Michel Serrault è un attore francese, è nato il 24 gennaio 1928 a Brunoy (Francia) ed è morto il 29 luglio 2007 all'età di 79 anni a Honfleur (Francia).
L'addio a Serrault, ben più che il Zazà de ll «Vizietto»
La scomparsa di Michel Serrault, a 79 anni, sancisce l'incomprensione della sua rilevanza: per gli italiani sarà sempre unicamente Zazà della serie del Vizietto, non l'interprete di oltre 120 film e decine di commedie, vincitore di tre premi César (per Il Vizietto, Guardato a vista e Nelly e Monisieur Arnaud), bravo a far ridere e a far piangere.
È in base alla logica degli incassi e dei passaggi in tv dei suoi film che Serrault rimane solo il frizzante omosessuale dei due film di Edouard Molinaro e del terzo episodio di Georges Lautner. Qui Tognazzi ereditava la parte scritta per sé dal sodale di Serrault, Jean Poiret: loro avevano imposto La cage aux folles sulle scene, prima di trarne i film. Del Vizietto s'erano accorti anche a Hollywood. Anziché distribuirlo, come si usa in. Europa, ne avevano acquistato i diritti per rifarlo, col titolo The Birdcage (in Italia, Piume di struzzo), interpretata da Nathan Lane nel ruolo di Serrault e da Robin Williams in quello di Tognazzi. Gene Hackman aveva il ruolo di Michel Galabru.
L'errore di prospettiva, in Italia, sull'importanza di Serrault non deriva però da. questo ed è generale. Perfino Cinema dizionario a cura di Gianni Canova, scrive: «Con poche apparizioni sul grande schermo, nel 1978, a cinquant'anni Serrault incappa nel successo mondiale col Vizietto». Si noti l'«incappa»: come fosse stato un caso; si notino quelle «poche apparizioni», che erano in realtà. nel 1978. già settanta film, inclusi I diabolici di Clouzot. Il riposo del guerriero di Vadim e Preparate i fazzoletti di Bertrand Blier: notevole - se non altro - per aver vinto l'Oscar, sempre nel 1978. battendo I nuovi mostri di MonicelIi-Risi-Scola!
Proprio da Risi, Serrault avrebbe avuto in Dagobert uno dei suoi rari ruoli importanti con un regisia italiano. Accanto a. Tognazzi - deuteragonista, rispetto a Coluche -, Serrault è uno dei motivi per rivedere quel film. Molto più sfortunato sarà l'incontro di Serrault con Renzo Martinelli per Vajont: la goffa ricostruzione del crollo della diga travolgerà l'attore (e Daniel Auteuil).
Proprio con l'allora moglie di Auteuil, Emmanuelle Béart, Serrault aveva raggiunto uno dei culmini della bravura con Nelly e Monsieur Arnaud di Claude Sautet. Chiamato al ruolo di un magistrato in pensione, Serrault offriva un sobrio quadro di senescenza e solitudine. Stesso ruolo con gli stessi grandi risultati, accanto a Matilde Seigner, in Unarondine fa primavera di Christian Carion. In mezzo, un'ulteriore versione del rapporto «paterno» con una «figlia» era stato l'acre Rien ne va plus di Claude Chabrol, con Isabelle Huppert.
Altro classico di Serrault, in un trio con Romy Schneider e Lino Ventura, fu Guardato a vista di Claude Miller, erroneo titolo italiano per l'originale Garde à vue, cioè «stato di fermo». Anch'esso nel 2000 sarebbe stato rifatto negli Stati Uniti da Stephen Hopkins come Under Suspicion, dove Gene Hackman era nel ruolo di Serrault, Monica Bellucci in quello della Schneider e Morgan Freeman in quello di Ventura...
No, Serrault non ora solo Zazà.
