Advertisement
The Rain, gli autori e gli attori protagonisti

Sei anni dopo che un virus ha quasi sterminato la popolazione scandinava, un fratello e una sorella si uniscono ad altri sopravvissuti in cerca di risposte. Dal 4 maggio su Netflix.
di Andrea Fornasiero

The Rain

Impostazioni dei sottotitoli

Posticipa di 0.1s
Anticipa di 0.1s
Sposta verticalmente
Sposta orizzontalmente
Grandezza font
Colore del testo
Colore dello sfondo
0:00
/
0:00
Caricamento annuncio in corso
martedì 1 maggio 2018 - Netflix

All'evento di Netflix See What's Next, tenutosi un paio di settimane fa a Roma, abbiamo incontrato due dei tre autori di The Rain, Christian Potalivo e Jannik Tai Mosholt, e i tre attori protagonisti Alba August, Mikkel Boe Følsgaard e Lucas Lynggaard Tønnesen. I due showrunner hanno prima di tutto spiegato la genesi: «Abbiamo voluto fare una serie postapocalittica perché vedere il tracollo di una società scandinava è qualcosa di inedito. Di solito si assiste a queste storie ambientate in America, che ha una tradizione di frontiera e di sopravvivenza, mentre la nostra è "la nazione più felice del mondo", abbiamo un sistema di welfare molto forte, che ci rende privilegiati. Per questo ci mancano però le abilità che servirebbero di fronte a un mondo al collasso. D'altra parte viviamo tutti in un periodo di paura e ansia e quindi il tema della fine del mondo crediamo intercetti lo spirito del tempo». Hanno quindi elaborato più nel dettaglio il loro approccio al genere.

Una delle cose che spesso manca in altre serie simili è la condizione dei giovani adulti, la loro ricerca dell'identità che in questo contesto non può più costruirsi in relazione, solidale o antagonista, alla società. Inoltre veniamo da una tradizione di realismo sociale, che è il modo scandinavo di raccontare storie, e abbiamo voluto trattare il genere in modo realistico: i personaggi non sono caratterizzati dalle loro abilità specifiche, ma dall'essere ragazzi comuni in una situazione terribile. Alla fine se c'è troppa azione ci si allontana dall'umanità dalla storia. Naturalmente abbiamo avuto la tentazione di fare le cose più in grande, ma arriva il momento in cui bisogna saper capire cosa è davvero importante».
Gli showrunner della serie

La principale difficoltà realizzativa di una serie intitolata The Rain non poteva che essere climatica: «Quando eravamo a girare in città, ed era stato molto complicato organizzare le riprese per far sembrare Copenhagen deserta, se tutto quanto saltava per via del tempo diventava un vero problema. Abbiamo passato un sacco di tempo con lo sguardo rivolto al cielo!» Infine dell'essere su Netflix dicono: «Ci piace molto che ci sia la possibilità di scoprire piccole gemme nella library della piattaforma, anche mesi dopo la loro uscita. Se la serie non sarà un successo immediato per noi va bene lo stesso. Il fatto di essere accessibili al pubblico di tutto il mondo è una cosa di cui abbiamo discusso, e che ovviamente ci entusiasma, ma siamo anche orgogliosi di aver realizzato una serie molto danese».


AGGIUNGILO ALLA LISTA
In foto una scena della serie tv.
In foto una scena della serie tv.
In foto una scena della serie tv.

Venendo agli attori, Alba August, che interpreta la sorella maggiore Simone, spiega di essere stata da subito elettrizzata dal progetto: «sia perché si tratta della prima serie danese di Netflix, sia per il genere fantascientifico. La sceneggiatura mi ha appassionato per i suoi colpi di scena e anche per il suo humour. In particolare mi piace la spirito di comunità che si viene a creare tra i personaggi: fin da quando ero una ragazzina mi sono sempre piaciute le serie con dinamiche di gruppo, anche comiche come Friends». Del suo personaggio dice che: «è costretta a prendere su di sé davvero molte responsabilità quando è ancora così giovane, diventa quasi una madre per il fratello. Deve mettere da parte i suoi desideri e bisogni e per concentrarsi su di lui. Solo quando lui è altrove ha modo di scoprire lentamente chi è davvero. Io sono la minore di otto fratelli e mi sono ispirata un po' a mia sorella maggiore».
Lucas Lynggaard Tønnesen interpreta suo fratello minore, Rasmus, anche se per buona parte del primo episodio il ruolo è affidato a un attore diverso, ancora bambino: «L'ho incontrato sul set ma non abbiamo avuto tempo di parlare finché non sono terminate le riprese. Ho visto il suo girato per la prima volta nella pausa che abbiamo fatto circa a metà lavorazione e trovo che sia stato bravissimo e abbia incarnato davvero bene l'innocenza di Rasmus».

