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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 giugno 2019
Argomenti: Unbreakable
Uno scontro tra personalità eccentriche manovrate da una mente che nasconde numerosi segreti, importanti per la loro sopravvivenza. In Italia al Box Office Glass ha incassato 3,9 milioni di euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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L'orda, ossia Kevin Wendell Crumb e le sue altre numerose personalità, ha catturato un nuovo gruppo di ragazze e si prepara a "sacrificarle" alla Bestia. È però sulle sue tracce il vigilante David Dunn, che grazie all'aiuto del figlio e alle sue visioni psichiche arriva presto a un confronto con il feroce avversario. Entrambi però finiscono catturati dalla polizia e dalla psichiatra Ellie Staple e rinchiusi in un istituto psichiatrico, lo stesso dove da 19 anni è prigioniero "l'uomo di vetro", il geniale Elijah Price. Per lui sarà finalmente l'occasione di dimostrare al mondo che le sue teorie sugli esseri dotati di superpoteri sono reali. Nel mentre il figlio di David, la ragazza sopravvissuta all'Orda e la madre di Elijah cercano di salvare i propri cari dalle cure di Ellie Staple.
Doveva essere il coronamento del più ambizioso progetto di Shyamalan, che porta a compimento due suoi film precedenti, Unbreakable e il più recente Split, ma il risultato è un incredibile pasticcio di sceneggiatura, di autoindulgente lunghezza e con un interminabile numero di epiloghi.
Il disappunto è cocente, perché Shyamalan nella collaborazione con Jason Blum e nel ritorno a budget contenuti sembrava essersi rigenerato dai flop ricchi di effetti speciali come L'ultimo dominatore dell'aria e After Earth, invece qui lo ritroviamo più confuso che mai.
Se Unbreakable trattava in modo relativamente rispettoso la mitologia dei supereroi, ora si mettono invece in bocca ai personaggi così tante assurdità da farli sembrare toccati in testa. Per esempio lascia esterrefatti che la ragazza sfuggita all'Orda prenda come una prova dell'esistenza dei supereroi il fatto che Metropolis sia ispirata a New York (tutt'altro che un segreto per inciso) o che il costume dei primi supereroi era ispirato dagli artisti del circo. Ma ci sono momenti ancora più involontariamente esilaranti, come quando un personaggio dice di appartenere a un'organizzazione che opera da diecimila anni: che si riferisca all'era hyboriana di Conan il barbaro?
Tutto questo sarebbe ridicolo nel peggior fumettone, eppure Glass si prende dannatamente sul serio. E nonostante il genere in cui si muove il film, la sceneggiatura è tutt'altro che irrilevante visto che si tratta di un'opera dominata da infiniti dialoghi. Gli scontri infatti sono solo due, in mezzo c'è il tentativo di Ellie Staple di convincere i protagonisti di non avere alcun potere speciale e si porta via almeno un'ora di durata (e per altro perché fare un film di questo tipo lungo due ore e dieci minuti se il budget è tanto risicato?).
C'è quasi da non crederci, visto che non solo allo spettatore è già stata provata la portata dei poteri dei protagonisti nei film precedenti, ma soprattutto considerato che Staple li trova subito dopo che sono precipitati da un'altezza notevole e si sono rialzati senza un graffio. Lei e la polizia devono necessariamente aver assistito alla caduta, ma tutti fanno finta che non sia così per non rendere la trama ancora più assurda di quanto già non sia.
Lascia poi molto perplessi che un film che si intitola Glass abbandoni in una sorta di letargia il personaggio omonimo interpretato da Samuel L. Jackson per una buona metà della durata. Inoltre d'accordo che è un genio, ma è stato chiuso e sedato per 19 anni senza nemmeno niente da leggere, com'è possibile che appena liberato si riveli un hacker formidabile? Se a tutto questo supplisse una messa in scena affascinante si potrebbe chiudere un occhio, ma non è così: si assiste a un succedersi di scambi di battute in interni dove la scelta più ardita è scenografica: un'ampia stanza tutta rosa come nemmeno una bomboniera e che fa pendant con il vestito di Ellie Staple.
A peggiorare il tutto arriva poi un finale che, nella tradizione di Shyamalan, vorrebbe offrire il colpo di scena, ma questa volta lo fa in modo così reiterato che si sospetta un tentativo di autoparodia. Se la circolarità della vicenda che si esplicita durante lo scontro finale è uno sviluppo che ricompone un puzzle fin qui sconnesso, e potrebbe persino salvare il salvabile, tutto quello a cui si assiste in seguito è invece ridondante, ripetitivo e sfiancante al punto da perdere il conto degli epiloghi, che oltretutto sono ognuno peggio dell'altro.
Una vera débâcle cui non bastano il cameo di Shyamalan che cita il suo precedente cameo in Unbreakable, né il ritorno di Bruce Willis, Samuel L. Jackson e Spencer Treat Clark nei personaggi di 19 anni fa, e neppure l'innesto della solitamente brava Sarah Paulson in un ruolo verboso e ingrato. Alla fine anche delle improbabili azioni della sua psichiatra viene svelato un senso, ma è troppo comodo e di certo non ripaga di un'ora di dialoghi senza capo né coda. Spiace scriverlo, ma Glass si candida già a peggior delusione del 2019.
