 1 ottobre 1971, Burgas (Bulgaria) - Bilancia. Interpreta Jana nel film di Michelle Bonev Goodbye Mama.

lunedì 4 aprile 2011 - Incontri

Perché di Michelle non scrivete anche le cose buone? Avete sentito come parla bene? Avete sentito come usa i congiuntivi?»: è stata la voce del produttore Giuseppe Maria Corasaniti, muto per trenta minuti, a chiudere incollerita l’incontro con i giornalisti per il film Goodbye Mama, in sala dall’8 aprile in 80 copie. Più che un incontro un processo, violento e teso, alla bulgara Michelle Bonev e all’italiana Licia Nunez, coproduttrici (e molto altro) del film scandalo che ha fatto tremare la Mostra di Venezia per il supposto, torbido intreccio di politica, raccomandazioni, soldi pubblici e affari privati del Premier Silvio Berlusconi. Corasaniti, che prima di inventarsi produttore era avvocato, è sbottato macho per proteggere a suo modo Michelle Bonev, che prima di inventarsi regista era showgirl, e che per tutta la durata dell’intervista-inquisizione ha saputo perfettamente fare a meno di lui: «Lo sanno che so parlare. Mi avranno vista, nel 2006, quando in tv facevo lo share più alto». Finita nell’occhio del ciclone per un film, Goodbye Mama, acquistato per un milione di euro dalla Rai e premiato a Venezia con un riconoscimento inventato ad hoc, oltre che per un’amicizia (fin’ora) mai chiarita con il Premier, la Bonev ha incassato ogni domanda su numeri, cifre, spese e presunti favori fatti o riscossi per il film. Accanto a lei, più nervosa, Licia Nunez è rimasta in silenzio. Per lei una sola battuta, parole soppesate e calcolate per difendersi da un’accusa che si trascina dal 2009, che la vorrebbe protagonista di un incontro erotico organizzato da Gianpaolo Tarantini in un centro benessere della bassa Umbria: «Sono state scritte menzogne sul mio conto, articoli gravemente diffamatori della mia reputazione e lesivi della mia immagine. Non sono mai stata indagata, mai interrogata da un pm, mai intercettata e non ho mai avuto alcun rapporto di amicizia con il signor Tarantini. Non nego la mia amicizia con il Premier, ma non sono la perla che Tarantini portava alle feste di Arcore. Tarantini l’ho sentito due volte in vita mia, me l’ha presentato a Palazzo Grazioli Berlusconi, e per me questo bastava come garanzia. Non chiedo la carta d’identità alle persone che mi vengono presentate».
Nell’intervista-processo poco si è detto del film, che ha scontentato la critica, ma molto si è parlato dei due fantasmi inquisiti per interposta persona, il Premier e la Rai. Colpevolmente assente, l’azienda di stato, nel lasciar cadere sulle spalle delle due donne tutta la responsabilità di un pasticcio che molto ha a che fare con la politica, poco con la morale, e niente con il cinema.

Che accoglienza si aspetta in Bulgaria? Non è stata tenera con il suo paese...
Bonev: Buona, spero. Goodbye Mama è una storia vera, molto emozionante, e la gente va al cinema perché ha bisogno di emozioni. E poi in Bulgaria la realtà che racconto esiste ancora: tanti hanno la foto di Stalin appesa in casa e rimpiangono il comunismo nonostante fosse impossibile vivere oppressi dal regime, soprattutto chi aveva qualche ambizione. Oggi a sostenere il comunismo sono rimaste donne e uomini duri, che credono nella disciplina e nell’ordine come metodo educativo. Un metodo sbagliato, che prepara i figli a una vita di sofferenze.

Quanto c’è della sua storia personale in questo film?
Bonev: Tutto, è la storia della mia vita. Io nel film sono Elena. Per tre mesi ho condotto una battaglia molto dura per sottrarre mia nonna allo sfacelo degli ospizi pubblici e ricoverarla in una struttura privata migliore. Su questo argomento ho voluto fare un film, anche se so bene che gli anziani non portano il pubblico al cinema. Per questo ho scelto di raccontare la storia di tutta una famiglia, toccando diverse problematiche. Mi interessano le tematiche familiari, le storie in cui la violenza nasce fra le mura di casa, e continuerò a fare film di questo genere. Quanto al privato, io e mia sorella, che ha 15 anni meno di me, portiamo i segni di quello che abbiamo passato: lei si sta laureando in egittologia a Sofia, e ancora oggi se qualcuno entra nella sua stanza all’improvviso lei si spaventa. Io ho reagito diversamente, ho scelto di affrontare il mondo, e mia madre dice che se oggi sono arrivata al successo lo devo a lei, che mi ha educato ad essere dura e a combattere. Lo trovo grottesco, visto che la sua educazione mi ha portata a tentare il suicidio. Le ho comprato sei case, ma non voglio avere più alcun rapporto con lei: ci siamo viste l’ultima volta quando è morta mia nonna.

Il suo film ha ricevuto un premio a Venezia e le congratulazioni di Berlusconi. Siete amici?
Bonev: No, infatti sono rimasta sinceramente e positivamente sorpresa dai sui saluti. Berlusconi lo conobbi nel ‘95, quando avevo un’agenzia di moda che rappresentava alcuni sportivi del Milan, squadra che tifo da quando sono arrivata in Italia. Non siamo amici perché non ci frequentiamo, ma lo stimo molto e siamo conoscenti. Ci siamo visti qualche volta a Milano, alle cene del Milan.

Ad Arcore è mai andata?
Bonev: No, mai. Ma se mi invita ci vado.

