Titolo originale | Marianne & Leonard: Words of Love |
Anno | 2019 |
Genere | Documentario, Biografico, Musicale, |
Produzione | USA |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Nick Broomfield |
Attori | Nick Broomfield, Leonard Cohen . |
Uscita | martedì 3 marzo 2020 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Nexo Digital |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,25 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 febbraio 2020
La magia della Grecia e la storia di un amore intenso capace di ispirare alcune delle più belle canzoni del poeta della musica. In Italia al Box Office Marianne & Leonard - Parole d'amore ha incassato 28,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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1960: il giovane canadese Leonard Norman Cohen scappa dal grigiore di Londra per scoprire Hydra, isoletta del Peloponneso su cui troverà pace, libertà e una piccola comunità cosmopolita di artisti, tra cui la norvegese Marianne Ihlen. Marianne e Leonard prenderanno casa e vivranno insieme per sette anni, sperimentando la calda bellezza locale, il potenziale creativo degli acidi, finalmente slegati da obblighi e convenzioni sociali dei rispettivi ambienti di provenienza: lui figlio dell'alta società ebraica d'ascendenza russa a Montreal, lei madre disinibita e single, in contatto con la controcultura, appena svincolatasi da un matrimonio infelice.
Cohen scrive poesia da quando è adolescente, ma a Hydra, grazie alle cure di Marianne porta a termine una raccolta di poesie e un romanzo ("Le spezie della terra" e "Beautiful Losers", pubblicati in Italia da Minimum Fax) e compone alcuni brani, tra cui Birds On A Wire, Hey, It's No Way to Say Goodbye e So Long, Marianne. Il romanticismo scarnificato di quest'ultima conquisterà generazioni, immortalandoli - lei nella quarta di copertina del suo secondo disco, "Songs From A Room", del 1969 - come una delle coppie più anticonvenzionali e cool della musica del Novecento, quasi delle divinità immortali e abbronzate dell'amore libero.
Quando nel '67 Cohen si trasferisce a New York per tentare di entrare nel music business, superando grazie a Judy Collins il panico da palco e trovando infine la sua voce, la storia d'amore con la Ihlen, che lui invita a raggiungerlo in America con il figlio Axel, resterà inevitabilmente in secondo piano rispetto ai dischi da incidere, la vita al Chelsea Motel, i concerti dai backstage molto affollati e un numero inestimabile di relazioni: l'esperienza del mondo.
Il regista Nick Broomfield, che ventenne arrivò sull'isola proprio nel momento in cui la relazione tra i due stava andando a rotoli, ci informa subito del fatto che lui e Marianne furono brevemente amanti e si tennero in contatto negli anni a venire. Dopo di che il film si articola tra archivi ricchissimi e le voci di alcuni partecipanti a quell'utopica stagione di amore libero ed esplorazione lisergica.
Marianne e Alex in qualche modo saranno sempre presenti, pur a distanza, nella vita dell'autore di "Hallelujah", tallonato dalla depressione e da un inesauribile istinto sessuale, candidamente ammesso dal grande seduttore Cohen. Lei continuerà a ricevere dediche e inviti ai concerti accomodandosi, suo malgrado, nella casella libera di "musa", soprattutto per i fan. E se il film non specifica occasioni e modalità in cui lei sia stata di ispirazione, esplicita invece il prezzo psicologico pagato da lei e da suo figlio Axel.
Marianne & Leonard deve gran parte della propria attrattiva alle foto d'epoca, alle affascinanti riprese in pellicola girate sull'isola dal mitico DA Pennebaker (che le note di regia dichiarano riemerse da un archivio dimenticato) e non meno agli ampi stralci da Leonard Cohen: "Bird On A Wire" di Tony Palmer (1974): un reportage del tour europeo del canadese nel 1972, con molte situazioni da backstage che oggi forse non solo non finirebbero al montaggio, ma a cui non si avrebbe nemmeno accesso.
La sensazione è che più che scavare nella storia d'amore e nella corrente di scambio intellettuale e affettivo tra i due amanti, il ritrovamento di quei materiali preziosi sia l'occasione per imbastire ed enfatizzare un legame invisibile, con il peso vistosamente sbilanciato sulla carriera dell'artista, e rimettere insieme - non senza autocritica, come il passaggio sugli effetti nefasti sulle famiglie trapiantate a Hydra e poi riportate nella società "civile" - i testimoni di una confraternita hippie, lo spirito originario di una rivoluzione culturale seducente, rischiosa e "a tempo".
E anche l'intenzione di trovare a tutti i costi una chiusura del cerchio che sia consolatoria: Marianne e Leonard, che nel 2013, a 79 anni, era in tour con "You Want It Darker", sono morti a meno di quattro mesi di distanza l'una dall'altro nel 2016. In un terzo atto molto sbrigativo, sensazionalistico e poco coerente (per avere un termine di paragone vedere Whitney, firmato da Broomfield con Rudi Dolezal), ciò avviene tramite l'inserimento di due momenti che riguardano Marianne, dal sapore sgradevole di tv trash, e l'ultima corrispondenza (non più) privata.
Da annotare invece la lucida definizione della scrittrice Aviva Layton, amica della coppia: "I poeti non sono grandi mariti. Non puoi averli tutti per te. Sono creature elusive, sposate con le loro Muse". La relazione tra desiderio di compiuta esclusività e impossibilità di realizzarlo non poteva essere meglio detta. Liberi tutti, certo, anche di continuare a sognare sull'eternità di quelle words of love.
Nick Broomfield non ha bisogno di presentazioni. La sua fama di regista sempre a ridosso degli aspetti più scabrosi della pop culture - come una specie di Hunter S. Thompson dell'entertainment - lo ha portato negli anni a dirigere film su figure complesse e controverse come Kurt Cobain (Kurt & Courtney), film per il quale gli sono stati rifiutati i diritti musicali dei Nirvana, o Whitney Houston in [...] Vai alla recensione »
L'affollata solitudine dell'artista, che risuona come un refrain in molte biografie musicali, è una sorta di mantra destinato a tenere in equilibrio il côté maudit del poeta e la sua pubblica iconicità. Se lo si applica a un cantautore come Leonard Cohen, questo paradigma diventa una cattedrale dell'esistenzialismo romantico, in cui risuonano la decadente sacralità dell'Halleluja tanto quanto la resistenza [...] Vai alla recensione »
Marianne Ihlen era una norvegese che viveva con il marito scrittore e il loro bambino Axel nell'isola greca di Hydra. Erano giovani, sessualmente liberi, controculturali, artisti. Nel 1960 arrivò a Hydra un giovane scrittore canadese, in cerca di ispirazione: «a strong, dark, handsome man», quelli pericolosi, dei quali le donne s'innamorano. Era Leonard Cohen.