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Nessun 'nome' (con un'eccezione) nel palmares di Cannes 60

In un Festival dominato da artisti emergenti, la Palma d'oro va al romeno Quattro mesi, tre settimane e due giorni di Cristian Mungiu.
di Giancarlo Zappoli

Un festival cinefilo

lunedì 28 maggio 2007 - News

Prima di tutto rileggiamoci i nomi dei componenti della Giuria di Cannes 60: Maggie Cheung, Orhan Pamuk, Maria de Medeiros, Abderrahmane Sissako, Toni Collette, Michel Piccoli, Marco Bellocchio, Sarah Polley. Presidente: Stephen Frears. Da questa tipologia di giurati non poteva che uscire un Palmarès cinefilo. Quindi nessun 'nome' (Coen, Tarantino, Kusturica) premiato. Neppure quando si fosse trattato di Sokurov, Kim Ki-Duk, Wong Kar-wai. Lo spazio (e quindi i premi) è andato a nomi o del tutto emergenti o comunque spesso sconosciuti al grande pubblico. A partire dalla Palma d'oro a Quattro mesi, tre settimane e due giorni di Cristian Mungiu. Un film che se ha mancato l'obiettivo che si era prefisso di raccontare la Romania pre Ceausescu, ha centrato quello di porre l'attenzione sulla sofferenza che comporta l'aborto procurato illegalmente. Naomi Kawase ha visto premiato (Gran Prix) con Mogari no mori il lungo lavoro di anni alla ricerca dei piccoli segni che, nella vita di tutti i giorni, aprono spiragli verso una dimensione diversa e superiore, Julian Schnabel è stato premiato per Le scaphandre et le papillon in cui ha saputo descrivere con stile originale la sofferenza di un uomo che si ritrova prigioniero del proprio corpo.

Gus van Sant unico "nome" premiato
Nulla da dire sul premio del Sessantesimo anniversario a Gus Van Sant (unico 'nome' premiato) che con Paranoid Park è tornato con grande sensibilità a narrare il vuoto morale pneumatico che avvolge (e non sempre per loro colpa) una parte dei giovani. I premi agli attori (Konstantin Lavronenko per The Banishment e Do-Yeon Jeon per Secret Sunshine) avrebbero trovato una migliore collocazione se assegnati alla protagonista di Alexandra di Alexandr Sokurov e a Mathieu Amalric per il film di Schnabel. Il premio alla miglior sceneggiatura al film di Fatih Akin Auf der anderen seite lascia molto, molto perplessi perché se c'è una storia in cui gli incastri narrativi vengono risolti in modo semplicistico è proprio questa.

A ciascuno il suo premio
Non si può che mostrare invece apprezzamento per l'ex aequo del premio della Giuria andato a Persepolis di Marjane Satrapi e a Stellet Licht, in particolare per la straordinaria e autobiografica testimonianza in difesa dei diritti della donna proposta in modo originale (l'animazione) dal film della regista iraniana.
Nel complesso quindi, date le premesse iniziali, un Palmarès equilibrato con un errore clamoroso (ma non poteva mancare) e qualche omissione. Ma non può che andare così quando i film sono molti e i premi limitati. In fondo poi il film che ricorderemo di più è il collettivo A ciascuno il suo cinema. Che non ha bisogno di premi ma è di per sé un premio per chi ha potuto e potrà vederlo.

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