samanta
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domenica 20 gennaio 2019
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i cattivi fanno squadra
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Il regista Shyamalan ha diretto il film, di cui è anche sceneggiatore che risulta in un certo senso un misto di sequel, spin off o cross over, in cui vengono raccontate delle vicende interpretate da personaggi tratti da due suoi precedenti film Unbreakable (Il predestinato) del 2000 e Split del 2016.
Mettiamo subito le mani avanti: il film non ha la genialità e l'inventiva di Sesto senso (il finale ritengo sia una scena memorabile della storia del cinema), di Signs o dello stesso Unbreakable, ma ha una caratura e una tensione più modeste, anche se è risultato uno spettacolo discreto.
Il regista ha preso, come si è detto come soggetto i protagonisti tratti da II predestinato in particolare: David Dunn (Bruce Willis) , Miste Glass (Samuel L.
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Il regista Shyamalan ha diretto il film, di cui è anche sceneggiatore che risulta in un certo senso un misto di sequel, spin off o cross over, in cui vengono raccontate delle vicende interpretate da personaggi tratti da due suoi precedenti film Unbreakable (Il predestinato) del 2000 e Split del 2016.
Mettiamo subito le mani avanti: il film non ha la genialità e l'inventiva di Sesto senso (il finale ritengo sia una scena memorabile della storia del cinema), di Signs o dello stesso Unbreakable, ma ha una caratura e una tensione più modeste, anche se è risultato uno spettacolo discreto.
Il regista ha preso, come si è detto come soggetto i protagonisti tratti da II predestinato in particolare: David Dunn (Bruce Willis) , Miste Glass (Samuel L. Jackson), il figlio di David Joseph (Spencer Tratta Clark) e tratti da Split: L'orda o Crubb (James McAvoy), Casey Cooke (Anya Taylor-Joy), ci sono poi nuovi personaggi, particolare importanza riveste la dott.ssa Ellie Staple (Sarah Paulson) che riveste il ruolo di direttore dell'Istituto psichiatrico di massima sicurezza in cui sono stati ricoverati, David, l'orda e Mister Glass e rinchiusi in camere blindate super sorvegliate.
David è stato ricoverato in questo Istituto sebbene abbia sventato un tentativo di massacro di 4 adolescenti rapiti da l'Orda che è anche lui per questo fatto è stato ricoverato nell' istituto insieme a Mister Glass che è ridotto in una carozzella ma che progetta sempre assassinii di massa. La dott.ssa Staple cerca di curare questi soggetti cercando di convincerli che non esistono esseri dotati di poteri sovraumani, che non esiste realtà superiori alla normale natura umana, ma sono solo delle deviazioni psicologiche. Ovviamente sarà un fallimento la sua cura, ma non diciamo il prosieguo della trama nè il finale che fa presagire un nuovo sequel.
A mio parere il discorso della Staple può avere avere varie interpretazioni: la prima razionalista non esistono cose, realtà che non sia conoscibili con la ragione o spiegabili scientificamente, un'interpretazione ateistica non esiste una realtà trascendente ma tutto si riduce al visibile, ovvero un'interpretazione demoniaca dato che questi soggetti hanno poteri super umani, chi sono questi superiori ignoti che li dirigono?
Ritornando al film mi sembra che Shyamalan abbia messo un pò troppa carne al fuoco, Glass è un poco horror, abbastanza un dramma e nella parte finale un thriller, il mescolare precedenti storie (richiamate da alcuni flash black) e i loro personaggi, appare una via di mezzo da un riciclo furbesco e un'invenzione intelligente. Peraltro sarebbe bello che un regista di intelligenza e capacità qual'è il nostro, facesse uno sforzo per cambiare genere. Il film comunque è ben diretto, discretamente avvincente anche se a mio avviso un pò sconclusionato nel finale. In ogni caso è supportato dalla bravura degli attori, specie: Bruce Willis ormai da tempo diventato un bravo attore completo,(quanto tempo è passato da Die Hard !), James McAvoy che è ormai un consolidato attore cinematografico e teatrale e Samuel Jackson che ormai è entrato nella lista dei 10 migliori attori di Hollywood, buona anche l'interpretazione degli altri attori anche se la recitazione di Sarah Paulson mi è sembrata un pò troppo monotona e priva di verve.
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felicity
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martedì 11 giugno 2019
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monumento alle differenze in precario equilibrio
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Rivisto oggi, Unbreakable continua a essere il film più classico e al tempo stesso sperimentale di Shyamalan, perché in fin dei conti si confrontava con il cinecomix senza lasciarsene condizionare ma approcciandolo con il giusto distacco.
