Ponti d'oro per il cinema italiano. La morte del produttore Carlo Ponti, avvenuta ieri a Ginevra alla veneranda età di 94 anni, ci riporta a un periodo incredibile del nostro cinema. Un periodo in cui uomini come Ponti, il suo socio nelle avventure iniziali; Dino De Laurentiis, il loro comune maestro Riccardo Gualino, vero "motore" intellettuale e industriale della mitica Lux, trattavano da pari a pari, spesso dettando legge, con il mondo intero.
Dalla provincia al protagonismo internazionale, dalle macerie del dopoguerra alla capacità di attirare i capitali americani, e poi finanche di tentare l'avventura oltreoceano. Al fianco di Ponti, dagli anni So, la bellezza imperiosa di Sophia Loren, sposata in Messico nel 1957 (allora la legge sul divorzio era ben lontana dall'essere approvata) e poi attentamente seguita in tutta la sua poderosa carriera. Ponti, nato a Magenta e laureato in giurisprudenza a Milano, era arrivato al cinema quasi per caso. Raccontano le biografie che fu un cliente dello studio in cui lavorava, nel'40, ad affidargli le sue pratiche relative alla distribuzione. Poi arriva l'impegno con la Lux Film per la quale, insieme al napoletano De Laurentiis, cura nel'4ilaproduzione di Piccolo mondo antico, diretto da Mario Soldati.
È l'inizio di una serie a dir poco strepitosa di pellicole destinate a lasciare il segno. L'impegno con la Lux Film, alla cui guida c'è il già ricordato Gualino, lo porta a produrre film di Pietro Germi (Gioventù perduta, il suo esordio), Alberto Lattuada (Il mulino del Po), Luigi Zampa (Vivere in pace).
Ma presto arriva il desiderio di mettersi in proprio, insieme al socio-avversario di una vita, De Laurentiis. Insieme, nel '50, fondano appunto la Ponti-De Laurentiis, e il sodalizio va avanti per anni culminando nella mega-produzione internazionale (sulla quale però Ponti non era d'accordo) di Guerra e pace, diretto da King Vidor nel'55. Carlo e Dino, e con loro, sulle prime pagine dei rotocalchi, due donne bellissime, dal sex-appeal irresistibile: la mediterranea, solare, prorompente Sophia con Carlo, l'algida, altera, ieratica, quasi irraggiungibile Silvana Mangano con Dino.
Il sodalizio si scioglie, e mentre uno fonda Dinocittà, l'altro incomincia a produrre tutti i film della maglie, lanciatissima sulla scena internazionale, creandone (con La ciociara, per cui vinse l'Oscar) e sostenendone il mito, senza tralasciare grandi imprese economiche (a partire dal Dottor Zivago, di David Lean) e, al contempo, film d'autore. insomma, si continua nel solido solco del passato: dopo Ros;sellini, Fellini e De Sica è la volta di Ferreri, Godard, Antonioni, Scola e tanti altri.
Non senza epici scontri (si racconta che l'uomo avesse sempre il sorriso sulle labbra, ma tutt'altro che un carattere facile): ne è un esempio il tormentato cammino del Disprezzo, di Godard, al centro di uno scontro feroce tra regista e produttore. Mentre, con Antonioni, il sostegno è senza tentennamenti nell'avventura dei film internazionali come Blow-up e Zabriskie Point.
“Disavventure" con il Fisco e con la legge, la cittadinanza francese presa nel '64, la chiusura delle attività italiane nel '77, una dorata vecchiaia tra Svizzera e Stati Uniti. Dei morti, di solito, non si dice che bene. Nel caso di Ponti, il cinema italiano, alla ne, sentitamente ringrazia.
Da Il Sole-24-Ore, 11 febbraio 2007