David Dunn, un uomo di mezza età che si è scoperto quasi invulnerabile, è destinato a incrociare il proprio destino con quello di Kevin Wendell, affetto da una forma estrema di schizofrenia per cui ha ben 24 differenti personalità. L'ultima tra queste è La Bestia, che causa in lui una mutazione facendone una sorta di super-cannibale. L'unica che conosce dell'esistenza della Bestia è Casey Cooke, che gli sfuggita e ora è in fuga, ma ancora più cruciale è la figura di Elijah Price, ossia "l'uomo di vetro", che custodisce segreti su Dunn e Wendell e li manipolerà per i suoi fini.
È una sorta di film di supereroi, sicuramente lo considero in questo modo, ma è anche molto differente dagli altri. Non somiglierà ai film Marvel.
Jason Blum
Glass è prodotto ancora una volta da Jason Blum, ossia il principale artefice della rigenerazione di M. Night Shyamalan dopo la serie di flop da Lady in the Water a L'ultimo dominatore dell'aria e After Earth. Blum, campione dell'horror-thriller a piccolo budget è emerso con il clamoroso caso di Paranormal Activity e tutt'ora sulla cresta dell'onda grazie a Scappa - Get Out. È stato lui a fidarsi di Shyamalan e a permettergli di ritrovare se stesso in un cinema più limitato nei mezzi, ma forte nelle idee, prima con The Visit e poi con Split. Proprio di Split, Glass costituisce il seguito - e si tratta per altro del primo sequel nella carriera del regista. Il finale del film precedente aveva però introdotto un elemento inatteso: il personaggio di David Dunn, ossia il protagonista di Unbreakable, che Shyamalan aveva diretto nel 2000. Glass infatti rimanda fin dal titolo a Mr. Glass cioè "l'uomo di vetro", che era la nemesi di Dunn in Unbreakable. Il film è dunque l'insolito caso di un seguito di due altri film tra loro molto distanti nel tempo, che ora compongono un universo condiviso. Shyamalan però non intende tradire la lezione appresa con Jason Blum e infatti anche questo Glass sarà realizzato con il rigore di mezzi di produzione limitati, nonostante il buon successo tanto di Split quanto a suo tempo di Unbreakable.
Sto cercando di tornare a essere un esordiente e per farlo devo privarmi di tutto. Non ho soldi, non ho le roulette per le star, ho solo una storia da raccontare. Voglio sentirmi di nuovo in pericolo, senza rete, perché le idee e le soluzioni arrivano quando hai lasciato il sistema e hai risorse limitate. Affronterò Glass come The Visit e Split, con la stessa filosofia, cioè «questo è il budget e lo faremo per questa cifra». Se non posso permettermi qualcosa o qualcuno allora riscrivo una scena. Mi impongo queste restrizioni perché voglio che il film, quasi a livello genetico direi, sia sensibilmente guidato dalla forza delle idee e non dai soldi. - M. Night Shyamalan.
Chiaramente il successo di questo progetto passa però anche per le sue star, che hanno accettato un compenso da cinema indipendente pur di partecipare al coronamento di una storia che il regista ha iniziato quasi vent'anni fa. Torneranno così Bruce Willis e Samuel L. Jackson da Unbreakable oltre che James McAvoy da Split.
Sul fronte femminile invece non c'è stata finora menzione per Robin Wright, che in Unbreakable interpretava la moglie di Dunn, mentre sarà di nuovo in scena Ana Taylor-Joy, lanciata da The Vvitch di Robert Eggers e qui, come in Split, nei panni di Casey. È inoltre stata annunciata la presenza nel cast di Sarah Paulson, musa di Ryan Murphy che non fa quasi nulla senza di lei, e in Glass in un ruolo tenuto sotto il massimo riserbo. Tutti loro saranno diretti da Shyamalan secondo una molto personale scaletta produttiva.
C'è un processo ottimale per me e ha l'obiettivo di togliere pressione alle prime riprese. Se potessi realizzare la mia produzione ideale farei ogni film due volte. Cerco di realizzare una prima versione girando molto rapidamente, perché so che poi potrò rifare alcune scene. Prevedo infatti di tornare sul set dopo tre settimane, con ogni attore e membro della troupe, per tre o quattro giorni. Non so all'inizio cosa gireremo, lo capisco solo rivedendo il primo girato e riflettendoci su con attenzione. - M. Night Shyamalan
Ancora prima delle riprese la stessa sceneggiatura viene più volte riviste: a giugno era stata annunciata da Shyamalan la fine della terza stesura, dove l'emotività dei personaggi avrebbe preso il sopravvento sui calcolati snodi della trama, in modo da rendere il film più viscerale. Ovviamente il ritorno al filone supereroico non è un caso, si tratta del genere di maggior successo a Hollywood e Jason Blum sta esplorando un proprio approccio a supereroi anche con un altro progetto a basso budget, ossia Spawn dal fumetto omonimo di Todd McFarlane. Glass però sembra di più di una variazione sul genere e promette di essere un vero evento cinematografico.