Split, al contrario, ha rivelato il lato più cupo e viscerale del regista. Per questo, e per via della sua struttura immediata, lineare, da b-movie, rimane a oggi il suo film più di genere.
Con Glass, capitolo conclusivo di questa personale trilogia dedicata al mondo dei fumetti e al loro ruolo nella nostra società, si rimane interdetti. Forse perché dalla fusione di due film così atipici e diversi, quasi agli antipodi, raggiungere un amalgama armonico e in equilibrio non era impresa facile e scontata.
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Rivisto oggi, Unbreakable continua a essere il film più classico e al tempo stesso sperimentale di Shyamalan, perché in fin dei conti si confrontava con il cinecomix senza lasciarsene condizionare ma approcciandolo con il giusto distacco.
Split, al contrario, ha rivelato il lato più cupo e viscerale del regista. Per questo, e per via della sua struttura immediata, lineare, da b-movie, rimane a oggi il suo film più di genere.
Con Glass, capitolo conclusivo di questa personale trilogia dedicata al mondo dei fumetti e al loro ruolo nella nostra società, si rimane interdetti. Forse perché dalla fusione di due film così atipici e diversi, quasi agli antipodi, raggiungere un amalgama armonico e in equilibrio non era impresa facile e scontata. E così, infatti, non è.
Un monumento alle differenze come unico vero serbatoio di storie e miti che continuano a dire la verità anche nel nuovo universo dei media digitali. Shyamalan si mantiene in precario e meraviglioso equilibrio tra tutte queste istanze differenti in un film coraggiosissimo che si nutre senza compromessi di abbracci improvvisi e abbagli arcaici rivoluzionando ancora le vite di ogni personaggio. Un film che non smette (e non smetterà per molto tempo) di meravigliarci.
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mrpandemonio
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domenica 11 luglio 2021
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inutili frammenti di glass
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Glass è la conclusione di una trilogia iniziata da Unbreakable Il predestinato e proseguire con Split. Entrambi, avevano dei difetti, ma erano molto belli, assai intriganti. Questo, non dico che non ci prova, ma, prima di addentrarmi oltre, parlo dei pregi. Diverte; infatti ho riso come un matto con i tre personaggi interpretati da Bruce Willis, Samuel L. Jackson e James McAvoy. Quest'ultimo è il più riusciuto dei tre perché mi ha sempre sorpreso e divertito. Anche la regia di Shyamalan è ottima con ottimi primi piani e con delle belle sequenze. L'idea di partenza suggerisce ottimi sviluppi. Qualche colpo di scena non è niente male.
Il finale distrugge il film tanto che i difetti che ha, lo fanno crollare del tutto rendendo questa conclusione inutile, ridicola, molto stupida e con dei controsensi terribili.
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Glass è la conclusione di una trilogia iniziata da Unbreakable Il predestinato e proseguire con Split. Entrambi, avevano dei difetti, ma erano molto belli, assai intriganti. Questo, non dico che non ci prova, ma, prima di addentrarmi oltre, parlo dei pregi. Diverte; infatti ho riso come un matto con i tre personaggi interpretati da Bruce Willis, Samuel L. Jackson e James McAvoy. Quest'ultimo è il più riusciuto dei tre perché mi ha sempre sorpreso e divertito. Anche la regia di Shyamalan è ottima con ottimi primi piani e con delle belle sequenze. L'idea di partenza suggerisce ottimi sviluppi. Qualche colpo di scena non è niente male.
Il finale distrugge il film tanto che i difetti che ha, lo fanno crollare del tutto rendendo questa conclusione inutile, ridicola, molto stupida e con dei controsensi terribili.
Il ritmo è lentissimo solo per allungare il film di due ore che sotto sotto non servono. Il film dovrebbe parlare di educazione, ma la verità lo porta fuori strada perché i dialoghi sembrano ben orchestrati. Se all'inizio lo pensavo, ma appena ho finito la visione, ho pensato che non hanno senso di esistere. Inoltre questa illusione del grande, crea solo dubbi per far capire che il budget era inesistente. L'idea viene completata rovinata perché non hanno saputo sfruttarla a fondo. David Dunn a momenti è un personaggio secondario. La teoria del buono/cattivo è non stata studiata per niente buttando del negativo in quella filosofia degna di nota.
