Un uomo d'affari si sveglia accanto al cadavere dell'amante e ingaggia un'avvocatessa per capire cos'è successo.
Adrián Doria è un giovane uomo d'affari bello e di successo, che viene trovato dalla polizia in una stanza d'albergo insieme al cadavere di una donna e a una valigia piena di soldi. Racconterà l'accaduto a Virginia Goodman, un prestigioso avvocato specializzato nel preparare gli imputati a fornire una versione inattaccabile dei fatti, a cui sarà presto chiaro che Adrián sta mentendo.
Volevo tornare a un cinema del mistero, con riferimento ai classici racconti di Agatha Christie o Arthur Conan Doyle e con un espediente letterario in fondo poco sfruttato su grande schermo: il delitto della stanza chiusa. Partendo da questo, ho voluto raccontare la storia di quattro personaggi che si scontrano e, già in fase di scrittura, ho guardato a modelli cinematografici, in particolare: Gli egoisti di Juan Antonio Bardem, dove un personaggio socialmente ben collocato rischia di perdere tutto, e Vertigine di Otto Preminger.
Dopo il buon successo ottenuto nel 2012 in Spagna con El cuerpo, il regista Oriol Paulo torna sui territori del thriller con un delitto dalla soluzione apparentemente ovvia, ma di cui Adrián si dichiara innocente sostenendo invece una complessa cospirazione. Il gioco di verità e menzogna si dipana tra lui e Virginia, così come tra il regista e lo spettatore, che rivisita alcune situazioni da una prospettiva diversa ed è chiamato a indovinare se le cose sono davvero o andate come gli viene mostrato oppure se possono essere accadute in modo diverso. Un film dunque cerebrale, ma anche molto elegante e metacinematografico, per come tematizza la stessa messa in scena dei fatti.