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Leslie Nielsen: due destini

Addio all'eroe della comicità demenziale.
di Pino Farinotti


lunedì 29 novembre 2010 - Celebrities

Nielsen, è notorio, era popolarissimo, il suo modello è legato a una certa comicità cosiddetta demenziale. Ma l'attore canadese, anche se lo ha dichiarato malvolentieri, non era completamente felice di questa connotazione, anche quando gli facevano notare che in quel senso non era solo un comico, ma un eroe di quella comicità, quasi un legislatore. Il fatto è che per Leslie la comicità era un ripiego. Come quel pittore che cerca di accreditarsi come artista vero, come ricercatore, e poi finisce per fare dei ritratti seppure benissimo retribuiti.
La generazione di Nielsen è quella di Brando, Newman, Curtis, Heston, Hudson, tutta gente di strepitoso appeal. Impossibile rivaleggiare con loro su quel piano. E Nielsen ci provò, ed ebbe anche un paio di buone chance, ma Hollywood, si sa, è spietata, se poi al botteghino il riscontro non è quello ci si aspetta, vieni depennato all'istante. Eppure Leslie una sua certa immagine, un'eleganza non improvvisata, le trasmetteva, gli veniva dalla famiglia: suo fratello Erik è stato infatti personaggio politico di grande spicco in Canada negli anni ottanta.
Ransom è il primo titolo che riguarda Nielsen. È più nota l'edizione del '96 di Ron Howard, con Mel Gibson. Nella parte del poliziotto che affianca Gibson, al quale hanno rapito il figlio, c'è, chi ama il thriller lo ricorderà, Delroy Lindo, l'aitante nero alto due metri. Nell'edizione del '55, titolo italiano Il ricatto più vile, quel poliziotto, accanto al protagonista Glenn Ford, era Leslie Nielsen. La Mgm gli aveva dato quella chance. Interpretazione corretta, professionale, anche se non di quelle che facevano scrivere "è nata una stella". Tuttavia l'anno dopo la Casa gli diede un'altra possibilità, da protagonista, nel ruolo del comandante dell'astronave nel Pianeta proibito, uno dei grandi classici della fantascienza. Anche in quell'occasione, la performance fu ottima ma la stella non nasceva. A quel punto la carriera dell'attore dovette affrontare uno stallo che di solito si risolve in ruoli di carattere o peggio si risolve nel piccolo schermo. Quando arrivi alla fase della televisione trattasi quasi sempre di pessimo segnale, la via è senza ritorno. Esemplari sono un paio di ruoli nella serie Colombo. Insomma una delle tante guest star: guest star significa che non sei più una star. Finché negli anni ottanta viene inserito nel cast di Una pallottola spuntata. E il grande pubblico si accorge che Nielsen, un attore che voleva essere drammatico, è un grande comico. Il riso e il sorriso nascono proprio dalla sua apparente, intoccabile, raffinatezza, dal suo aplomb che inserito in una situazione da torte in faccia, rilancia il momento comico in modo esponenziale. Per questa ragione i suoi ruoli successivi erano legati alle parodie dei grandi generi, il poliziesco, il catastrofico, l'avventura, l'horror. Leslie è lì, impeccabile, con la sua serissima chioma canuta, la sua eleganza da canadese di ottima famiglia, e le cose gli accadono intorno senza che lui ne accorga. E tutto diventa irresistibile. Non c'è dubbio che ci mancherà.

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