Il ruolo della dottoressa Ellie Staple è semplicemente terribile perché non è neanche quella buona con un po' di acidità o cose simili, ma psicopatica e basta. Non c'è nemmeno una scena che si possa farla recuperare. I piani sembrano buttati a caso senza criterio. Mi sa che il finale è uno dei peggiori che abbia mai visto. Sì, è vero che Shyamalan ha fatto delle scene atroci, ma questa la batte tutte.
E il colpo di scena finale non è degno di esserlo.
Insomma, una conclusione che rovina l'intera trilogia.
Attenzione SPOILER!
Ho apprezzato la lotta iniziale tra David e la bestia. Vengono catturati dalla polizia. Potevo capire Kevin, ma perché David? Stava solo combattendo. Ho detto: ok.
La Staple dice che David ha commesso una marea di reati compresa la ragazza ferita. Perché? E perché tutti lo vorrebbero processare?
3 giorni per far capire alla nazione che loro non hanno i poteri, ma cos'è?
E il trio subisce delle torture tipo l'acqua a David che in una scena non si capisce perché succede. I dialoghi sembravano ben studiati, ma quando si viene a sapere che la Saple fa parte di una società segreta, allora le accuse, le presunte prove e le altre stupidaggini che si inventano perdono di significato. Questa società che agisce per il bene, decide di sparare a Kevin per di più con una persona accanto, piuttosto quando era la bestia. E fa annegare David in una buca piena d'acqua. Che scena vergognosa e intollerabile. Per questo dico che se dovrebbe agire per il bene, non fa queste cose vergognose.
Glass è Elijah Prince ovvero Samuel L. Jackson e dico wow. Lo scambio di battute con Kevin e le altre personalità mi piace. Aveva un piano interessante quello di arrivare a due torri e fare casino.
Peccato che non escano nemmeno dal parcheggio della struttura. L'azione finale è ridicola perché non succede quasi niente di emozionante. Secondo me, il grattacielo era un buon modo per concludere la storia, ma si doveva presentare l'illusione a fare la guastafeste. Insomma, poteva diventare una sequenza finale di grande impatto, ma siccome era troppo costosa, beh si sono dovuto arrangiare. Beh, allora, il film non doveva farmi credere al piano perché mi ha deluso. E il piano di Glass era quella di diffondere, con l'aiuto dei tre personaggi legati al trio, i video che quelli con i superpoteri esistono. Ma è brutto lo stesso. Non risolve più di tanto.
Alla fine, questo film è inutile. Erano stati costruiti bene il trio. E uno doveva farmeli chiudere in quella maniera così stupida? No, non l'accetto.
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peer gynt
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domenica 20 gennaio 2019
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miti di vetro, o della fragilità dei supereroi
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Ecco un film che sicuramente non piacerà alla maggior parte del pubblico. Perché? Perché se uno si aspettava il thriller condito di tensione, viene illuso dai primi 20 minuti e poi rischia di arrabbiarsi. Mentre se uno si aspettava il film con supereroi, ne trova tre talmente atipici, che soprattutto combattono poco e hanno pochissimi effetti speciali da mostrare, da far imbestialire tutti gli appassionati di fumetti e film Marvel.
Ma allora questo film cos'è? E soprattutto, vale qualcosa?
La valutazione che abbiamo dato, che a molti sembrerà troppo elevata, è dovuta a due doti che a Shyamalan non si possono negare: coraggio e originalità.
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Ecco un film che sicuramente non piacerà alla maggior parte del pubblico. Perché? Perché se uno si aspettava il thriller condito di tensione, viene illuso dai primi 20 minuti e poi rischia di arrabbiarsi. Mentre se uno si aspettava il film con supereroi, ne trova tre talmente atipici, che soprattutto combattono poco e hanno pochissimi effetti speciali da mostrare, da far imbestialire tutti gli appassionati di fumetti e film Marvel.
Ma allora questo film cos'è? E soprattutto, vale qualcosa?
La valutazione che abbiamo dato, che a molti sembrerà troppo elevata, è dovuta a due doti che a Shyamalan non si possono negare: coraggio e originalità. Coraggio per l'idea di confezionare un film che narrativamente ha numerosi punti non chiari e alcune banalità sconcertanti, che è in buona parte troppo parlato e che sa di deludere le aspettative della maggior parte degli spettatori. Originalità perché questo non è un film con supereroi, ma un film sui supereroi, sulle tecniche narrative e metanarrative che ne regolano il complesso mondo fantastico, quasi quasi sembra un saggio letterario piuttosto che un film d'intrattenimento. E come ogni testo saggistico genera noia ma nello stesso tempo ti invita a riflettere e a ripensare a quanto dice, ed è capace di aprire prospettive inaspettate.
