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L'incubo di Cassandra

Ritorno alla regia per Woody Allen, a bordo di una barca carica di presagi.
di Pierpaolo Simone

Un giorno, per caso

lunedì 28 gennaio 2008 - News

Un giorno, per caso
Una piccola imbarcazione comperata con i soldi vinti in una corsa di cani. Due fratelli, uniti da un destino profetico, che battezzano il loro piccolo veliero "Cassandra", dal nome del quadrupede vincitore della corsa che gli è valsa un discreto bottino. Il nuovo film di Woody Allen parte innanzitutto dal titolo. L'onirico Cassandra's Dream – trasformato alla frontiera in "Sogni e delitti" (tanto per rievocare il fortunato Crimini e misfatti) è la terza opera consecutiva girata interamente a Londra dal genio di Manhattan. Ma non chiamatelo genio, per carità. Allen percorre da anni la sua personalissima strada, "accordando" nel suo destino di artista umorismo e filosofia, virtù e tragedia, una piccola scolaresca di casi umani cinici e nevrotici. Due fratelli - interpretati da Colin Farrell e Ewan McGregor – si trovano costretti a compiere il più deprecabile dei gesti: uccidere uno sconosciuto che mette in serio pericolo la figura pubblica di un ricco zio americano – zio Howard - interpretato magistralmente da Tom Wilkinson.

Vizi e virtù della discreta borghesia
Ian è un perdigiorno d'altri tempi, un dandy moderno innamorato delle belle donne e delle belle macchine, sedotto dal fascino di Angela Stark (Hayley Atwell), una giovane attrice di teatro che ogni sera si denuda sulla scena a fini "meramente" artistici. Terry, dal canto suo, è un giocatore incallito che fa il meccanico in un'officina, sognando al tempo stesso una vita tranquilla e ricca di soddisfazioni. Disperatamente alla ricerca di denaro, lotteranno fino all'ultimo per evitare il consumarsi di una tragedia voluta da uno zio bontempone e senza scrupoli.

Il signore omicidi
Woody Allen torna all'omicidio cinematografico dopo lo straordinario successo di Match Point e del meno fortunato Scoop, girando ancora una volta nella grigia capitale inglese in compagnia di un cast eccellente e di una storia di brutale normalità. La routine dell'omicidio, le potenzialità dell'inconscio, che porta ognuno di noi a essere potenzialmente onnipresente sulla scena del delitto – il nostro –, concedono a Woody Allen le armi per continuare a raccontarsi attraverso le immagini, in una sorta di terapia collettiva che coinvolge lui e il suo pubblico da più di quarant'anni. Un'anzianità lavorativa che è ben nascosta dalla lucidità con la quale Allen continua a sfornare trame a base di sogni e delitti, dopo aver ormai digerito e rielaborato quelle lezioni di cinema che furono di Bergman, Fellini e compagnia. A differenza di Match Point – stilisticamente perfetto e dalla trama impeccabile – questo Sogni e delitti precipita troppo in fretta verso soluzioni di "comodo" che sembrano buttate vie, andando a discapito di alcune scelte registiche che avrebbero potuto godere di una cura più approfondita. Comunque vada, Sogni e delitti è la conferma di una delle menti più acute del Novecento, di un cinema che – come la vita – va incontro ai suoi più tristi presagi, precipitando verso la fine in compagnia di una bella risata.

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