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Il pugile-attore che sedusse tutti

La famiglia blocca in Rai la fiction su Tiberio Mitri.
di Pino Farinotti

Una foto di Tiberio Mitri, nel giorno del match contro Jack La Motta
Tiberio Mitri 12 luglio 1926, Trieste (Italia) - 12 Febbraio 2001, Roma (Italia).

lunedì 7 marzo 2011 - Focus

Succede sempre quando c'è di mezzo una biografia: gli eredi bloccano o rallentano. Ma si metteranno d'accordo, anche questo succede sempre. La Rai ha "cautelativamente" sospeso la fiction Il campione e la miss dopo un atto giudiziario su iniziativa di David Mitri, nipote di Tiberio, secondo il quale la miniserie violava il diritto di immagine di nonna Fulvia Franco e i diritti d'autore di Tiberio Mitri, che aveva firmato il libro La botta in testa, dal quale è tratto il film televisivo. A monte c'è una storia strepitosa, anzi di più, c'è una leggenda.

Bravi
Se una coppia di sceneggiatori, bravi come Age e Scarpelli, avesse lavorato su un certo personaggio per farne un film, la loro dialettica poteva essere questa. Chiamiamoli B. e C.
B. "Facciamo un pugile, che funziona sempre, un italiano che conquisterà il mondo. Un italiano particolare, un triestino." Propongono qualche nome, esce Tiberio Mitri, nome e cognome bellissimi, da cinema.
C. "Lo collochiamo negli anni Cinquanta, l'epoca eroica del pugilato, Marciano, La Motta...Graziano."
B. "Sì, ottimo. Tiberio è un peso medio, così un giorno incontrerà Jake La Motta,... il toro scatenato, Robert De Niro e tutto il resto."
C. "Non è un po' troppo? Troppa fantasia... "
B. "Stiamo facendo un film no? ... Dunque, Tiberio è bellissimo, biondo, occhi chiari faccia da canaglia che piace alle donne."
A. "A 22 anni diventa campione d'Italia, l'anno dopo campione d'Europa."
B. "È un po' giovane per questi traguardi ma... andiamo avanti."
A. "Il giorno del suo 24esimo compleanno incontra La Motta...."
B. ".... e perde. Questa volta perde. Altrimenti diventa un Rocky qualunque. È un po' quello che sarà il suo destino di maledetto. Gli mancherà l'acuto finale."
A. "Nel frattempo ha sposato una donna bellissima, una modella, anzi, Miss Italia."
B. "Mmmmm ...."
A. "Hanno un figlio. Ma il matrimonio ha dei problemi. Si separano e per Tiberio comincia il declino. Perde il titolo europeo. Ormai, anche se è giovane, non è più lui."
B. "E allora ecco il cinema. Si dimostra un discreto attore. Appare anche in film importanti."
A. "Lo facciamo lavorare vicino a .... Gassman e Sordi, ma sì. Le donne continuano a impazzire per lui. Conosce una bellissima americana. Hanno un figlio."
B. "Dobbiamo pensare al declino vero. Non è più giovane. I colpi presi in carriera si fanno sentire. Ha problemi di memoria, e di udito."
A. "Il primo figlio muore. Di droga. Dai, è un film."
B. "E allora perché non gli muore anche l'altra figlia? Magari di Aids?."
A. "Lo dici come battuta, ma funziona. Adesso il declino è fulminante. Segnali di alzheimer. E poi droga, e alcol. Finisce anche in prigione. E poi la morte."
B. "Lo trovano dopo giorni nel suo letto, in una baracca sul Tevere."
A. "No. È troppo poco. Cammina lungo una ferrovia. Stato confusionale, sordità, o voglia inconscia di farla finita. Il treno lo travolge."
B. "Dai, d'accordo che si tratta di un film, ma un po' di verosimiglianza... tutte quelle cose non possono succedere a un uomo. Neppure in tre vite. Neppure in un film."

Una sola
Invece sono successe davvero, in una sola vita.
Nel 2000 il regista Diego Febbraro, amico di Mitri, voleva fare un film sulla sua vita. Ne parlavano. Nel frattempo Febbraro acquistò i diritti di un mio racconto, "Il delitto gotico" e ne fece il film Per giusto omicidio. Un flashback: ero al corrente del mito-Mitri. Negli anni Cinquanta aveva davvero sedotto tutti. Ricordo il racconto di mio padre che aveva visto il pugile di Trieste perdere il titolo europeo nell'ottobre del '54, messo k.o. dal francese Charles Humez. Era seduto accanto a Walter Chiari, grande appassionato di pugilato, al palazzo dello sport di Milano. Fu uno dei grandi dolori di mio padre. E di tanta gente. Chiesi a Febbraro di farmi conoscere Mitri. Disse che non era facile, che era diventato un orso triste. Insistetti "altrimenti non ti cedo i diritti del racconto". Andammo a cena in un ristorante a Roma, "L'antica osteria", è fuori città, incastrato nelle catacombe di un muro di venti secoli, appunto. Mitri aveva 73 anni, e non era facile immaginare che fosse quello della sua leggenda. Febbraro gli chiese "Ce l'hai ancora il pugno?" "Certo che ce l'ho". Febbraro allungò le palme "fammi vedere." E Tiberio le colpì con un uno-due, certo, ancora veloce. Allora allungai le mie palme. "Dai, colpiscimi. Così potrò dire di avere combattuto con Tiberio Mitri."
E lui colpì. Cercando di non farmi troppo male. A Diego Febbraro devo delle notizie esclusive, sul suo amico, roba di prima mano, per me e per tutti. "Pochi sanno che scriveva benissimo. Aveva una rubrica su "Box Ring", era un piacere leggere i suoi racconti sui match... Gli erano morti tutti intorno, anche la sua ultima compagna, una bella donna molto più giovane di lui. È stato il colpo di grazia. Lo avevano abbandonato tutti. Lui non riusciva più a star solo. Non era più autonomo... la faccenda del treno, si cerca di accreditare la disgrazia. Ma no, è salito sui binari di Porta Maggiore, è un posto impervio, non ci vai se non vuoi andare incontro al treno. Al funerale di San Cosimato, in piazza Trastevere, i suoi amici contestarono quelli della Federazione, che lo avevano lasciato solo."

Amleto
Nei film Tiberio non era mai banale. Certo non avrebbe potuto fare Amleto, o Stanley Kowalski, ma nei panni del soldato nella "Grande guerra", per esempio, ci stava bene. Ed era credibile anche nei "Due nemici", ancora vicino a Sordi e a David Niven, nientemeno. Fece anche della televisione. Lo chiamavano nelle giurie per le miss. Era una leggenda, era bello, con quella faccia un po' alla Paul Newman, ma davvero non seppe gestirsi. I segnali del destino del maledetto: lui li presentava tutti, e non seppe contrastarli. Ci sono stati eroi dello sport, grandi, che la gente amava, ai quali consegnava se stessa, come Meazza, come Coppi e Bartali, Benvenuti, e adesso, forse Valentino. Ma Tiberio non era solo "dello sport". Era davvero quello di un film poco verosimile, anzi, impossibile.

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