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La politica degli autori: Fausto Brizzi

L'enfant prodige che ha impresso un marchio di fabbrica a un intero filone.
di Mauro Gervasini

In foto il regista Fausto Brizzi.
Fausto Brizzi Altri nomi: (F. Brizzi ) (55 anni) 15 novembre 1968, Roma (Italia) - Scorpione.

mercoledì 8 febbraio 2012 - Approfondimenti

Il primo a essere sorpreso di finire nella nostra galleria di "autori" sarebbe probabilmente lui, Fausto Brizzi, classe 1968, enfant prodige (si fa per dire, ma in Italia effettivamente a 43 anni si è ancora "enfant") della cosiddetta neocommedia, genere d'elezione o condanna, dipende dai gusti, del nostro cinema. Nessun altro come lui, negli anni Zero, ha saputo imprimere una svolta e un marchio di fabbrica a un intero filone portando al successo film dal valore discutibile ma sempre, o quasi, apprezzatissimi dal pubblico. Non solo fluttuando tra il moccismo (ovvero il grado zero della narrazione sentimentale, rivolta a un pubblico giovanissimo) e la commedia di costume, ma anche partecipando attivamente alla stagione dei cinepanettoni (insieme ad altri, Brizzi ne ha scritti più d'uno, compreso quel Natale in India punto più basso dell'intera serie) e a esperimenti anomali quali Box Office 3D di Ezio Greggio (2011).

Oggi, in Italia, è difficile trovare qualcuno più autore di Brizzi, e questa è solo fino a un certo punto una provocazione. Sceneggiatore, produttore del suo nuovo film Come è bello far l'amore (in sala dal 10 febbraio anche in 3D) e in fondo, ma proprio in fondo, regista. Nel senso che il Nostro ha pure teorizzato come le riprese e la figura stessa del metteur en scene di cinefila memoria siano l'ultimo anello della catena di montaggio. L'atto conclusivo, necessario ma non sufficiente, di un processo che procede spedito ben prima del lavoro sul set. Si comincia con la scrittura del copione e la scelta del titolo, quest'ultimo fondamentale. Nel paese del cuore sole e amore e in compagnia del suo dream team abituale di autori (tra i quali va citato almeno Marco Martani), Brizzi ha per esempio rispolverato l'abitudine dei musicarelli di dare ai film lo stesso nome delle canzoni, così tutti possono memorizzarlo in un nanosecondo. Si comincia nel 2001 con il copione del tv movie Non ho l'età di Giulio Base e si va spediti per questa strada verso quel Notte prima degli esami (2006) che fa il botto (oltre 12 milioni di euro in saccoccia). Alla tematica generazionale (adolescenti alle prese con l'esame di maturità) si somma con malizia l'aspetto nostalgia (siamo negli anni 80, musica inclusa) così si acchiappano due tipologie di spettatori: gli immaturi di ieri e quelli di oggi. Prima di arrivare a Com'è bello far l'amore, che da Gigliola Cinquetti e Venditti trascina nel camp di Raffaella Carrà, Brizzi riesce a dare il suo contributo in sede di scrittura anche a Nessuno mi può giudicare (2011) e di fatto è testimonial di una banda di cineasti, sceneggiatori e registi, che si muovono come lui rispettando la sua formula. Il cosiddetto Brizz Pack: la definizione è nostra, ammetterete però che non è così campato in aria riunire nel medesimo gruppo nomi quali Alessandro Genovesi, Massimiliano Bruno, Paolo Genovese, Giambattista Avellino, Luca Lucini o Luca Miniero, registi senza stile anzi no, con uno stile unico, quello di Fausto Brizzi.

Veniamo alla formula: escluso che si parli di politica o conflitti nella neocommedia. Massiccio ricorso invece ai temi dominanti costume & società, ma trattati in modo leggero, preferendo di gran lunga i luoghi comuni, ad esempio quelli che intercorrono nelle relazioni tra maschi e femmine, genitori e figli. Meno approfonditi sono, maggiore è la possibilità che tutti un minimo vi si possano riconoscere. Fondamentale la scelta del cast: con Brizzi nascono o si consolidano fenomeni come Nicolas Vaporidis o Cristiana Capotondi. Si sbaglierebbe a questo punto del lavoro dell'autore ritenere puramente illustrativa, o addirittura sciatta secondo il modello Vanzina-Parenti, la messinscena. Brizzi e i suoi, invece, privilegiano una certa magniloquenza di regia, vicini, se volete, a Gabriele Muccino; poi è un altro discorso stabilire se le loro modalità abbiano o meno senso e gusto. Pur tuttavia il successo del cineasta non è solo industriale. Ex (2009), il suo titolo finora più acclamato, oltre a incassare quasi 11 milioni di euro riceve 10 candidature al David di Donatello, compresa quella per il miglior film (accanto a Gomorra, che vince, e Il Divo...).

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