Ad esempio le continue allusioni (e anche le feroci critiche) al cinema con supereroi contemporaneo, di cui questo sembra l'assoluto ed esatto contrario, quasi come l'Uomo di vetro Elijah Price è l'assoluto ed esatto contrario dell'Infrangibile David Dunn. Che poi la "supereroicità" (esibita in tutti i film di supereroi ma qui addirittura messa in dubbio) che i nostri tre protagonisti possiedono e che cattive forze esterne (i veri villain del film) cercano di sopprimere e nascondere possa essere metafora di qualcosa che non va perso (la fantasia? l'individualità? il fine ultimo della propria esistenza?) direi che può essere vero come no, e magari non è nemmeno qualcosa cui Shyamalan ha davvero pensato (la cosiddetta "morale" del film). Comunque seppure latente c'è e ci ronza in testa quando usciamo dal cinema.
Insomma, una pellicola che non convince del tutto ma che comunque, stranamente, interessa molto e fa pensare. E anche questo è cinema.
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[+] la presenza del diverso da noi e la fede in esso
(di antonio montefalcone)
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cinefoglio
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mercoledì 23 gennaio 2019
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istantanea di glass
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Siamo tornati dalla proiezione, chi entusiasta e chi deluso, da un film pieno di aspettative, e dal ritorno sullo schermo di personaggi indimenticabili, icone del genere, ma non sempre sfruttati al massimo.
Unire due universi, apparentemente alieni tra loro, è un compito arduo (sicuramente previsto dal genio-ideatore di M.
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Siamo tornati dalla proiezione, chi entusiasta e chi deluso, da un film pieno di aspettative, e dal ritorno sullo schermo di personaggi indimenticabili, icone del genere, ma non sempre sfruttati al massimo.
Unire due universi, apparentemente alieni tra loro, è un compito arduo (sicuramente previsto dal genio-ideatore di M. Night Shyamalan), che necessita della migliore scrittura, ma che, in generale, si affida più a degli escamotage narrativi in tutta la prima parte della visione, i cui particolari, tralasciati nel prologo, verranno ripresi solo successivamente grazie all’ausilio di flashback ed il recupero storico dei precedenti capitoli, forzando letteralmente l’incontro degli eroi-villain nell’ospedale psichiatrico.
Tema omnicomprensivo e trasversale è la retorica sul super-eroe, e l’immagine del super-uomo nella società attuale, interamente veicolato dal discorso sui fumetti: interessante come approccio critico, ma sfiancante se evoluto a leit motiv unico per più di due ore di girato. Motivo che cerca di guadare il confine tra poteri speciali e sovrannaturali, e i rari sintomi di patologie nascoste, meccanismo questo, che porterà a dubitare lo stesso uomo invincibile della propria condotta morale, ma che lascia, ahimè, perplessi gli spettatori super partes.
Il film, poi, si dilunga in sessioni da psicoanalisi per adolescenti ed effusioni empatiche da sindrome di Stoccolma, con scene di action un po’ prive di “azione”, sperimentando con l’iper-realtà, ma tradendosi in errori tecnici e di raccordo tra le sequenze.
Le interpretazioni sono sicuramente gli elementi più attesi.
Finalmente, dopo il primo capitolo dedicato al sopravvissuto Dunn, di Bruce Willis, che dal lontano 2000 eredita l’espressione dell’incomunicabilità, dopo il più recente Split (2016), nel quale la molteplicità attoriale di James McAvoy viene alla luce nella costante attesa e terrore, anticipato del risveglio della Bestia, anche Samuel L. Jackson nel ruolo della grande “Mente”, apparentemente innocuo e fragile uomo di vetro, legge il suo nome in copertina.
Pur dovendo essere Glass il centro narrativo del capitolo finale, si rivela infine essere il grande macchinatore solo a pellicola avviata. Dalla capigliatura sensazionale ed illusionista della mimica facciale, delude come evoluzione del personaggio, anche se tiene in serbo diversi colpi di scena corollati da uno showdown finale inaspettato.
L’immagine complessiva è un film pretenzioso, che cavalca la retorica a cui si ispira, ma non rende giustizia (o orgoglio) alla saga venutasi a creare, con la vaga idea di ispirazione noir, tanto cara a quei fumetti che della condizione umana e della sua unicità ne sono metafora.
