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Rassegna stampa di Giuseppe Amato

Giuseppe Amato (Giuseppe Vasaturo) è un attore italiano, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, assistente alla regia, è nato il 24 agosto 1899 a Napoli (Italia) ed è morto il 3 febbraio 1964 all'età di 64 anni a Roma (Italia).

CRISTINA BRAGAGLIA

Cominciò a occuparsi di cinema nel 1913, come attore di pellicole dialettali. Per la Polifilm e la Dona Film interpretò e diresse film (tra cui l'edizione del 1923 de La perla di papà Martin) fino al 1923, anno in cui fece parte della troupe di Rex Ingram che girava a Napoli un kolossal per la MGM, Mare Nostrum. Si trasferì poi negli Stati Uniti dove condusse una vita molto dura fino al ritorno in Italia dopo essersi assicurato l'esclusiva dell'importazione dei film della Tiffany, una casa minore hollywoodiana. Nel 1932 iniziò la sua attività di produttore, in cui trasferì molto del suo carattere impetuoso e vulcanico. Nel 1940 produsse Rose scarlatte, il primo film di Vittorio De Sica regista (del quale finanzierà anche in parte Umberto D. nel 1952). Negli anni ‘30 aveva prodotto alcuni dei film più noti dell'epoca, come Il cappello a tre punte (1935), Batticuore (1938), Grandi magazzini (1939) tutti e tre di Mario Camerini. Perlopiù i film da lui finanziati erano commedie sentimentali, anche se non mancano titoli più impegnativi come quelli di Blasetti nel periodo dell'anteguerra ( La cena delle beffe, 1941 e Quattro passi tra le nuvole, 1942), o, dopo la guerra, Domani è troppo tardi di Léonide Moguy (1950), Francesco giullare di Dio di Roberto Rossellini (1950), Un maledetto imbroglio di Pietro Germi (1960), Morte di un amico di Franco Rossi (1961). Nel 1952 diede il via alla fortunata serie di Don Camillo, con il primo film dall'omonimo titolo diretto da Julien Duvivier. Nel 1960 fu tra i produttori de La dolce vita di Federico Fellini. Fu anche regista di alcune pellicole prive di interesse artistico, ma che ebbero a volte successo, come Ma l'amor mio non muore (1938). È stato un personaggio pittoresco: le sue iniziative, le sue intrusioni nella realizzazione dei film, la sua inesauribile capacità inventiva, le sue battute fanno parte non solo di una divertente aneddotica ma anche di una cronaca professionale di grande interesse per ricostruire la storia del cinema italiano nel trentennio a cavallo della guerra.

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