Come si spiega allora il suo caloroso saluto?
Bonev: Credo che fosse un riconoscimento per il gran lavoro che ho fatto per instaurare la prima coproduzione fra Bulgaria e Italia. Ho fatto venire a Venezia la delegazione bulgara, che mancava al Lido da 20 anni: lo stesso Marco Müller si è scusato con il nostro Ministro della Cultura per la distrazione nei confronti della cinematografia bulgara.

Marco Müller, però, ha dichiarato a Venezia di non aver visto il suo film...
Bonev: Non è vero, l’ha visto cinque volte. Così mi hanno detto.

Non la imbarazza in questo momento avere un legame con Silvio Berlusconi?
Bonev: No, io credo nella sua buona fede e non penso che le frequenti, certe persone. E poi, in fondo, pure quando c’era Andreotti gli dicevate di tutto. Il Dottor Berlusconi mi è sempre apparso una persona gentile ed educata nei miei confronti, lascio quindi il lavoro ai giudici perché credo che non sia giusto condannare le persone prima delle sentenze. Mi sembra un po’ una spy story da Kgb e non voglio essere coinvolta in alcuna diceria.

Perché nel film compare una foto di Silvio Berlusconi a favore di camera?
Bonev: Perché in Bulgaria la gente mette le fotografie delle persone importanti negli uffici, e Berlusconi è molto amato nel mio paese. È stato il primo Premier arrivato a salutare il nuovo governo insediato, e quando è venuto tutti si volevano fare una foto con lui. Se ci fosse stato un altro politico, avrei messo ugualmente la sua foto.

Tornando a Venezia: chi ha pagato 300.000 euro di spese per avervi ospiti?
Bonev: Tutte le spese per la delegazione bulgara a Venezia, cioè 330.000 euro, le ho sostenute io. Sono stata avvisata del fatto che avrei ricevuto un premio appena dieci giorni prima, non ero preparata. Quando abbiamo chiamato per prenotare non c’erano più alberghi né motoscafi disponibili e quindi abbiamo pagato tutto tre volte di più.

Il film ha generato polemiche anche in Bulgaria: il Ministro della Cultura si è dimesso...
Bonev: Non mi risulta che si sia dimesso nessuno per colpa del mio film. Il ministro ha lasciato per altre ragioni. Il problema è che hanno voluto infilare il mio film anche nelle lotte politiche bulgare.

Come ha vissuto le polemiche del dopo Venezia?
Bonev: Molto male. Ma per me le polemiche finiscono qui. Ora c’è un film che esce in sala, e farò parlare lui. Risponderà da solo, perché è un film di qualità: ho 500 comparse, 31 attori, 50 location, esploro 40 anni di vita di una famiglia... Certo che le polemiche mi hanno fatto male, ma che potevo fare? Ho lanciato qualche comunicato, uno proprio per dire che avevo pagato io le spese della delegazione, poi ho aspettato che arrivasse questo momento. Avrei potuto querelare le persone, ma non l’ho fatto. Io sono qui per restare in Italia e lavorare con gli italiani. Mi aspetto un rapporto professionale con i giornalisti, non voglio fare la guerra a nessuno. Voglio solo fare film.

Quanto è costato il suo film? Quanto avete ricevuto dalla Rai?
Bonev: Il film è costato tre milioni e 230.000 euro, che con la postproduzione sono diventati tre milioni e 300.000 euro. La Rai ha pagato un milione per i diritti tv.

Un milione e 80 copie in distribuzione: non le sembra troppo per un esordio?
Bonev: Per me è solo un piacere. Sono convinta che la Rai abbia fatto le sue ricerche di marketing e abbia deciso che le conveniva.

Come ha conosciuto la Nunez, sua socia e co-interprete in Goodbye Mama?
Bonev: Ci siamo conosciute a un compleanno sei anni fa. Volevamo fare qualcosa insieme, e non solo da attrici vista l’età che avanza. Faccio l’imprenditrice dal ’95, lei sta imparando: abbiamo provato a unire le forze.

Si è sentita tradita dalle intercettazioni di Agostino Saccà? Dice che lei l’avrebbe intimidito...
Bonev: Non credo alle intercettazioni. Le cose che dici derivano dal tuo stato d’animo, dipende dal momento che vivi, se sei nervoso puoi dire qualsiasi cosa. Ho un ottimo rapporto con Saccà, l’ho incontrato in Rai ultimamente, ci salutiamo. Non leggo intercettazioni e non ragiono per sentito dire.

Gli scandali sessuali del premier hanno riacceso il dibattito sulla dignità delle donne. Lei che ha vinto il premio 'Action for woman' a Venezia, che idea se ne è fatta? L’Italia è un paese per donne?
Bonev: Sì, l’Italia è un paese per donne. Da pochi anni abbiamo un rilievo sociale dopo che per secoli l’uomo è stato il padrone del mondo. Certo dobbiamo combattere ancora molto, ma dobbiamo essere le prime a convincerci del nostro valore. Credo molto nel lavoro, per questo film dormivo tre ore a notte, dunque per me il segreto è non abbandonare mai i propri progetti alla prima difficoltà. E lentamente vedo i risultati: ci sono sempre più donne in parlamento, nei posti cruciali delle aziende, sarebbe bello che un giorno anche la Direzione Generale della Rai andasse a una donna. In Bulgaria, del resto, è già successo.

È felice di vivere in Italia?
Bonev: Sì sono felice perché in questo paese c’è la democrazia. Felice di vivere in un paese dove tutte le persone sono libere e responsabili delle conseguenze delle loro azioni.

I suoi prossimi progetti?
Bonev: Una commedia gialla da girare tra l’Italia e un altro paese. Pensavo all’Egitto, ma non è il momento giusto.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati