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Woody, questa volta potevi fare meglio

Con un "delitto senza castigo" finale Irrational Man sarebbe stato un film più alleniano. Di Pino Farinotti.
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di Pino Farinotti


domenica 3 gennaio 2016 - Focus

Il titolo naturalmente è provocatorio ma possiede una sua logica. Irrational Man, nelle sale in questi giorni, non è stato bene accolto dalla critica. È una novità, direi quasi un precedente. Dunque sono andato a vederlo con un pregiudizio inconscio, e curioso della novità. Dopo la prima ora mi sono detto che i critici avevano sbagliato, era il solito Allen, intelligente, imprevedibile, profondo con leggerezza. Insomma l'amico di sempre. Alla fine del film anch'io ero perplesso e, quasi, mi adeguavo al giudizio generale. Qualche mese fa ho scritto di Allen, un pezzo preventivo in attesa che il primo dicembre, compisse ottant'anni. Il titolo era "Woody Allen: 49 film in 49 anni. In quell'occasione scrivevo: "Woody Allen si è sempre proposto come una costante che "meno male che c'era", come un amico affidabile, come un garante di evasione. E ha dettato quel surplus di sorriso e perché no, di felicità, che ha dato una mano a tutti noi".
L'"irrational" è Abe Lucas, professore di filosofia, superaccreditato, che viene accolto al college  Brailyn nel Rhode Island come un messia. Docenti e allieve si innamorano sistematicamente di lui. In realtà Abe è in piena crisi esistenziale, è cinico e nichilista, ritiene che conoscere Kant o Kierkegaard sia assolutamente inutile, non cambi il mondo. Questa sua didattica distruttiva se fa alzare il sopracciglio all'istituzione accademica diventa invece un elemento in più di fascino. Ma la crisi si riflette anche su altre funzioni: Abe è diventato, anche, impotente. Le privilegiate-innamorate sono una docente e un'allieva, Jill, bellissima, che fa del modello magnifico il suo eroe. Casualmente Lucas viene a sapere di un giudice corrotto, che devasta famiglie con le sue sentenze. Uno che "il mondo sarebbe migliore senza di lui". A fronte del "nulla filosofico" ecco che prende forma l'idea di fare qualcosa di utile, uccidere quel giudice che se lo merita, fare giustizia. E così Lucas compie quello che ritiene il delitto perfetto: non c'era nessun rapporto fra i due, non c'era movente dunque non sarà mai un sospettato, mai si risalirà a lui. In realtà il delitto perfetto non è, fra gli indizi il docente lascia degli appunti a margine di pagine di "Delitto e castigo" di Dostoevskij. Ma Jill, che ormai conosce bene Lucas, intuisce tutto. Ed è a questo punto che Allen diventa più debole e troppo veloce e, cosa peggiore, prevedibile. Per la ragazza l'idolo si è dunque frantumato: con motivazioni astratte, personali, magari deliranti, ma sempre di assassino trattasi. Tuttavia non lo denuncerà. Ma ecco l'imprevisto: viene arrestato qualcuno che poteva avere un movente per uccidere il giudice per via di una precedente rovinosa sentenza. E qui Jill, giovane, onesta, idealista, diventa implacabile: se Abe non si costituirà lei lo denuncerà. Sopra ho scritto "prevedibile". E così ci sta che Abe, che con quell'azione è tornato ad essere vitale e felice e... virile, non voglia rinunciare alla vita e pensi di eliminare l'ostacolo Gill. Ha ucciso una volta, il ghiaccio è rotto. Ci prova ma non ci riesce, dopo una lotta quasi grottesca cade nella trappola, la tromba dell'ascensore, che aveva preparato per la ragazza. Prevedibile, appunto. E qui ritorno al titolo: Allen poteva fare meglio. E, per gioco, propongo un finale alternativo certamente più "alleniano".
Conosco bene l'argomento e... chissà se Woody ci aveva ragionato. L'arrestato, chiamiamolo John, andrà in prigione, avrà probabilmente l'ergastolo. Ecco, basta fare di lui un altro meritevole di essere punito. E il regista non avrebbe certo avuto problemi ad attribuire a mr. John crimini e misfatti adeguati. Il docente sarebbe riuscito a convincere l'allieva dubbiosa con un pretesto di morale, seppure parallela e deviata, e avrebbe vissuto la vita felice di cui si era riappropriato. Sarebbe stato un finale più aderente alla costruzione narrativa mantenuta fino a un certo punto. La domanda è: ma che fai, correggi Woody Allen? Certo, ma l'ho fatto usando lo stesso Allen, prendendo spunto dalla sua storia. Sopra ho scritto "morale". Allen non se ne è mai preoccupato, l'ha allegramente (letterale) sorpassata. Il "delitto senza castigo" è uno dei suoi codici, lo applica in film come Crimini e misfatti (appunto), Ombre e nebbia e Match Point. Se avesse aderito a quei suoi precedenti Irrational Man rientrerebbe nella solita qualità, molto alta. Ma certo non basta un film imperfetto a ritoccare, seppure di poco, un vecchio assunto: meno male che Woody c'è.

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