Due ragazzi sono cresciuti insieme. Quando uno deve partire per il servizio militare, l'altra gli scrive una lettera per ogni giorno di assenza. Espandi ▽
Dust in the Wind apre la cosiddetta “trilogia di Wu Nien-jen”, così denominata perché si avvale delle straordinarie sceneggiature di Wu, che scriverà per Hou anche due capolavori come
Città dolente e
Il maestro burattinaio, con un tocco autobiografico, ispirato alla vita reale di Wu. In
Dust in the Wind lo stile di regia di Hou appare già consolidato nelle sue caratteristiche principali: macchina da presa spesso ferma, in piani fissi e prolungati, con uno sfruttamento massimo della profondità di campo. Wan sembra avere le idee chiare sul proprio futuro e porta avanti con determinazione un percorso fatto di certezze, salvo scontrarsi con l’impredicibilità del fato che, come in una tragedia greca, si dimostra superiore a qualsiasi volontà dell’uomo, per quanto tenace. Negli scherzi di un destino beffardo rimane solo il cinema e la sua magia. Questo è un malinconico
coming of age di sublime levità.