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Stasera in Tv: Il Cinema e il Giorno della Memoria

Il dovere del ricordo dello sterminio nazista si lega ai film in televisione di oggi.
di Edoardo Becattini

Il cinema e il racconto della Storia
Adrien Brody (51 anni) 14 aprile 1973, New York City (New York - USA) - Ariete. Interpreta Wladislaw Szpilman nel film di Roman Polanski Il pianista.

martedì 27 gennaio 2009 - Televisione

Il cinema è il mezzo che forse più di ogni altro è adatto a parlare di memoria. Dandole forma artistica, la realtà filmata (sia essa naturale o frutto di una messa in scena) è l'impronta di un passato che resta impresso sulla pellicola tanto quanto sui ricordi di chi la guarda. Per questo il cinema è uno degli strumenti privilegiati del narrare, tanto una storia quanto la Storia. A questo proposito, si e sempre posto un dubbio però riguardo alla rappresentazione di un evento della Storia come la Shoah. Le inimmaginabili e inenarrabili tragedie del periodo della Germania nazista, delle vite dei ghetti e dei campi di concentramento, possono divenire immaginabili pensabili attraverso un processo estetico, una messa in scena? Si può o non si può fare arte partendo da un errore/orrore della storia della nostra umanità? È un dibattito secolare e complesso, dal quale emerge un'unica verità: che il dovere di ricordare si lega per necessità al bisogno di raccontare, e che, quindi, il cinema può essere un utile strumento. Etico e civile allo stesso tempo.
Per questo molte delle iniziative che si legano alla giornata di oggi, Giorno della Memoria, si legano da molte parti anche all'archivio-cinema e alla diffusione di film legati al ricordo della Shoah. E la televisione, massima forma di diffusione di un messaggio, in questo ha un dovere ineludibile: quello di favorire la conoscenza, la memori e il ricordo che "questo è stato".

La Giornata della Memoria si articola così, fra canali terrestri, satellitari e del digitale terrestre, raccontando gli anni del totalitarismo tedesco e delle leggi razziali visti in vari contesti d'Europa. Train de Vie (La7, 14.00) si colloca all'interno di un villaggio della Romania e tenta un approccio più fantasioso ed umoristico per ricordare il dramma delle deportazioni di zingari e ebrei verso Auschwitz, orchestrando la messa in scena di un gruppo di ebrei "resistenti" a fingersi nazisti e di deportare tutti gli abitanti su di un treno merci fasullo.
Ambientato quasi per intero nel tristemente noto ghetto di Varsavia è invece Il pianista (Rete 4, 21.10) di Roman Polanski, sulla vita del famoso pianista ebreo Wladyslaw Szpilman raccontata dal primissimo giorno di invasione della Polonia fino al giorno di liberazione da parte dell'Armata Rossa, mostrando la degenerazione fisica e mentale di un uomo che è sfuggito ai campi di lavoro ma non all'abominio della clausura e della derelizione. Il più celebre documento di chi invece alla lucida follia dello sterminio non è sfuggito è senza dubbio il "Diario" di Anna Frank, giovane aspirante scrittrice che nel 1944 fu deportata da Amsterdam al campo di Auschwitz, dove non riuscì a sopravvivere. La BBC ne ha realizzato una prestigiosa versione per immagini che va questa sera in onda in prima serata su Sky Cinema 1 (ore 21.00). Sempre di matrice televisiva è la produzione realizzata da Carlo Carlei sulla figura di Massimo Teglio, aviatore che durante gli anni delle leggi razziali in Italia partecipò attivamente al movimento di resistenza ebraica DELASEM, contribuendo a salvare la vita a molti italiani: Fuga per la libertà (Joi, 22.30). Oltre alla messa in onda della grandiosa rappresentazione che della persecuzione del ghetto di Varsavia e delle disumane condizioni di Auschwitz ci ha lasciato il linguaggio possente di Spielberg (Schindler's List; Joi, 0.30), la notte ci racconta la persecuzione ebraica anche nella Francia occupata della Repubblica di Vichy. La toccante storia di amicizia raccontata da Louis Malle in Arrivederci ragazzi (RaiUno, 3.10) è posta a conclusione di una giornata simbolica la cui importanza non sta solo nell'apprendere e nel ricordare, ma nel ripudiare e avere in orrore un senso di alienazione ed un progetto di lucida follia cui nessuno di noi dovrebbe avere la certezza di sentirsi troppo estraneo.

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