Da Il Giornale, 31 luglio 2007
II cinema piange Serrault, il Camaleonte
Aveva il vizietto di essere bravo, Michel Serrault. Con quella faccia un po’ così, né bella né brutta, da francese qualunque. E anche per questo camaleontica. Capace di commuovere, intimidire e intenerire, far ridere.
Se n’è andato per sempre, Michel Serrault, sfinito dalla malattia. Dopo aver trascorso lo scorso giugno nell’ospedale di Neuilley, ha chiesto di tornare nella sua vecchia amata casa di Honfleur, in Normandia, e là due sere fa, al tramonto, ha chiuso gli occhi sul mare.
La Francia lo piange e lo rimpiange. «E’ stato un artista popolare, con una impressionante filmografia, che ha saputo toccare ogni francese con il suo immenso talento drammatico e comico. Un monumento del teatro, del cinema e della televisione»: così lo ricorda il presidente Nicolas Sarkozy.
Michel nasce nell’inverno del 1928, in un piccolo paese dell’Essonne, Brunoy. In una famiglia molto modesta, così tanto che lui e i suoi fratelli non hanno una bicicletta in quattro. Ha 14 anni quando, in corriera, raggiunge il seminario di Conflans. Studia, canta nel coro, è convinto che finirà con il prendere i voti. Ma una fredda mattina del ’45, su un tram, si innamora di una ragazza, e la sua vocazione vola via. Assieme alla fine della Guerra. L’anno successivo, quello del battesimo da attore, firma il primo contratto per una tournée teatrale. L’inizio di oltre mezzo secolo di carriera per oltre 150 film, con registi come Chabrol, Mocky, Lautner, Audiard, Blier, Kassovitz, e premiata con tre Cesar e un David di Donatello.
Dopo titoli come I diabolici di Clouzot, Assassini e ladri, di Guitry, nel ’58 si sposa, quindi debutta come padre e contemporaneamente continua a fare cinema, teatro, sceneggiati televisivi. Fino a quel maledetto 1977, quando il figlio più grande muore in un incidente stradale. Quando invece di affievolirsi, la sua fede si fortifica. Agli amici dice, «se credi in Dio devi accettare anche la sua volontà. La religione non è supermercato: questo conviene, quell’altro no...». Si rifugia in chiesa, negli affetti, nel lavoro. Lo stesso anno gira Preparate i fazzoletti, e quello successivo, in coppia con l’indimenticato Ugo Tognazzi, è sul set de Il vizietto. Il film della notorietà mondiale. Commedia en travesti in cui un Serrault in stato di grazia dà vita a Zazà Napoli, l’isterica diva del night-club-cabaret “La Cauge aux Folles” di Saint-Tropez, che di giorno si trasforma in Albin, il goloso, geloso fidanzato dell’italianissimo Renato (Tognazzi), colpevole di un passato macchiato da un matrimonio.
«Un gentiluomo vero, un grande attore», dice Virna Lisi che nell’89 fu al suo fianco in Buon Natale buon anno di Luigi Comencini. Che all’epoca raccontava: «Perché l’ho scelto? Perché è bravo! Gi credi sempre, sia che faccia il cattivo, un matto, uno strambo, un uomo in grigio... ». E’ vero. Serrault aveva talento. E l’umiltà dei grandi. «Qualunque cosa gli chiedessi, mi batteva affettuosamente sulle spalle, qualche volta mi abbracciava anche e, con aria sconsolata eppure grintosa, annuiva sussurrando: d’accordo, per te lo faccio»: Renzo Martinelli ricorda quando lo diresse in Vajont. «Non faceva una piega - dice il regista - quando gli toccava girare con il con il solo Blue Screen, senza riferimenti. Tentò di protestare solo una mattina, mentre era a bordo di un elicottero degli Anni Cinquanta, un vero catorcio. Quando però gli dissi: “sono qui anch’io e non ho voglia di morire”, sorrise immediatamente. Era una persona generosa e gentile. Un fantastico attore e un uomo perbene».
