Sceneggiatore e regista. Giornalista sempre pronto alla polemica, commediografo brillante, nel 1932 fu assunto alla sede francese della Paramount per scrivere i dialoghi. E in questa parte della sceneggiatura eccellerà sempre anche quando diventerà il più accreditato sceneggiatore francese. Esordisce con La dame de Chez-Maxim (La signora di Chez-Maxim, 1933) di A. Korda, e tre anni dopo firma il testo di uno dei più grandi successi del cinema francese degli anni '30, Pépé le Moko (Il bandito della Casbah, 1936) di Julien Duvivier. Per lo stesso regista scrive Un carnet de bal (Carnet di ballo, 1937), e nello stesso 1937 dà corpo al soggetto di Prison sans barreaux (Prigione senza sbarre), il dramma diretto da Léonide Moguy. Nel 1938 offre una delle sue prove migliori con il vivace Entrée des artistes (Ragazze folli) di Marc Allégret, dove fornisce battute ricche di spirito a Louis Jouvet, uno degli attori con cui si trova più a suo agio (era noto che amava scrivere i dialoghi più per l'attore che in funzione della sceneggiatura). Un altro sodalizio di rilievo è quello con Arletty per Hotel du Nord (Albergo Nord, 1938) di Marcel Carné. Dopo un intervallo di 4 anni, durante la guerra, riprende a lavorare nel 1942 con La nuit fantastique (Notte fantastica), di Marcel L'Herbier, considerato uno dei suoi lavori più riusciti. Darà prova di disinvoltura e competenza anche in Un revenant (Lo spettro del passato, 1946) di Christian-Jaque, sebbene ormai il suo periodo d'oro appaia esaurito. Continua a lavorare con assiduità - scrive sempre anche per il teatro - al servizio di registi come lo stesso Christian-Jaque, Duvivier, Delannoy, Henri Decoin, Verneuile Becker: un cinema 'medio' che molto deve alla sua professionalità e alla sua capacità di costruire racconti ben ritmati. Ha tentato anche la regia con Lady Paname (Scandalo alla ribalta, 1949), una commedia con Suzy Delair e Louis Jouvet.