Ha la coerenza e la forza dei grandissimi l'opera di Manoel de Oliveira, maestro della settima arte nato da una facoltosa famiglia di industriali a Oporto, Portogallo, l'11 dicembre del 1908. É un solco profondo quello lasciato dalle sue immagini nella Storia del cinema, la traccia di un discorso estetico raffinatosi di anno in anno e di decade in decade. Spesse volte estenuante, altre ironico, grottesco, sempre personalissimo nelle sue parabole di amori difficili, impossibili, inappagati, il lavoro del genio portoghese ha una cadenza colma di fratture e nuovi inizi fino alla progressione che, nella "terza parte" della carriera, lo ha portato a firmare un'opera dopo l'altra. Il secolo di de Oliveira attraversa il Novecento, lo sorpassa ampiamente, non di rado reinventandolo, a partire dal documentario Douro, Faina Fluvial (1931) a Aniki Bobò (1942) fino alla rinascita di Acto de primavera (1963) al capolavoro Francisca (1981), ultimo atto di una tetralogia che comprende Passato e presente (1971), Benilde e la vergine madre (1974), Amore di perdizione (1978).
Filosofia, storia, teatro, religione
Educato dai gesuiti come l'affine Luis Buñuel, omaggiato in Belle Toujours (2006), ideale seguito di Bella di giorno (1967), ha sperimentato il cinema e lo sport fin da giovanissimo in Portogallo e studiato in Germania, sommando via via esperienze che lo hanno portato ad un espressività a metà strada tra la rappresentazione della realtà e la rivelazione di un senso misterioso delle cose. I suoi lavori hanno il fascino di una quiete sottilmente smossa da lievi smottamenti di senso, in grado di rivelare ciò che giace dietro all'immagine: si agitano dentro ai suoi film gli spiriti più vivi del teatro e della letteratura, della religione e della filosofia, della storia dell'arte, della politica, dell'impegno sociale, legato invero ad un discorso realistico derivante dalle primissime esperienze dietro alla macchina da presa. La raffinatezza cui giunge con un'opera fiume come Le soulier de satin (1985), da Paul Claudel, il fantastico - grottesco di I cannibali (1988), l'eccentricamente storico No, o la folle gloria del comando (1990), il filosofico La divina commedia (1991) o il magnifico La valle del peccato (1993), da un romanzo dell'amata Agustina Bessa-Luis che riscrive "Madame Bovary" di Flaubert, anticipano un'escalation produttiva che porta questo padre del cinema d'autore europeo a firmare uno o più titoli all'anno a partire dal 1996 quando gira il corale Party (1996) e l'arcano Il convento (1996).
Seconda giovinezza
Opere testamento come Viaggio all'inizio del mondo (1997), che segna inoltre l'ultima interpretazione di Marcello Mastroianni, il funereo Ritorno a casa (2000), sulla perdita e sul peso della vecchiaia, il commovente documentario di 35 minuti Porto della mia infanzia (2001), in cui torna a raccontare la città in cui è nato, si alternano a indagini sulla storia e sul potere, sulla società. Vanno in questa direzione Parole e utopia (2000), dove seguiamo la vita del gesuita António Vieria (1608-97), Un film parlato (2003), saggio tra passato e futuro del Mediterraneo e una disquisizione a tutto tondo sui temi che hanno nutrito da sempre le visioni del cineasta come amore, vita, mistero, morte, Il quinto impero (2004), oscuro racconto in costume ispirato ad un dramma di José Régio o Cristóvão Colombo - O Enigma (2007), sull'identità portoghese di Cristoforo Colombo. La lettera (1999), Il principio dell'incertezza (2002), Specchio magico (2005) così come Singolarità di una ragazza bionda (2009) e Angelica (2010), girati a 101 e 102 anni d'età, proseguono un cammino compiuto senza alcuna fatica, ulteriori tappe dello strabiliante percorso poetico di un regista profondamente letterario, enigmatico eppure trasparente, di un maestro del togliere, insieme leggero e profondo come pochi altri.
Manoel De Oliveira si è spento il 2 aprile 2015, all'età di 106 anni.
C'è questo giovane cineasta portoghese, Manoel Cândido Pinto de Oliveira, 106 anni, oppure 104, le fonti sono discordanti. Dal 26 giugno nelle sale Gebo e l'ombra, presentato fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2012, suo ultimo film ma niente paura, ne sta già realizzando un altro, intitolato A Igreja do Diabo, "la chiesa del diavolo". La sua prima regia nel 1931, un cortometraggio a carattere sociale, ma per tutto il periodo successivo alla guerra mondiale (la prima, naturalmente) è in Portogallo un attore destinato a un futuro luminoso, protagonista del primo film sonoro lusitano, A Canção de Lisboa (1928)
Non capita certo di frequente il privilegio di portare i propri auguri ad una persona che compie cento anni. Cento anni in età sono un traguardo che fa entrare di diritto nella storia, per il semplice fatto che è una soglia oltre la quale si diventa automaticamente Storia, portando al proprio interno i segni di tempi e di spazi, di epoche e di luoghi, tali di acquisire di diritto uno statuto di mirabilità