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Stanley Kubrick: omaggio a 10 anni dalla scomparsa

Dieci buoni motivi per ricordare il più grande maestro del cinema.
di Paola Monticelli

Se qualcosa può essere pensato, allora può essere raccontato in un film
Stanley Kubrick 26 luglio 1928, New York City (New York - USA) - 7 Marzo 1999, Harpenden (Gran Bretagna).

sabato 7 marzo 2009 - Celebrities

Se qualcosa può essere pensato, allora può essere raccontato in un film
Queste parole di Stanley Kubrick, a dieci anni esatti dalla sua scomparsa, fanno quasi sorridere, pensando all'eredità che ci ha lasciato.
Lui che ha sperimentato più di qualunque altro, aprendo alla rivoluzione tecnologica del cinema degli anni Settanta. Archimede cinematografico delle lenti ad alta velocità della NASA, della Zeiss di Barry Lyndon, e della steady-cam di Shining.
Lui che ha coperto tutti i generi cinematografici, mandandone in aria le convenzioni per fare sempre qualcosa di nuovo: la rivoluzione nel campo della fantascienza con 2001: Odissea nello spazio, la creazione dell'horror metafisico con Shining, un tipo di vietnam-movie sopra le righe con Full Metal Jacket e la prima black-comedy della storia del cinema con Il Dottor Stranamore.
Lui che è stato capace di dare voce a tutte le epoche: dal 73 a.C. con Spartacus al 2001 di Odissea nello spazio, passando per la guerra fredda del Dottor Stranamore e se Sergei Bondarchuk non avesse girato Waterloo e Steven Spielberg il suo Schindler's List ci avrebbe deliziato col suo personalissimo sguardo sulla figura di Napoleone e sul dramma storico della Shoa.
Lui che è la massima espressione di un cinema di fotogrammi: ha amato la fotografia, primo amore in gioventù, tanto da studiare con assoluta dedizione ogni inquadratura e ogni suo singolo particolare, ossessivamente.
Lui che ha fatto del suo secondo amore, la filosofia, la colonna portante delle sue opere: la teoria che il genere umano sarà un giorno sorpassato dal superuomo di Nietzsche è sullo sfondo de Il Dottor Stranamore, Arancia meccanica e soprattutto il tema centrale di 2001.
Lui che ha saputo raccontare l'Uomo del Novecento in ogni sua devianza: la tendenza all'autodistruzione con Il Bacio dell'assassino e Rapina a mano armata agli esordi; l'ossessione erotica in Lolita e Eyes Wide Shut; la malattia mentale in Shining, l'educazione istituzionale alla violenza nel discusso Arancia meccanica e l'attitudine umana all'annientamento in tutti i suoi film di guerra.
Lui che ha sempre saputo attingere dalla letteratura minore, vedendo le potenzialità di ogni racconto: "Doppio sogno" di Arthur Schnitzler, "Le memorie di Barry Lyndon" di William Makepeace Thackeray, "La sentinella" di Arthur C. Clarke.
Lui che è rimasto l'unico regista moderno ad aver avuto il controllo totale su tutte le fasi di produzione delle sue creature: scriveva, dirigeva, montava.
Lui che ha sempre avvolto di mistero i suoi lavori, contribuendo a farne un caso per ogni realizzazione: basti pensare alla polemica suscitata dal taglio di una scena omosessuale tra Marco Crasso e Antonino in Spartacus e allo scalpore che suscitò la realizzazione di Lolita nel perbenismo dell'industria cinematografica americana. E ancora il ritiro, voluto dallo stesso Kubrick, di Arancia Meccanica dalle sale inglesi, dopo le dichiarazioni dei teppisti che dichiaravano di ispirarsi al suo film per compiere i loro crimini.
Lui che ha scelto di vivere una vita segregata, nell'isolamento trentennale della campagna inglese, lui che non ha mai ritirato un premio personalmente, lasciandoci solo qualche scatto che ritrae il suo volto, contribuendo per primo al processo di mitizzazione del suo personaggio, forse non avrebbe apprezzato le commemorazioni in suo onore.
Ma lui è il Signor Stanley Kubrick, il maestro del cinema del XX secolo. A dieci anni esatti dalla sua morte, questi sono dieci buoni motivi per ricordarlo.

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