Se n’è andato assieme a un altro maestro del cinema, Ingmar Bergman. Personaggio distante da lui. Ma che, come lui, per tutta la vita ha cercato il senso dell’esistenza. Bergman l’ha fatto attraverso la morte. Arrovellandosi, ponendosi di continuo domande senza ottenere mai risposta. Michel Serrault non ha chiesto. Si è fidato. Semplicemente. «Inutile straziarsi l’anima», diceva, «l’ignoto è tale per sua stessa origine. Sarebbe troppo facile credere in un mistero senza mistero».
Da Il Messaggero, 31 luglio 2007
Serrault, il quasi prete col vizietto del cinema
Era stato il destino, raccontava divertito, a regalarlo al cinema rubandolo ad una carriera di prete. Da ragazzino, infatti, faceva parte di un coro religioso, ed era pronto a trascorrere l’adolescenza in seminario. Ma aveva buttato la tonaca alle ortiche perché s'era innamorato di una ragazza incontrata nel metrò. Domenica Michel Serrault, uno dei più grandi attori francesi del dopoguerra, s'è spento dopo una lunga e rara malattia a Honfleur, cittadina della Normandia amata da Monet e altri pittori, dove aveva una villa.
Ma la fede, l'amore per Dio, se la portò dietro per tutta la vita. Anche perché era nato in una famiglia molto cattolica, con un padre che s'ammazzava di lavoro, facendo di giorno il rappresentante e di sera la maschera in un teatro.
L'altra sua grande passione, fin da piccolo, era far ridere gli amici. E aveva un talento naturale per farlo. Fu così che scelse la carriera dell’attore cominciando a calcare i cabaret. Al cinema esordi nel 1954, in una parte non memorabile, accanto a De Funès. Seguirono 135 film in una carriera sterminata. E tre premi César.
La sua fama internazionale è legata al Vizietto (La cage aux folles), il film che interpretò nel 1978 insieme con un indimenticabile Tognazzi, nei panni una coppia, un «dico», gay normalizzata («Tu non mi ami più, dopo tanti anni insieme mi guardi come un piatto di minestra»). La commedia era nata a teatro, e aveva ottenuto un successo straordinario. 1500 repliche, cinque anni in cartellone al Palais Royal di Parigi. Serrault in palcoscenico era scatenato. Improvvisava, gigioneggiava, tramortiva il suo compagno Jean Poiret. II produttore italiano Marcello Danon vide lungo. Comprò i diritti della pièce e decise di farne un film, affidandolo alla regia di Edouard Molinaro, che accettò di malavoglia, perché aveva imboccato la via del noir con Delon. Invece, nonostante, le remore, nacque un film che è rimasto nella storia. Certamente buffone, ma in fondo graffiante, spietato, profondamente politico. Milioni di spettatori nel mondo. Premi. Due sequel mediocri, Vizietto II (1980) e Matrimonio con vizietto. Un remake in America, e qualche clonazione spuria tipo Dove vai se il vizietto non ce l'hai? con Montagnani, Vitali, e Paola Senatore o Il vizietto dell'onorevole che non c'entrava nulla (era una commedia poliziesca) ma fu tradotto furbescamente così perché c'era Serrault e uscì nel 1979.
Serrault nella sua lunga carriera ha fatto di tutto. Ruoli comici. Ma anche ruoli drammatici. Lavorando con registi di ogni levatura da Clouzot, a Chabrol, da Miller a Sautet, a Kassowitz. Negli ultimi anni interpretava spesso il ruolo del vecchio campagnolo, rude ma di cuore generoso. Lo stesso che gli batteva nel petto. E che gli ha permesso di essere un uomo vero, inebriato dalla futilità del cinema, e sempre in cerca d'assoluto. Per scoprirlo, oltre ai film, ci sono due libri autobiografici Vous avez dit Serrault? e Les pieds dans le plat!
Da La Stampa, 31 luglio 2007