Cristina Comencini sfida il clichè del politicamente corretto per raccontare il razzismo, a modo suo.
di Claudia Resta
Il film
Elena (Ambra Angiolini) lavora come mediatrice culturale e spesso porta il suo impegno anche a casa, dove l'aspettano il marito Carlo (Fabio Volo) e la figlia Giovanna. Durante una serata di beneficenza, Carlo incontra Nadine (Aïssa Maïga) e Bertrand (Eriq Ebouaney), una coppia nera: subito prova una fortissima complicità con la donna, che ben presto sfocerà in un'appassionata storia d'amore, in lotta contro le barriere e i pregiudizi razziali. Tra amici e parenti dilagano lo stupore, il rifiuto e anche una curiosità morbosa: com'è l'amore fra una donna nera e un uomo bianco?
La regista, forte e decisa, racconta alla stampa perché ha scelto di fare una commedia così delicata e pericolosa.
Perché fare un film come questo?
Fare una commedia che ha come argomento centrale l'integrazione razziale e il razzismo è pericoloso e difficile, perché hai sempre il tarlo del politically correct. Tempo fa sono rientrata da un viaggio di lavoro in Africa e ho iniziato a frequentare amici le cui coppie sono interrazziali e, ridendo, mi hanno raccontato i luoghi comuni che gli italiani dicono sulle coppie miste. Ho iniziato a chiedere ai miei conoscenti di sempre perché non avessero un amico nero e la risposta generale era che non avevano mai pensato di poterne avere. In Europa le relazioni e i matrimoni misti fanno paura. La collaborazione con AMREF ci ha insegnato che si può giocare anche con i pregiudizi, per questo ho scelto di fare una commedia.
Quali sono state le difficoltà maggiori?
Indubbiamente, gli sponsor: nessuno sponsor italiano ha voluto occuparsi degli attori africani. Anche Armani, che ha fotografato tutto il cast con i suoi abiti, alla fine ha fornito soltanto i vestiti per Ambra Angiolini. È una cosa assurda, che fa capire quanto sia lontana l'immagine degli africani, qui da noi. Fateci caso: spesso nell'iconografia pubblicitaria la modella nera si ferma all'immaginario erotico, in modo terribilmente limitante. Un altro problema è stato quello della chiave con cui affrontare le storie, perché l'unico film di riferimento è Indovina chi viene a cena. È incredibile che i paesi con alto tasso d'immigrazione facciano pochissimi film sull'integrazione: parlarne è davvero un tabù.
Come ha scelto il cast?
Ambra Angiolini e Fabio Volo li avevo visti al cinema e, oltre alle capacità recitative, ho riconosciuto in loro anche molta profondità d'animo. Più difficile è stata la scelta degli attori neri. La comunità senegalese in Italia ha alcuni giovani attori, come Awa Ly, che nel film interpreta Veronique, ma Awa stessa è più che altro una cantante: mancano i veri grandi e bravi attori, tanto che sono andata a cercarli in Francia. Con Aïssa Maïga ed Eriq Ebouaney non ho avuto difficoltà: sono bravi e hanno saputo recitare il copione che ho proposto loro.