FERNALDO DI GIAMMATTEO
Uomo colto (lauree in legge e in lettere), famiglia della buona borghesia, inclinazioni letterarie raffinate (poesia, saggistica), durante la prima guerra mondiale è assegnato al Servizio cinematografico dell'esercito. Negli anni 20 partecipa intensamente alle sperimentazioni della avant-garde cinematografica (Delluc, Dulac, Clair, Gance, Autant-Lara) e tenta al tempo stesso di trovare posto nell'industria. È, certo, un geniale innovatore, ma il suo gusto, pur così fine, non è poi diverso da quello della letteratura mondana e piccolo borghese dei Dekobra. Forse, vuol nobilitare la volgarità tematica con le acrobazie della tecnica, ma l'impresa non gli riesce nello strampalato e fantascientifico Futurismo (1924), che in originale s'intitola, con riferimento diretto al cinismo della protagonista, L'inhumaine. Meglio, invece, il connubio funziona con la riduzione del romanzo pirandelliano
Il fu Mattia Pascal (1925), sia perché la «duplicità» del personaggio e gli equivoci che ne derivano creano l'atmosfera insolita di cui ogni sperimentalismo ha bisogno, sia perché il regista usa l'accortezza (la geniale trovata, meglio) di ambientare la Miragno dello scrittore fra le torri di San Gimignano. Di tutte le versioni cinematografiche del Pascal questa è la più ricca e «fedele». Non troppo, infine, si accoppiano ambizioni sociologiche e prodezze linguistiche di avanguardia nel successivo L'argent (1929), tratto da Zola, poiché le brillanti innovazioni tecniche che fanno il paio con quelle di tutto il cinema europeo nella fase terminale del muto (movimenti spettacolari di gru, uso insistito della macchina a mano) distraggono lo spettatore dal centro narrativo e tematico.
Per questi tre film, interessanti anche nelle aberrazioni e debolezze, L'Herbier è entrato nella storia del cinema. I film successivi, mediocri e insopportabili nella loro farragine melodrammatica, fanno sorgere il sospetto che si sia trattato di un equivoco. Ma non è vero: la avantgarde di questo regista confusionario era autentica.
Fernaldo di Giammatteo, Dizionario del cinema. Cento grandi registi,
Roma, Newton Compton, 1995