21/01/2019
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inesperto
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lunedì 21 gennaio 2019
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sì, mr.glass, hai vinto tu!
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Degna chiusura di una splendida trilogìa. Tre uomini dalle qualità straordinarie (Kevin, Elijah e David: l'anarchico, la mente e l'eroe riluttante) rinchiusi insieme in un ospedale psichiatrico e sottoposti alla cura della normalità. E una dottoressa, una donna ambigua, la quale cerca di convincerli che, in fondo, non è che siano proprio così speciali come credono di essere. Due di loro, l'Orda ed il Sorvegliante, stanno quasi per accettarlo, ma non il terzo, non mister Glass, la Mente Suprema, il vero vincitore finale. La conclusione è di un'eleganza eccezionale e ci rammenta che il seme deve morire, affinchè nasca la pianta. Per quanto Unbreakable e Split siano due film scollegati, questo Glass riesce a tirarne le fila ed a condurli insieme nella stessa direzione.
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Degna chiusura di una splendida trilogìa. Tre uomini dalle qualità straordinarie (Kevin, Elijah e David: l'anarchico, la mente e l'eroe riluttante) rinchiusi insieme in un ospedale psichiatrico e sottoposti alla cura della normalità. E una dottoressa, una donna ambigua, la quale cerca di convincerli che, in fondo, non è che siano proprio così speciali come credono di essere. Due di loro, l'Orda ed il Sorvegliante, stanno quasi per accettarlo, ma non il terzo, non mister Glass, la Mente Suprema, il vero vincitore finale. La conclusione è di un'eleganza eccezionale e ci rammenta che il seme deve morire, affinchè nasca la pianta. Per quanto Unbreakable e Split siano due film scollegati, questo Glass riesce a tirarne le fila ed a condurli insieme nella stessa direzione. Inutile negare che chi non abbia visto i precedenti non potrà comprendere ed apprezzare appieno il terzo. Ottime le recitazioni: James McAvoy riesce a doppiare la fantastica prestazione di Split; Anya Taylor-Joy è bravissima e carinissima; Samuel L. Jackson recita solo nella seconda parte, per ragioni di copione; Bruce Willis è il solito Bruce Willis.
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paolp78
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giovedì 24 gennaio 2019
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non lascia il segno
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Confuso e deludente
Non riesce ad avvincere lo spettatore, in quanto inconsistente e privo di ritmo
Eccessivamente autoreferenziale, si avvita su se stesso, perdendo la presa sul pubblico e non destandone l'interesse
In alcune parti risulta affetto da imperfezioni di sceneggiatura e da sequenze chiaramente forzate
Della trilogia preferisco di gran lunga la prima pellicola, che era molto affascinante e lasciava il segno, questo invece si dimentica subito. Non ci sono novità rilevanti rispetto ai precedenti due film, infatti non vengono introdotti nuovi personaggi di rilievo, eccezion fatta per la dottoressa che però non colpisce particolarmente.
Anche la conclusione non è un granchè, compresa l'immancabile sorpresa finale, che stavolta è tutto sommato ben poca cosa.
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Confuso e deludente
Non riesce ad avvincere lo spettatore, in quanto inconsistente e privo di ritmo
Eccessivamente autoreferenziale, si avvita su se stesso, perdendo la presa sul pubblico e non destandone l'interesse
In alcune parti risulta affetto da imperfezioni di sceneggiatura e da sequenze chiaramente forzate
Della trilogia preferisco di gran lunga la prima pellicola, che era molto affascinante e lasciava il segno, questo invece si dimentica subito. Non ci sono novità rilevanti rispetto ai precedenti due film, infatti non vengono introdotti nuovi personaggi di rilievo, eccezion fatta per la dottoressa che però non colpisce particolarmente.
Anche la conclusione non è un granchè, compresa l'immancabile sorpresa finale, che stavolta è tutto sommato ben poca cosa. Inoltre c'è da dire che l'introduzione di questo elemento di sorpresa è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica del regista, tanto che ormai ce lo si aspetta a tal punto che il vero colpo di scena sarebbe che per una volta Shyamalan vi rinunciasse.
Gli attori sono sicuramente bravi, soprattutto McAvoy, ma la sua performance è la stessa offerta nel film precedente, pertanto si passa dall'ammirazione che aveva destato la prima volta ad una certa assuefazione in questa seconda.
Una considerazione finale: fa quasi tristezza vedere Bruce Willis così invecchiato
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