Anno | 1983 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Durata | 132 minuti |
Regia di | Federico Fellini |
Attori | Freddie Jones, Barbara Jefford, Philip Locke, Victor Poletti, Peter Cellier Norma West, Paolo Paoloni, Sarah Jane Varley, Fiorenzo Serra, Pina Bausch, Pasquale Zito, Janet Suzman, Francesco Maselli, Elisa Mainardi, Franco Ressel, Ugo Fangareggi, Fred Williams, Franco Angrisano, Antonio Vezza, Umberto Zuanelli, Claudio Ciocca, Jonathan Cecil, Maurice Barrier, Elisabeth Kaza, Francesco Scali, Colin Higgins, Luigi Uzzo, Alex Partexano, Roberto Caporali, Franca Maresa, Linda Polan, Vittorio Zarfati, Domenico Pertica, Ginestra Spinola, Aisha Bragadin, Jean Schlegel, Roger De Bellegarde, Wolf Gaudlitz, Salvatore Omnis, Cecilia Cerocchi, Johna Mancini, Salvatore Calabrese, Umberto Barone, Julian Jenkins, Adam Kotwizky. |
Tag | Da vedere 1983 |
MYmonetro | 3,38 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 28 marzo 2014
Alla vigilia della prima guerra mondiale, un gruppo di artisti lirici va ad una crociera-commemorazione nel Mediterraneo in estremo omaggio alla memoria di una famosa cantante defunta. Ha vinto 5 Nastri d'Argento, ha vinto 4 David di Donatello,
CONSIGLIATO SÌ
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Luglio 1914. Il giornalista Orlando sta per imbarcarsi sul piroscafo Gloria N. e fungerà da narratore. Comincia con il presentarci gli altri passeggeri. Sono tutti lì per dare l'estremo addio alla divina soprano Edméa Tetua la quale ha chiesto che le sue ceneri vengano disperse al largo dell'isola di Erimo che le ha dato i natali. Il viaggio ha inizio e le varie personalità (e rivalità, familiari e non) progressivamente emergono. Nel momento in cui scoppia il conflitto mondiale e un gruppo di naufraghi serbi sale a bordo la situazione muta profondamente.
Dopo La città delle donne Fellini con questo film sembra voler affrontare una polisemia di racconto quasi in risposta alle critiche che lo accusavano di ruotare ormai attorno solo agli stessi temi costantemente ritornanti.
Ecco allora che sulla nave il Maestro fa salire una visione del mondo che segna la fine di un'epoca. Il primo segnale ci viene fornito dall'io narrante: non c'è più l'alter ego Marcello con la sua sensualità sorniona ed elegante anche in mezzo alla volgarità più dilagante. C'è, al suo posto, Orlando un giornalista coetaneo di Federico un po' impiccione, un po' curioso dell'umanità che lo circonda e ancora alla ricerca di una possibile purezza (i sorrisi della fanciulla che incontra occasionalmente). C'è poi il segno di un passaggio epocale che in qualche misura simboleggia la presa d'atto (non rassegnata ma realistica) di una cesura anche sul piano del fare spettacolo in genere e cinema in particolare. Con Edméa Tetua è l'intero mondo della lirica che sparge le proprie ceneri dopo essersi esibito (per vanità non certo partecipazione sociale) dinanzi ai fuochisti della nave. Ma anche il cinema non è più quello di un tempo (con il film che inizia in bianco e nero per poi passare al seppia e infine al colore) e allora non resta altro, alla fine, che svelarne l'artificio che ne sta alla base.
A questo si aggiunge la Storia, quella con la maiuscola, che entra nelle vite di granduchi, suore, tenori, ninfomani, sir e quant'altri affollano il natante e ne muta completamente il senso non senza prima averli messi a confronto con le storie di coloro che la guerra coglie come prime vittime. Non resta allora che un maleodorante ed enorme rinoceronte a simboleggiare quella massa di domande senza risposta che l'uomo si pone e che talvolta sembrano assurde: come un pachiderma su una scialuppa in mezzo al mare.
Alla vigilia della prima guerra mondiale, un gruppo di artisti lirici va ad una crociera-commemorazione nel Mediterraneo in estremo omaggio alla memoria di una famosa cantante defunta. Un giorno però la nave viene presa a cannonate dalla flotta austriaca e cola a picco (la grande guerra è nel frattempo cominciata).
Non tra gli esiti migliori di Fellini, comunque una metafora spesso geniale, sempre barocca e qua e là coinvolgente sul mondo degli artisti e sul loro distacco dalla realtà.
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Gli ultimi film di Fellini non ebbero il successo che forse avrebbero meritato. Nonostante la sua morte abbia segnato uno di quei furori celebrativi di cui l'italia sembra ogni tanto aver bisogno, negli ultimi anni il regista riminese non fu poi così amato. Da tempo il suo sguardo si era fatto più cupo. Fellini continuava ad appassionarsi al lavoro per il lavoro, a trovare in esso [...] Vai alla recensione »
Dopo un trentennio questo film affascina ancora perchè legato al periodo drammatico che separò due epoche, narrato fra sogno e storia. La trama è ispirata al fatto di cronaca della morte della Callas, che per ultima volontà indicò lo spargimento delle sue ceneri nel mar Egeo. Fellini immagina un rito simile, alla sua maniera, ambientandolo su una nave irreale popolata da personaggi di un'altra epoca [...] Vai alla recensione »
"E la nave va" racconta di questo quasi surreale viaggio fatto da questi quasi surreali passegeri dei quali uno di essi, un semplice giornalista, fungerà da narratore della storia e ci fornirà le identità degli altri viaggiatori. Lo scopo del viaggio è il rispettare l'ultima volontà di una grande cantante lirica (personaggio palesemente inventato) cioè [...] Vai alla recensione »
Uno dei films più sottovalutati di Fellini, non si capisce bene per quale ragione, è in realtà uno dei migliori della sua fase più immaginifica. Visivamente, scenograficamente, tecnicamente di altissimo profilo, spiazza continuamente per la gamma di emozioni che suscita: a tratti ironico, corrosivo, grottesco e in altri momenti lirico e commovente .
L’anno scorso Federico Fellini, parlandomi di È la nave va..., cui si accingeva a dare il primo giro di manovella, mi disse di averne avuta la prima idea leggendo di un gesuita che, in una sua corrispondenza con un ambasciatore, aveva dato delle cause della Prima Guerra Mondiale una versione diversa da quella dell’attentato di Sarajevo. La verità, le verità, le menzogne.
Sul mare di plastica brilla la luna, dorme il granduca con i suoi cortigiani, sta accucciato nella stiva il rinoceronte delle nostre follie; ma il segnale più vistoso di E la nave va, nel confronto con i film precedenti, è che Fellini ha cambiato alter ego. Oltre l'esplicito carico simbolico che la nave suggestivamente trasporta, è importante conoscere i trasportati.