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Cinema a puntate

Il cinema in movimento.
di Roy Menarini

In foto Salvatore Esposito e Marco D'Amore in una scena della serie Gomorra.
Salvatore Esposito (38 anni) 2 febbraio 1986, Napoli (Italia) - Acquario. Interpreta Genny Savastano nel film di Stefano Sollima, Claudio Cupellini, Francesca Comencini, Ciro Visco, Enrico Rosati, Marco D'Amore Gomorra - La serie.

lunedì 15 settembre 2014 - Approfondimenti

Che cosa è Il cinema in movimento? Una rubrica dedicata alle trasformazioni del cinema nell'epoca dei new media e alle riflessioni che si possono trarre dalle novità in atto.

Sta destando sorpresa la notizia che da lunedì 22 settembre verrà distribuita anche in sala, dopo essere stato programmato su Sky, la serie televisiva Gomorra, realizzata da Stefano Sollima, e diretta dallo stesso regista romano insieme ad altri, tra cui Francesca Comencini e Claudio Cupellini.

Della serie si è già scritto molto, e non c'è bisogno di ribadire che si tratta probabilmente del miglior prodotto di finzione della televisione italiana contemporanea. Risultato ancor più eclatante, se si pensa che Gomorra - Il Film di Matteo Garrone era riuscito a trasformare le pagine di Saviano in un complesso racconto intrecciato e in un opera d'autore continuamente sospesa tra realismo e astrazione. Gomorra - La serie invece privilegia i codici del genere, sovrapponendo al materiale "verista" una struttura da gangster-movie e da revenge-story di grande presa.

Detto questo, è giusto farsi alcune domande sulla distribuzione in sala. Si tratta di una proposta rischiosa, almeno per quanto riguarda il successo di pubblico sulla lunga distanza. Si immagina che chi perderà i primi episodi (ne verranno offerti ben tre a serata, per una durata piuttosto faticosa di 150 minuti ogni volta) inevitabilmente non andrà a vedere i successivi. Si tratta dunque di fidelizzare un cliente fin da subito, proponendogli una visione martellante secondo la modalità che gli addetti chiamano "binge viewing" - guardare una serie appassionante in un lasso di tempo ridottissimo - senza certezza di coloro che si perderanno per strada.

Ovviamente produttori e distributori hanno fatto i loro calcoli. In fondo, la serie è già stata girata, programmata, recensita (bene) e in buona parte venduta all'estero. Grazie alla digitalizzazione delle sale, offrirla agli spettatori del grande schermo non dovrebbe - a occhio - costituire un grande rischio di impresa.

I cultori della storia del cinema, poi, sapranno bene che la serialità su grande schermo non nasce certo con l'operazione Gomorra. Se anche escludiamo tutte le saghe del cinema americano di oggi, spesso pensate per un cospicuo numero di episodi da distribuire nel corso degli anni, ebbene già nel cinema muto il "serial" (così definito) chiamava gli spettatori in sala una volta a settimana, per narrare le avventure di Fantômas o, per rimanere all'Italia, I topi grigi. A fasi alterne, il serial cinematografico si è sempre ripresentato, salvo poi prendersi una pausa nelle decadi dell'affermazione televisiva, che aveva biforcato la storia del piccolo e del grande schermo.

Oggi, lo scenario è nuovamente mutato. Vediamo il cinema in sala. Vediamo il cinema online. Vediamo la televisione in televisione. Vediamo la televisione online. Vediamo i film in televisione. Perché non vedere anche la televisione al cinema? Quello che dal punto di vista teorico è un passo inevitabile, dal punto di vista dell'esercizio cinematografico è ancora un'incognita. Alcuni pensano che i troppi contenuti alternativi (dal balletto al concerto live, dallo sport all'evento teen) stiano distraendo lo spettatore dal principale prodotto che la sala offre: il lungometraggio. E alla lunga potrebbero generare la sensazione che il cosiddetto "evento" da fruire in sala non sia sempre della stessa qualità. Oltre al rischio di forzare il contesto per guadagnare di più - pensiamo al caso di Si alza il vento, distribuito per soli quattro giorni, reso in questo modo "raro" e da fruire immediatamente, e per questo motivo offerto con un biglietto di ben 10 euro agli spettatori.

Insomma, abbiamo la sensazione che questa nuova stagione cinematografica, appena nata, sarà decisiva per trovare la formula giusta tra film in prima visione, opere riempitive, multiprogrammazione (annunciata e speriamo ormai matura) e comportamenti del pubblico. Ben vengano le novità, purché sostenute da una strategia di largo respiro.

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