Ero al liceo quando ho fatto l'audizione, si tratta del mio primo ruolo da protagonista. Le audizioni sono durate per 4 mesi e, anche se insieme ad Alba ne ho fatta solo una, ho subito sentito una connessione tra noi, da allora siamo sempre stati come fratello e sorella. In un certo senso io e Rasmus abbiamo condiviso la stessa esperienza, perché per lui il mondo è nuovo e lo stesso valeva per me sul set. Penso che Rasmus abbia un modo unico di rimpiangere il passato, perché sa che non potrà tornare e quindi cerca di trovare il lato positivo anche nel presente. Inoltre è cresciuto solo con la sorella e quindi è immediatamente affascinato dalla prima ragazza che vede. Guarda comunque anche ai ragazzi, per cercare di capire che tipo di persona vuole essere».

Infine Mikkel Boe Følsgaard, che interpreta Martin, un giovane uomo dal passato militare che si ritrova a fare da leader del piccolo gruppo di sopravvissuti, ha raccontato di essere da sempre appassionato al genere post-apocalittico: «Alcuni dei miei film preferiti sono La strada e I figli degli uomini, per cui mi è piaciuto essere calato in uno scenario simile. Inoltre sono molto preoccupato per l'ecologia e il cambiamento climatico, quindi ho apprezzato che la storia li affrontasse in qualche modo. Credo parli di due cose in fondo: di come non sappiamo chi diventeremmo in una situazione del genere e di quanto seriamente dovremmo cambiare il modo in cui stiamo trattando il pianeta».
Ha quindi spiegato la preparazione affrontata prima dell'inizio delle riprese: «Abbiamo fatto un corso di sopravvivenza di 24 con due militari. Ci hanno portato nel bosco senza spiegarci niente: non sapevamo cosa sarebbe successo, non avevamo da mangiare né da bere. Abbiamo imparato a orientarci nella foresta, a raccogliere l'acqua dalle foglie, accendere il fuoco e via dicendo. Il fatto di non essere connessi è stato interessante, perché siamo dipendenti dai nostri telefoni e non averli ti obbliga a passare più tempo con i tuoi pensieri, è qualcosa di raro nel mondo contemporaneo. Ho cercato di essere un leader come Martin, di stare in testa al gruppo, ma al termine della giornata ero esausto».


AGGIUNGILO ALLA LISTA
In foto una scena della serie tv.
In foto una scena della serie tv.
In foto una scena della serie tv.

Quindi è passato a parlare del suo personaggio e dell'apporto che ha dato allo sviluppo di Martin: «Era inizialmente scritto come militare di ritorno dall'Afganistan, ma io ho voluto che diventasse una persona normale, che durante la crisi finisce nell'esercito, si ritrova un'arma in mano e finisce per uccidere. Sono stati sei mesi davvero duri, anche se nella verso metà stagione c'è un cambiamento nel tono della serie, che si fa più interessata al gruppo e alle dinamiche tra i personaggi, cosa che ci ha dato modo di respirare di più e di introdurre un po' di ironia. Gli autori hanno voluto iniziare la storia nel modo più secco e scioccante possibile, con molta azione, per poi renderla un po' più calda e umana».

«Abbiamo girato in modo non cronologico, a blocchi di due o tre episodi. All'inizio nemmeno noi attori sapevamo perché la pioggia fosse così e quando finalmente l'abbiamo scoperto è stato uno shock. Fin dal principio mi hanno dato un'idea di come sarebbe finita la stagione, ma senza i dettagli. Per orientarmi nelle riprese ho realizzato una sorta di linea temporale della storia del mio personaggio, così da poter visualizzare dove fossimo all'interno della cronologia della storia. È stata un'esperienza diversa rispetto a fare un film perché le riprese sono più lunghe e in questo caso ci anche momenti in cui si cammina o poco più, oltre a quelli in cui si affronta una scena drammatica, mentre al cinema è tutto più intenso e veloce. Sul set abbiamo avuto anche un coreografo per imparare a rendere le convulsioni del virus nella pioggia, a muovere i muscoli giusti: è come una danza».

Gli attori di The Rain sono stati anche doppiatori di se stessi in lingua inglese, un'esperienza che Følsgaard descrive così: «Avevo già fatto doppiaggio di cartoni animati, fin da quando avevo 10 anni, ma dare la voce a me stesso è stato proprio strano. Ho fatto il mio doppiaggio da solo, in uno studio a Copenhagen, e senza poter recitare in gruppo si perde chiaramente qualcosa. Ma se il doppiaggio porta un pubblico più ampio a vedere la serie allora ben venga, anche se naturalmente spero in molti la guardino in danese, com'è stata recitata sul set». Infine l'attore è stato anche l'unico a parlare del finale della stagione e dei suoi misteri: «Saranno svelati molti segreti di The Rain entro la fine di questi primi episodi, ma non tutto avrà risposta e rimarranno anche cose da scoprire nella stagione successiva».


AGGIUNGILO ALLA LISTA

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati